Con Verona e Roma (Italia)

PROGETTO “FIORI DI PACE” fra ISRAELE e PALESTINA

 

 

  • Genesi dell’iniziativa

L’iniziativa è nata a seguito dei “Cantieri del Dialogo cristiano – musulmano in Italia”, progetto realizzato dall’Associazione Villa Buri onlus di Verona (Italia) nel maggio 2005.

A margine di questa iniziativa si è realizzato un incontro fra l’Associazione Villa Buri stessa e Confronti, rivista di dialogo interculturale ed interreligioso edita a Roma, e che da circa dieci anni realizza una serie di programmi rivolti a favorire il dialogo tra israeliani e palestinesi.

In seguito alle molteplici iniziative svolte sul posto (Israele e Territori palestinesi) si è verificato, infatti, di quanto le due realtà non si conoscano. Si è pensato che, solo dando la possibilità a giovani israeliani e palestinesi di guardarsi, di giocare insieme, di mangiare e parlarsi, insomma di vivere una forte esperienza di comunione fra loro, è possibile una percezione diversa dell'altro pur considerando le condizioni di vita estremamente diverse.

Le esperienze già svolte hanno dimostrato come anche due popoli in conflitto possono avvicinarsi e quindi capirsi se viene data loro questa possibilità lontano dalla situazione di guerra e in un contesto sicuro.

I destinatari del progetto, che progressivamente ne diventano gli attori, sono bambini e ragazzi che stanno formando la loro idea del mondo e dell’altro: siamo consapevoli che solo esperienze emotivamente forti e coinvolgenti possono ribaltare un clima culturale in cui l’altro è visto con sospetto e paura.

 

  • Contesto dell’intervento e analisi dei problemi

I ragazzi palestinesi coinvolti nel programma “Fiori di pace” provengono dall’area di Jenin. Questo luogo, una cittadina di 25.000 abitanti nei territori occupati a seguito della guerra del 1967 ai margini della quale è cresciuto un campo profughi abitato da 15.000 persone, sembra rappresentare l’assoluta impossibilità di conciliare il bisogno di sicurezza degli israeliani con le necessità vitali dei palestinesi.

Questa situazione richiede un investimento di energie fuori dall’ordinario per spezzare la perversa spirale della violenza, del rifiuto dell’altro, delle ritorsioni da ambo le parti, che hanno come conseguenza l’impossibilità di uno sviluppo sociale, di una coesistenza pacifica, di una prospettiva individuale e collettiva.

A Jenin la maggior parte dei bambini ha in famiglia una o più persone uccise dall'esercito israeliano o la casa distrutta; nell'aprile del 2002 ci fu una battaglia casa per casa, che portò a decine di morti e alla distruzione di circa 500 abitazioni. Solo in questi mesi si sta procedendo ad una prima e parziale ricostruzione, ma si deduce facilmente come i bambini provenienti da quell'area risentano di disturbi dovuti a traumi psicologici.

L’Istituto AlMadina di Nazareth coordina i ragazzi di Jenin e svolge, in collaborazione con l'Unicef, un lavoro di formazione per gli psicologi di Jenin. Un’area privilegiata d’intervento è la psicologia dell’emergenza, con particolare riferimento ai traumi psicologici dei minori.

 

  • Strategia di intervento

Una serie di studi psicologici dimostra quanto sia difficile la condizione adolescenziale tra i giovani israeliani sottoposti alla costante minaccia di devastanti attentati terroristici; d'altra parte è ormai ampiamente documentata la situazione degli adolescenti palestinesi, stretti tra la violenza dell'occupazione e la propaganda delle fazioni estremiste e militarizzate. Parlare di pace, in questo quadro, è molto difficile. Da qui l'importanza dei programmi educativi che consentono di incontrare l'altro direttamente, fuori dagli schemi di pregiudizio correnti, in un clima rilassato che faciliti l'incontro e l'amicizia.

  • obiettivo generale

Contribuire a costruire percorsi di dialogo e di confronto fra i popoli israeliano e palestinese, requisito indispensabile per costruire una prospettiva di pace che possa disinnescare la tensione.

  • obiettivi specifici
  • Partendo dai ragazzi, che diventano ambasciatori di pace delle loro comunità, stabilire relazioni fra i due popoli che possano superare gli stereotipi e le precomprensioni

Il viaggio dei ragazzi israeliani e palestinesi in Italia e quello dei ragazzi italiani in Israele/Palestina è strumento e passaggioindispensabile affinché, attraverso la realizzazione di un’esperienza forte ed emotivamente coinvolgente, gli attori del progetto possano attivare significative azioni di pace nelle rispettive comunità.

