Notiziario dell'Isolotto/Comunuità di base - n. 3 - novembre 2005

"Laicità: quello sguardo dal basso che non è solo vedere/parlare ma è prassi di vita quotidiana"

La Presentazione

 

La laicità è un tema perenne.

Antichi miti hanno tracce ed echi di una aspirazione umana ancestrale a liberarsi dalla dipendenza e ad acquisire autonomia. Nell’ambito biblico è addirittura presentato come fondativo dell’esistenza umana il mito della scelta di autonomia di Adamo ed Eva rispetto al potere di Dio. Le esperienze storiche generative delle religioni sono quasi sempre esperienze di laicità. Le religioni infatti sono spesso originate da esperienze che hanno rivoluzionato il sistema consolidato di valori, eliminando il potere assoluto delle caste e restituendo il potere sull’etica e su Dio stesso all’uomo e alla donna. Questo rivoluzionamento è particolarmente evidente sia nella esperienza storica da cui è nato il Pentateuco sia in quella da cui è scaturito il Vangelo.

Le tribù del nomadismo povero del deserto arabico che sono protagoniste dell’Esodo e le comunità formatesi intorno al nomadismo di Gesù non hanno nessun potere su Dio e sull’etica: sono semplicemente sradicate. Il potere se lo conquistano sottraendolo alle caste e la loro rivoluzione ha un significato universale (I ciechi vedono e chi ha potere sulle coscienze diventa cieco). Il potere su Dio e sull’etica insomma lo conquistano dal basso per tutti in ogni tempo. E’ questa riappropriazione dal basso la radice storica più profonda della laicità. E’ il popolo (in greco laòs), escluso dal potere sulla conoscenza, sulla verità, su Dio e sull’etica, che si fa protagonista autonomo della ricerca di senso annullando il potere esclusivo della casta. Ma non è una presa di potere definitiva perché la casta tende a ricrearsi, assumendo via via nella storia forme diverse.

Dopo appena due secoli dall’esperienza "laica" del movimento di Gesù e forse anche prima, la casta sacrale si è riprodotta nella forma di gerarchia ecclesiastica. Tanto che può risultare oggi equivoco analizzare il divenire dell'idea di laicità dall'interno della storia e dell'esperienza delle religioni. La tesi che nella Bibbia se ne possa ritrovare l'origine è una delle forme con cui la cultura cattolica ha cercato e cerca di recuperare un'immagine decente della Chiesa tagliata fuori dalla nascita della "modernità". Nella recente Assemblea dei vescovi italiani, svoltasi ad Assisi, il cardinale Martino ha affermato: "laicità è un principio cristiano, l’ha istituita Gesù Cristo" (La Repubblica 17 nov. 2005). Ha dimenticato di dire che Costantino prima e Teodosio poi hanno annullato quello spirito di laicità che animava il movimento di Gesù. Da allora ad oggi il potere ecclesiastico ha combattuto ogni ricerca di laicità.

Per inventare la laicità ci sono voluti borghesi europei stufi delle guerre di religione in cui re e aristocratici tra il XVI e il XVII secolo contestavano l’avanzata della nuova classe sociale sventolando le diverse interpretazioni della Bibbia.

Ma il declino del clero non ha significato la fine del dominio della casta. Perché nella modernità il sistema del sacro si è riprodotto in forme secolari.

E il processo di riappropriazione riprende e continua. Continua a un livello più alto? In forme più avanzate? Un risposta positiva è possibile sebbene sia poco più che l’ottimismo della speranza. E’ comunque la scommessa su cui hanno tentato di impostare il senso della loro esistenza e la loro prassi di vita le comunità di base.

Ed è significativo che il tema della laicità sia stato scelto come base per l’Incontro nazionale delle stesse cdb, nel 2006. Questo numero del Notiziario vuole essere un contributo al lavoro di preparazione.

La stagione storica che stiamo vivendo è segnata dall’emergere di eventi che riportano la laicità in primo piano:

la guerra paludata di nuovo di sacralità, ritorno della guerra sacra, ideologicamente motivata, come intervento umanitario o come difesa di una civiltà; lo scontro di civiltà e il terrorismo con forti implicanze religiose; la rilevanza normativa della radice culturale religiosa, indipendente dalla fede (Ratzinger: "come se Dio ci fosse"), nelle scelte politiche, sia nel mondo cristiano che islamico; la difficoltà della convivenza fra società laiche e comunità e gruppi etnici con concezioni e usanze religiose/culturali diverse; il ritorno del sacro come dominio dei poteri religiosi sulla dimensione normativa nelle problematiche che emergono in campo etico a causa delle grandi trasformazioni del costume (pacs, omosessualità, …) e della biologia (tecniche procreative, pillola abortiva, ….).

Vale la pena parlarne. E forse non soprattutto in termini teorici o di principio o strettamente giuridici/politici. Per questo ci sono sedi appropriate e competenze specifiche a cui è necessario e importante accedere. Ma l’ambito delle comunità di base è quello dell’esperienza pratica da cui sempre partire per una riflessione che mai da tale esperienza si discosti e alla quale sempre ritorni.

