Enzo Mazzi

 

E’ ora di svegliarsi

L’unità 25 gennaio 2006

 

Presentazione della relazione di Ernesto Balducci in un incontro all’Isolotto-Firenze marzo 1974.

 

 

Il dibattito sui temi etici ha raggiunto asprezze sconcertanti. Non è una cosa nuova. Nuova è questa contrapposizione frontale cattolici-laici che nel dopoconcilio sembrava attenuata. Se i referendum sulle leggi riguardanti il divorzio e l’aborto ebbero l’esito che conosciamo fu anche perché non pochi cattolici si schierarono a favore di una legislazione rispettosa del pluralismo responsabile esistente nella società e presente nella stessa realtà ecclesiale. Fra quei cattolici c’erano politici, pastori, teologi. I quali ultimi, cioè i teologi, non si limitavano a giustificare la loro scelta con motivazioni di carattere strettamente politico, cioè con la necessità di rispettare la laicità dello stato e le convinzioni dei non-credenti, ma aprivano all’opinione pubblica, alle menti e alle coscienze, squarci di liberazione da un’ideologia cattolica assolutista e totalitaria insinuata nel profondo delle persone da secoli di indottrinamento fin dalla più tenera età. E’ il caso, fra tanti altri, di padre Ernesto Balducci, una delle voci positivamente critiche che più animarono nel secolo scorso il rinnovamento conciliare e maggiormente si spesero per liberare la Chiesa, la teologia e non solo la pratica pastorale, dal dogmatismo imbalsamato.

Mi trovo spesso ad alimentare la mia ricerca di fede e di prassi alle riflessioni di Balducci, lucide, profonde, anticipatrici, e alla sua testimonianza di vita e di fede non priva di contraddizioni (ma quale testimonianza è pura?) sempre però alla ricerca di un superamento, di un “oltre”, quello che lui chiamava “il mio esodo perenne”.

Di fronte al carattere aspramente contrappositivo in campo politico ma asfittico, povero, provinciale in ambito ecclesiale e teologico, sui temi etici emergenti e in particolare sulla famiglia e sui nuovi modi di vivere la solidarietà, l’amore, la genitorialità, sono andato a rileggere, sostenuto dalla ricerca comunitaria, la conferenza tenuta da Balducci proprio qui all’Isolotto, nell’ambito di una serie di incontri promossi dalla nostra Comunità nel 1974 in occasione del referendum sul divorzio.

Tesori come questo non si possono tenere chiusi negli archivi, tantomeno nell’Archivio della Comunità dell’Isolotto che ha come linea di fondo la diffusione dei materiali che raccoglie.

Dal discorso di Balducci emerge non solo un concetto di famiglia in continua trasformazione in seguito ai cambiamenti storici della società, ma vi si preconizza l’impegno per favorire, insieme alla trasformazione della famiglia, la trasformazione della società verso una nuova cultura di pace e di giustizia e vi si annuncia direi profeticamente un rinnovamento evangelico del compito dei cristiani, compito che non è quello di proporre delle verità assolute di fede ma è quello piuttosto di testimoniare i valori teologici della trasformazione storica in senso liberatorio e creativo. E voglio ripetere che non era solo Balducci a dire forte queste cose. Basta come esempio la testimonianza di un moderno «padre della Chiesa», il grande teologo moralista Bernhard Haring, ispiratore dei documenti del Concilio, scomparso da una decina d’anni. Anche lui, come Balducci, era aperto proprio in nome del Vangelo a un concetto di famiglia capace di comprendere i nuovi tipi di rapporto responsabile fra coppie stabili, oltrepassando i confini tradizionali del sangue e del sesso riproduttivo, considerati, a torto, gli unici conformi alla natura e alla volontà divina. E aveva il coraggio di dirlo pubblicamente.

Oggi queste cose non si “gridano sui tetti”, non si annunciano dai pulpiti, non si dicono negli incontri pubblici, non entrano nel dibattito politico. Si sussurrano nella penombra delle sacrestie o si nascondono nei linguaggi criptati dei trattati specialistici. Sembra quasi scontato che la comunità ecclesiale sia compatta dietro alle certezze senza distinguo dei massimi vertici gerarchici. E’ falso: molti lo sanno ma si comportano come se fosse vero in omaggio al grande potere che ha il Vaticano. La palese ipocrisia rende meschina e strumentale tutta la discussione.

Che è successo in questi ultimi decenni? Quale purgazione delle esperienze e delle voci libere è avvenuta nella Chiesa? E quale lavoro di ripresa del pluralismo occorre favorire? Non è ora di svegliarsi?

 

                                               Enzo Mazzi