  • Fornire ai ragazzi coinvolti nel progetto ed alle loro comunità gli strumenti tecnici che facilitino la comunicazione per via telematica

Le tecnologie informatiche consentono strumenti di comunicazione a distanza sempre più rapidi e coinvolgenti, che possono favorire il mantenimento delle relazioni e l’attivazione di nuovi canali comunicativi: l’adozione di strumenti telematici è ritenuto l’unico strumento per agevolare la comunicazione nelle condizioni di separazione fisica fra le due comunità.

  • risultati attesi

Attivazione di relazioni forti e continuative fra ragazzi dei due popoli, che si assumono il ruolo di stimolo nelle rispettive comunità

Attivazione di relazioni forti e continuative fra i ragazzi, israeliani e palestinesi con i loro coetanei italiani coinvolti nel progetto

  • descrizione delle attività

La prima fase di lavoro viene svolta nelle comunità di appartenenza dei ragazzi destinatari del progetto, e prevede la selezione dei ragazzi israeliani e palestinesi che partecipano direttamente al progetto e la loro preparazione da parte del personale psicologico locale.

Durante l’esperienza in Italia i ragazzi sono seguiti da educatori provenienti dalle comunità di appartenenza, nonché da un coordinatore italiano che ha seguito precedenti edizioni del programma ed i contatti con i partner locali. In questa fase il ruolo degli adulti è quello di mettere nelle condizioni ottimali i ragazzi per l’elaborazione dell'esperienza: soprattutto si chiede loro di elaborare strategie e di fare riflessioni sulla possibilità di modificare per quando i ritorneranno nelle loro realtà

L’obiettivo dell’attività a Verona è quello di portare fuori da una situazione di continua tensione i ragazzi e far trascorrere loro del tempo gioioso e rilassato. Solo in questo modo si è sperimentato che ci può essere un’apertura all’altro. Il racconto dei propri traumi (da parte israeliana e palestinese) porta all’abbassamento di barriere psicologiche che impediscono un reale dialogo.

Dopo il rientro le organizzazioni locali hanno il compito di attuare l’intervento psicologico per consentire ai ragazzi l’elaborazione dell’esperienza.

Nell’ambito della prima esperienza, svoltasi ad inizio novembre 2005, gli ospiti sono stati affiancati da una classe dell’ITIS Marconi, i cui ragazzi e docenti hanno proposto esperienze didattiche, attività di animazione e visite “turistiche”, condividendo pienamente con loro l’esperienza anche dal punto di vista conviviale.

I soggetti promotori a Verona hanno il compito di fare da “cornice accogliente” dell’esperienza dei ragazzi israeliani e palestinesi e di promuovere l’informazione prima, durante e dopo l’esperienza, costruendo proposte di incontri, mostre, proiezioni sul territorio: durante la permanenza dei ragazzi a Verona sono stati effettuati incontri che hanno coinvolto direttamente circa 1100 persone, fra studenti e loro genitori, e incontri pubblici o con gruppi e associazioni. Questo è importante in quanto permette ai ragazzi di far emergere il loro vissuto rispetto alla situazione in cui vivono, esprimendo anche i punti su cui sono in disaccordo e consentendo loro di attivare successivamente un reale dialogo. Emblematica la frase di una ragazza palestinese, che ha detto, alla conclusione del soggiorno a Verona: ho compreso anche molte cose sul mio paese, ho scoperto molte cose su Israele e sul loro modo di vedere la realtà. Le questioni aperte sono tantissime, non ci aspettavamo di chiuderle tutte qui, ci vorranno molti anni ancora, ma la cosa più importante è che mi è rinata la speranza di pace che prima era stata cancellata.

È infine importante dare continuità al programma, gettando le condizioni affinché sia possibile consentire la partecipazione di un crescente numero di ragazzi all’esperienza di dialogo: in questo modo è possibile raggiungere un numero significativo di ragazzi delle due parti, ma soprattutto in ambito palestinese, in modo da costituire un movimento di giovani che credono nel dialogoper lacostruzione della pace (per questo motivo si ritiene opportuno concentrarsi su un’area delimitata come quella di Jenin). È inoltre importante, a questo fine, offrire un supporto per far emergere delle figure di leader positivi, proponendo loro una progressione di esperienze anche di tipo formativo.

In questa prospettiva sono stati presentati progetti per accogliere a Verona altri due gruppi nel 2006, il primo in marzo (affiancato alla scuola media don Milani e al centro adolescenti “il Germoglio”) l’altro in novembre, ma per il raggiungimento degli obiettivi indicati, si ritiene necessario attuare un piano articolato in almeno tre anni con l’ospitalità di due gruppi l’anno. In questa prospettiva l’ITIS Marconi assume il ruolo di coordinamento delle realtà scolastiche coinvolte nel programma. Infine nell’estate 2006 sarà organizzato un viaggio in Israele e Palestina per incontrare esperienze di dialogo e riannodare i nodi della relazione, nell’ambito del quale insegnanti e studenti dell’ITIS Marconi realizzeranno un’aula internet nel campo profughi di Jenin, per favorire la comunicazione fra i gruppi coinvolti.