Il tema "Laicità" è di norma tutto giocato ancora sul piano strettamente politico.

La rivendicazione della autonomia della politica dalle autorità religiose e dai credo religiosi (rapporti Stato-Chiese, rapporti del mondo politico cattolico con le autorità religiose, concordati, interferenze, anticlericalismo, ecc.) è tutt’ora un obiettivo di grande rilievo. Ma se tale rivendicazione resta sola rischia di diventare un contenitore vuoto. O meglio si rischia di puntare a un contenitore normativo svuotato sì dal dominio del sacro di religione e della casta sacerdotale (magari fosse vero!), ma pronto ad essere riempito di nuovo dal dominio del sacro secolarizzato.

Incomincia però a farsi strada un concetto/bisogno/esperienza di laicità più ampio.

Ciò avviene a causa di vari motivi. Schematicamente e semplificando:

- fine delle grandi costruzioni ideologiche che inquadravano la laicità e davano orientamenti di senso individuali ma anche collettivi;

- trasformazioni che vanno a toccare momenti profondi della vita individuale e sociale e trovano impreparato il mondo laico a dare orientamenti etici;

- un senso di insicurezza e angoscia generalizzato dovuto sia alla globalizzazione, cioè alla mobilità planetaria di persone, merci, danaro, che rende fluido e instabile il "confine" che delimitava e rendeva sicura la propria individualità, sia alla ripresa di guerre in qualche modo mondiali, sia al terrorismo, sia alle continue emergenze dovute a catastrofi naturali che c’erano anche prima ma di cui non si aveva notizia nella forma coinvolgente che oggi offre l’informazione planetaria.

Potremmo parlare di "laicità globale", di "laicità nella laicità", di laicità che cioè oltre al piano politico si apra ai temi etici, esistenziali, religiosi, relazionali. Non solo laicità della politica ma nella politica, cioè laicità interna alle modalità di fare politica; e così pure laicità nella fede religiosa, nelle religioni di chiesa, nell’etica, nelle relazioni, nella quotidianità.

La laicità è intrinseca all’esperienza delle cdb.

E’ lì, in questo concetto globale di laicità, come cultura, come modo cioè di agire complessivo, che le comunità di base hanno da dire qualcosa di originale, che hanno un ruolo, data la loro esperienza la quale è sostanzialmente proprio esperienza di una tale laicità globale.

Lo dice il loro stesso nome composto da due termini complementari: "comunità" – "di base". Un nome non piovuto dal cielo ma frutto di una prassi di laicità, o meglio di un percorso verso la laicità. Come è testimoniato anche dalla scheda allegata in calce.

Il termine "comunità", a cui spesso aggiungiamo la specificazione "comunità oltre i confini" per evitare l’equivoco di un possibile accostamento ai "comunitarisimi" chiusi, esprime un certo superamento dell’individualismo moderno, superamento cioè della laicità quale emersione dell’autonomia puramente individuale: o ci si libera insieme, attraverso le relazioni e il confronto, dai condizionamenti del dominio del sacro o molto probabilmente l’individuo isolato non si libera veramente, non si libera nel profondo. Il sacro cacciato dalla porta della coscienza, magari come rifiuto di tutto ciò che sa di religioso, gli ritorna dalla oscura e indifesa fessura del profondo.

E qui interviene l’altro termine, il termine "base". Che a sua volta esprime non solo il superamento della ancestrale dipendenza dalla casta sacerdotale, ma anche la liberazione da un ritorno del dominio del sacro espresso dalle caste secolari che nella modernità hanno sostituito la casta del clero. La "grande" cultura, la scienza, la tecnologia, la finanza, l’informazione in quanto strutture di dominio sono le nuove chiese. Sono i nuovi gestori del sacro, sono le nuove caste separate e separatrici (anche etimologicamente "sacro" significa proprio "separato"). Separate perché formano una élite esclusiva. Separatrici perché sottraggono alla massa la gestione della propria soggettività, il potere sulla conoscenza e il rapporto con la natura e col mistero.

Dobbiamo forse mettere in gioco in modo nuovo la nostra esperienza, di "comunità di base", intensificarla, comunicarla.

Alcuni dei motivi:

- Contribuire nel nostro piccolo a collaborare con queste coscienze angosciate e disgustate, come siamo anche noi, da una Chiesa riciclata quale azienda multinazionale del sacro e rese insicure e impaurite da una modernità che dà l’impressione di non riuscire a controllare più i fantasmi che ha evocato e continua ad evocare.

Pubblichiamo a questo proposito la lettera inviata per e-mail da don Albino Bizzotto del movimento dei "Beati costruttori di pace", che esprime un disagio molto diffuso ma muto, e le risposte sia della Comunità fiorentina dell’Isolotto che della Comunità romana di S. Paolo.

- Continuare a cercare insieme percorsi di laicità nella nostra vita, nelle relazioni: nelle relazioni di genere e nelle relazioni educative.

