Enzo Mazzi

Donne-coraggio

L’Unità - Firenze domenica 3 settembre 2006

 

 

La violenza contro la donna è una realtà quotidiana spesso nascosta, che raramente viene alla luce. Quella di carattere sessuale emerge con difficoltà ancora maggiori. Ci vuole una dose molto alta di coraggio per denunciare lo stupro. Per fortuna è sempre più grande il numero delle donne-coraggio che quella dose riescono a trovarla. Le sostiene la solidarietà femminile e un generale avanzamento della cultura del diritto e della soggettività individuale che, sebbene troppo lentamente per la nostra giusta impazienza, erode la cultura patriarcale, strutturalmente violenta, in particolare contro la donna, e ipocrita. Questo moltiplicarsi di episodi di violenza sessuale contro le donne può anche essere visto almeno in parte come il riflesso di un tale moltiplicarsi del coraggio femminile. Insomma da questo punto di vista, non tanto aumenterebbero gli stupri quanto le denuncie. Dovrebbero tenerne conto gli amministratori pubblici i quali puntano quasi esclusivamente sulla repressione, che certamente non va sottovalutata, e poco si curano mi pare di sostenere le donne, la loro forza, il loro coraggio. E’ sintomatico l’atteggiamento del prefetto di Milano che esternando sconsideratamente i suoi “dubbi sull’attendibilità di certe denuncie” cavalca l’immaginario della cultura patriarcale che considera la donna pregiudizialmente bugiarda e maliziosamente provocatrice, depotenzia e indebolisce il fronte femminile, tende a impedire che il fenomeno della violenza contro le donne venga alla luce in tutta la sua gravità.

Ma c’è anche altro. Ritengo infatti che la società attuale sia investita da un’onda lunga di violenza dovuta a questa impudica e orrida esibizione di muscoli nelle aree calde del mondo e in particolare nel Medio Oriente. La guerra è essenzialmente stupro. Non è una novità. I suoi strumenti di distruzione sono per lo più simboli fallici di un immaginario violento: pallottole, bombe, missili, fucili, cannoni, aerei che fendono l’aria… e il sangue della deflorazione della vita che scorre a fiumi. La cultura di guerra si è modellata e sviluppata sulla base di questa interpretazione violenta del rapporto sessuale. A sua volta ogni guerra ma direi ogni militarismo alimentano una tale interpretazione. E’ una spirale viziosa. “La cultura del passato non percepiva che proprio in questo rapporto (maschio femmina, ndr) si annidavano le astuzie della violenza. È in questi incunaboli della specie che la spinta alla violenza riproduce se stessa” scriveva Ernesto Balducci. Gli attuali belligeranti non sono solo responsabili dei massacri evidenti che compiono, sono in qualche modo responsabili in solido di questa stessa oscura spinta alla violenza. E’ anche per questo, per rompere la spirale della violenza e dello stupro, che bisogna favorire in ogni modo il declino della cultura della guerra e del militarismo. E perfino in questo senso più generale, di avvicinamento alla cultura della nonviolenza, il coraggio femminile, l’emersione della cultura femminile, l’affermarsi della soggettività femminile in ogni ambito della società, sono la nostra principale risorsa. La pace è donna.