 

  • Gli attori del progetto

Il progetto è promosso a livello nazionale dalla rivista di dialogo interculturale ed interreligioso Confronti, edita a Roma, ed impegnata da oltre dieci anni in progetti di dialogo fra israeliani e palestinesi (Semi di pace, programma di incontro tra testimoni di pace adulti; Fiori di pace e Sulle frontiere della pace più difficile, seminario itinerante in Israele e Territori palestinesi). Con quello di novembre ’05 sono cinque i gruppi di ragazzi portati in Italia negli ultimi due anni all’interno del progetto Fiori di pace: i progetti precedenti hanno interessato Roma e Firenze (all’interno di istituzioni scolastiche) e la Toscana (all’interno del campo nazionale degli Scout Avventisti).

A Verona il progetto è promosso dall’Associazione di volontariato “il Germoglio”, che opera dal 1989 sul territorio di San Massimo in attività di solidarietà sociale rivolte ai minori ed alle famiglie.

Gli interventi con le scuole sono coordinati dall’ITISG. Marconi, uno dei maggiori istituti superiori veronesi, che, a fianco della formazione tecnica e scientifica, propone ai propri studenti percorsi di approfondimento sulla storia del novecento e progetti di impegno su varie tematiche attinenti la pace e lo sviluppo. Per i prossimi interventi hanno già deliberato la partecipazione la Scuola Media don Milani di Verona e l’IPSA Stringher di Udine.

Concorrono attivamente alla realizzazione del progetto a Verona

  • l’Associazione Villa Buri onlus, associazione di secondo livello, impegnata nell’educazione alla pace e nella promozione di iniziative di incontro, confronto e dialogo di carattere interculturale ed interreligioso, fra cui spicca il progetto dei “Cantieri del Dialogo”: mette a disposizione le sue strutture per l’accoglienza dei gruppi a Verona;
  • il nodo veronese di Rete Lilliput per un’economia di giustizia, cui aderiscono una quarantina di associazioni veronesi, che fornisce supporto nella realizzazione delle iniziative decentrate e garantisce visibilità alle iniziative organizzando incontri fra i gruppi di ragazzi a Verona e varie realtà associate;
  • Rete Radiè Resh, soggetto che opera nella solidarietà internazionale con particolare attenzione alla Palestina, che supporta nelle iniziative d’informazione e formazione a margine del progetto.

Si segnala, inoltre, l’interessamento attivo delle istituzioni locali: dalle Circoscrizioni (tre delle otto in cui è suddiviso il Comune hanno già sostenuto il progetto deliberando l’ospitalità di una mostra che ne racconta le fasi finora realizzate), al Comune di Verona (che ha appoggiato tecnicamente ed economicamente l’esperienza di novembre ed ha presentato alla Regione del Veneto un progetto per il finanziamento, attraverso la Legge sull’educazione alla pace, delle prossime fasi), ad alcuni Consiglieri della Provincia di Verona .

In Palestina il partner del progetto è l’Istituto AlMadina di Nazareth: fondato nel 2001, si avvale di un équipe di psicologi specializzati in campi psicologici diversi (psicologia dell’età evolutiva, psicologia clinica, psicologia educativa, psicoterapia familiare) con particolare riferimento alla psicoterapia, alla ricerca e alla formazione. Attualmente è presente a Nazareth, Ramallah, Jenin, Hebron, Nablus, Qalqilya.

In Israele i partner sono

  • l’associazione Hand in Hand, che gestisce quattro scuole bilingui (ebraico ed arabo) in varie zone dello stato di Israele, realizzando importanti iniziative di integrazione nel cruciale ambito dell’infanzia;
  • l’associazione Shared Life, che opera nella città di Ramle nella realizzazione di iniziative di dialogo fra israeliani e palestinesi;
  • il villaggio Nevé Shalom/Wahāt as-Salām, fondato nel 1970 da padre Bruno Hussar comprende un sistema educativo binazionale per bambini, un luogo per l’incontro fra i due popoli "La Scuola per la Pace" e un centro spirituale pluralista.

 

 

Il progetto dettagliato è riportato sul sito www.villaburi.it . Per informazioni si può fare riferimento a

Confronti:tel. 06 48 20 503 programmi@confronti.net

Il Germoglio:tel. 045 890 33 94 ilgermoglio_smax@yahoo.it

Consigliere Provinciale Paolo Ferraridrferraripaolo@libero.it

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