Pubblichiamo un intervento di Catti Cifatte sulle relazioni di genere e un incontro eucaristico della Comunità nostra (Isolotto) in cui si è affrontato appunto il tema dell’accoglienza dei bambini e della loro educazione in campo religioso rispettosa della dimensione della laicità che abbiamo descritto sopra.

- Contribuire a rovesciare l’ottica dominante con cui finora la laicità è stata perseguita. Abbassando lo sguardo per lasciarsi illuminare dalla luce che viene dal basso, invece che guardare le cose, il mondo, le relazioni, la politica, la vita, dall’alto, comunque questo alto si chiami: Dio, Assoluto, Potere, Legge, Ricchezza, Progresso, Cultura, perfino Maggioranza, tutte rigidamente con la maiuscola per marcare il carattere di assolutizzazione e di esclusivismo, si potrebbe dire di sacralità, che viene loro non di rado attribuito.

Pubblichiamo a questo proposito alcuni interventi su temi di attualità: l’esposizione del crocifisso, la costruzione di spazi sacri, laicità in quanto modo di essere e agire complessivo come se Dio non ci fosse, il Concordato, il Compendio del catechismo della Chiesa cattolica.

Questo sguardo dal basso che non è solo vedere/parlare ma è prassi,

questo sguardo in cui vediamo concretizzarsi il senso della laicità, sarebbe in fondo una specie di riscatto storico del significato originario della stessa parola "laico": aggettivo che significa appartenente al popolo. "Laòs" è il termine greco che significa "popolo" ma era usato originariamente in senso discriminante e dispregiativo per marcare la inferiorità della massa e la superiorità del clero.

Un tale legame fra la laicità come cultura e lo "sguardo dal basso" lo si ritrova nello stesso Dietrich Bonhoeffer. Il teologo tedesco, impiccato nel lager di Flossemburg, è conosciuto per la teologia del "ritrarsi di Dio" quale fondamento di un "cristianesimo senza religione" in un "mondo maggiorenne" e di una vita secolare che diviene autenticamente umana nella misura in cui si libera dalla dipendenza dall'idea religiosa di Dio. Vivere e operare "come se Dio non esistesse" fonda la ricerca promettente di una "fede laica perché radicata nella Parola di Dio e in quella sola, parola viva, storicamente dinamica, non pietrificata". Queste idee hanno fatto ormai il giro del mondo e sono rimasticate in tutte le lingue. Meno conosciuta è la radice profonda di una tale idea di laicità. Il pastore dissenziente, fondatore della Chiesa confessante in opposizione alla Chiesa ufficiale compromessa col nazismo, scopre nell’orrore dei lager, dove è internato, non l’assenza di Dio ma l’assenza della potenza divina o meglio l’assenza dell’onnipotenza con cui le chiese cristiane rivestono Dio. Bonhoeffer sperimenta e testimonia la solidarietà divina, sostanziale e non solo di facciata, con la piccolezza, con la finitezza, con la sofferenza umane e col divenire della storia e del cosmo intero.

Scrive nelle "lettere dal carcere" (il brano è opportunamente premesso come logo da Luciano Zannotti nel saggio "La laicità senza riserve"): "Resta un’esperienza d’incomparabile valore l’aver imparato a vedere dal basso i grandi avvenimenti della storia del mondo, dalla prospettiva degli esclusi, dei sospettati, dei maltrattati, dei deboli, degli oppressi e derisi, in breve dei sofferenti".

E’ questa riappropriazione dal basso della esistenza in tutti i suoi aspetti, non solo nell’aspetto politico, la radice storica più profonda della laicità? E’ questo sguardo dal basso, è questa prassi di vita a partire dagli esclusi che costituisce l’anima profonda e autentica della laicità? Su domande come questa si è snodata fino ad oggi l’esperienza delle comunità di base italiane e del mondo, esperienza critica, contraddittoria, in perenne divenire.

Ricordiamo solo alcuni momenti collettivi di riflessione e di bilancio, delle comunità di base:

   - Strutture clericali: il Concordato come strumento di potere…

        Convegno nazionale, Roma, 1971

    - Comunità di base e regime concordatario…

        Seminario nazionale, Potenza, 1976

    - Esperienze di democrazia di base nella chiesa italiana

        Convegno nazionale, Napoli, 1977

    - Chiesa senza potere e società autogestita

        Seminario nazionale, Firenze, 1978

    - Laicità nella società, nello stato, nella chiesa

        Convegno nazionale, Scandicci - Firenze, 1987

    - In principio era la coscienza. Libertà e responsabilità di fronte alle sfide etiche del nostro tempo

        Seminario nazionale, Tirrenia - Livorno, 1995

    - Giubileo e potere, il tempo nelle religioni e i tempi dell’umanità

        Convegno nazionale, Rimini, 1997

    - Alle radici del potere: percorsi di donne e uomini nelle Comunità

         Seminario nazionale, Vico Equense - Salerno, 1998

 

 

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