Il costo della politica e’ un serio problema politico

 

Al parlamento europeo i parlamentari italiani sono i più pagati, 144.084,36 euro all’anno, i tedeschi 84.108,00, i francesi 62.779,00, gli spagnoli, 35.052,00.

I parlamentari in Italia guadagnano circa 19.000 euro lordi al mese a cui vanno aggiunti 7.804,232 euro per i così detti “portaborse” o collaboratori o segretari.E’ di questi giorni la polemica apparsa sui giornali che nonostante questa cifra stanziata, è in uso pagare poco e/o in nero i collaboratori alimentando un vergognoso precariato e, pare, che questa vergognosa abitudine riguardi tutto l’arco parlamentare. Ci sono poi da aggiungere diarie e rimborsi spese e la maturazione della pensione dopo solo mezza legislatura.

In regione Piemonte, (come è noto le regioni hanno possibilità di decidere il numero dei consiglieri e i loro compensi) l’indennità di un consigliere è di euro 9948,09 al mese, anche in questo caso vanno aggiunti rimborsi e indennità. In provincia di Torino il gettone dei consiglieri arriva a 3021,00 euro mese. In comune i consiglieri possono arrivare a euro 3142,00 al mese. Nelle circoscrizioni i consiglieri arrivano a 700, 800 euro al mese, il presidente ne guadagna 3558,19. Ho letto che a Catania un consigliere di circoscrizione arriva a guadagnare 2.000,00 euro al mese. Ovviamente tutti gli incarichi di presidenza di commissione o di consiglio ecc. sono pagati di più. Si tratta ovviamente di cifre lorde come quelle di tutti gli italiani.

Se si sommano gli eletti tra regione, provincia e comune si arriva a oltre 400. Il giornale “LA STAMPA” ha calcolato che nel 2006 tutto questo ci è costato 34 milioni di euro. Si può aggiungere che il capo della banca d’Italia guadagna sul milione di euro all’anno, che il costo del funzionamento del Quirinale vale 250 miliardi di vecchie lire all’anno, che lo scandalo degli stipendi dei manager di stato ha fatto discutere.

Questi dati raccolti dai mezzi d’informazione possono anche non essere precisi ma evidenziano un problema che è molto sentito da tutti a anche da chi, come il sottoscritto, ritiene assolutamente decisivo per un paese democratico il ruolo dei rappresentanti eletti.

Ciò che mi interessa evidenziare e che non ci troviamo di fronte a un problema etico, morale, ma a un serissimo problema politico che chi fa politica non può esimersi da affrontare pena l’ulteriore decadimento nel qualunquismo e nel disinteressamento già molto presente nella nostra società. Provo ad esporre alcuni ragionamenti.

Di fronte all’osservazione che i politici sono tutti uguali che mirano soltanto a “sistemarsi”, osservazione che si raccoglie ovunque basta fare due chiacchiere con la gente, come si fa a rispondere che questo modo di pensare è qualunquista se ogni volta che si vota per un aumento di un gettone, o di un rimborso, o di un compenso elettorale, il voto è sempre all’unanimità, dalla sinistra radicale alla destra passando dal centro.

Come è possibile chiedere sacrifici per risanare il paese, predicare risparmio, esprimere vicinanza e condivisione alle famiglie povere con questi compensi? Semplicemente non si può. Qualunque persona che guadagni 8000,00 euro al mese non può capire come campa una famiglia con un lavoro precario da 400, 600 euro.

Nei dibattiti a cui partecipo in varie sedi sento dire che i giovani non partecipano più alla vita dei partiti, se si danno da fare si impegnano nelle associazioni di volontariato ma disdegnano le sedi dei partiti che effettivamente non sono più luogo di dibattito e tanto meno di decisione sulle linee politiche. Come si può dar loro torto. Quasi sempre i dirigenti dei partiti hanno anche incarichi istituzionali molto bene retribuiti, mi pare una logica conseguenza che i giovani che ancora frequentano i partiti lo facciano prevedendo per se stessi una “ottima sistemazione” come quella che spesso hanno i loro leader. I partiti purtroppo non propongono più idealità, progetti, ma interessi da difendere, impersonati perfettamente dai loro capi. I giovani “appassionati” alla giustizia alla solidarietà non trovano certo nelle sedi dei partiti il luogo ideale per praticare tali passioni.

Si sta discutendo della costruzione del partito democratico come unificazione del partito dei democratici di sinistra e della margherita e non solo. Non mi sembra una cattiva idea in un paese ammalato di frammentazione partitica, ma per farlo ci vogliono si dei progetti, si delle idee ma anche tanta passione. Trovo molto difficile che possa esserci passione se i partiti sono delle oliate macchine per l’occupazione dei tanti posti di sottogoverno, molto ben retribuiti, (dirigenze, consigli di amministrazione, incarichi, ecc.), è assai complicato unificare ideali e progetti quando ci sono tanti “amici da sistemare”, prevarranno i litigi per le sistemazioni.

Come pare assai difficile organizzare una seria riforma,della pubblica amministrazione, passaggio decisivo per rispondere meglio ai bisogni dei cittadini e risparmiare tante risorse, se chi deve predisporla non rinuncia mai a niente e non sceglie le persone migliori per i posti di governo ma sceglie gli “amici”.

Trovo veramente scandaloso che i tanti ottimi ricercatori, a volte pluri-laureati, presenti nel nostro paese siano assunti come collaboratori a progetto a 1.000,00 euro al mese quando un consigliere di circoscrizione ne guadagna il doppio.

La discussione su questi temi si affaccia ogni tanto e molto timidamente sulla scena della politica per essere prontamente e unanimemente ricacciata dietro le quinte. Ritengo improrogabile fare qualcosa per ridurre il costo della politica, riducendo il numero dei politici, (la tendenza purtroppo è al contrario) e i loro compensi. Per non andare tanto lontano si potrebbero equiparare le indennità del parlamento e delle regioni e dei comuni alle medie europee.

Non sono un illuso, so che questa “riforma” si farà solo con una forte, decisa pressione della società civile e tutto questo non sta succedendo. Però la testimonianza si quella mi sento di chiederla.

In parlamento degli eletti votano contro la guerra, o contro le leggi sulle convivenze perchè, dicono, sono contro la loro coscienza. Chiedo che qualche eletto: in parlamento, in regioni, nei comuni,voti contro l’aumento di un gettone, contro una regalia ai partiti, contro un aumento dei rimborsi, per analoghi problemi di coscienza. Si tratterebbe certo solo di una testimonianza ma di una testimonianza di grande valore non morale ma politico perché segnalerebbe che qualcuno ha capito.

Fare il politico da tempo non è più una missione ma non può neanche essere un vergognoso e intollerabile privilegio.

 

Torino, 13/03/2007

 

Giovanni Baratta

 

 

 

 

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