Comunità dell’Isolotto

Veglia di Natale 2005

 

Orme

 

Tante persone, forse duecento, con-vocate da un richiamo forte, palpabile nel clima di complicità nel voler dare alla festa un senso di diversità rispetto ai canoni sia sacri che profani: la piazza, la sfida del clima gelido, il dissenso nei confronti del Natale imbalsamato nei riti ecclesiastici o mitizzato nei riti consumistici. Dissenso però creativo: la resistenza, l’amicizia, l’affettività, il tenersi per mano, la memoria, per molti la fede, la spiritualità, e forse per alcuni anche la curiosità. Un richiamo forte ma indefinibile ben oltre gli spunti offerti sopra. Ognuno era lì, nella piazza, con motivazioni proprie.

La Veglia. Parole condivise. Parole non calate da un pulpito, da una cattedra, da un qualsiasi piedistallo. Parole frutto di prassi di ricerca comunitaria, tessute di tante relazioni aperte. Parole che tentano di essere coerenti e di non svolazzare sopra la vita ma che partono dalla vita e alla vita ritornano. Parole, come dice la preghiera della eucaristia letta coralmente, che si nutrono della memoria storica di tutti i popoli, delle parole tramandate, delle pagine dei libri sacri, della fatica di ogni ricerca, della vitalità di ogni cellula del grande organismo umano.

Non solo parole.

Simboli: Il pane e vino, la luce di tante fiammelle, il fuoco, la bandiera della pace come tovaglia, l’albero della conoscenza del bene e del male con tanti frutti “proibiti” che si sono invece colti, condivisi e mangiati come complicità con la scelta di Eva a cui abbiamo dato il senso di scelta primordiale e ancestrale (archetipo?) di laicità.

Gesti: la raccolta di firme per la difesa della Costituzione, la raccolta di firme contro il commercio di armi, la solidarietà con la mobilitazione fuori-dentro le mura del carcere, con i lavoratori della MATEC e di altre aziende a rischio, con le popolazioni della Val di Susa….

 

Urbano ha introdotto la Veglia con queste parole che oltre all’inizio forse sono anche la conclusione.


Terzo Natale di guerra

36 anni di Resistenza

(il primo Natale di resistenza fu celebrato nel 1968 quando avevamo ancora la disponibilità della chiesa che riconsegnammo pochi giorni dopo; da allora è iniziata la resistenza fuori, “oltre le mura”, e dunque siamo alla XXXV veglia in piazza, ndr.)

 

Una generazione è passata

Le bandiere della pace sono ancora lì, rese irriconoscibili dall’inquinamento di complicità e di menzogne dei poteri costituiti, dall’asservimento dei mezzi di comunicazione di massa, i veri mezzi di distruzione di massa.

Noi siamo qui ancora resi quasi invisibili dal mantello di omertà dei poteri costituiti, dei mezzi di comunicazione di massa.

Siamo “fan”, fanatici? Fan di che cosa?

Siamo stati il segno premonitore di quello che oggi è un fatto d’evidenza palmare: noi intendevamo difendere l’autonomia e la libertà del popolo di dio contro l’alleanza dio e mammona che portò qui un giorno del ‘69 un cardinale, un prefetto, con le forze dell’ordine e i gruppi d’appoggio di S.Giovanni da Capestrano, con una schiera di fedeli ortodossi e di persone educate e benpensanti; con l’avallo del diritto, con la forza della Legge, ci hanno sfrattato dalle mura, ci hanno tolto la legittimazione, ci hanno resi estracomunitari.

Sembrava una bega di famiglia, un problema che riguardava “i fedeli”, bigotti o meno bigotti, credenti veri o falsi, sinceri o opportunisti.

Oggi siamo qui a prendere atto che quei “fedeli”… rappresentavano i cittadini, tutti i cittadini, perché chi difende il diritto di pregare, il diritto di leggere e interpretare il libro delle scritture sacre, chi pretende di gustare il frutto della grande mela del libero arbitrio difende anche se non lo sa il “sidereus nuncius” di Galileo e l’ “origine delle specie” di Darwin, “il Manifesto del Partito Comunista” di Carlo Marx, la “critica della religione” di Feuerbach, la “Dichiarazione dei diritti” americana 1776 e francese 1789-93, l’articolo 1 e 2 e 3 della Costituzione partigiana 1946.

E come i partigiani furono bollati come banditi così noi qui stasera siamo ancora e sempre banditi, ma non allo sbando. Banditi da questa alleanza dio e cesare che mai s’era presentata così aperta e forte e prepotente, forte e prepotente come la paura che la genera, la paura di chi vede il mondo muoversi e lo vorrebbe fermo.

E’ questa paura che genera i mostri, la loro paura, i mostri della guerra, assassinio, tortura, morte. I nuovi cavalieri dell’Apocalisse. Quelli stessi contro cui combatte l’America democratica alle prese col governo della guerra e della teocrazia: non in nostro nome. Come loro noi siamo qui. Perché il punto è questo: la storia è piena di esempi in cui la gente che aveva la ragione dalla sua parte combatté contro le tremende circostanze e riuscì vittoriosa.

Ed è anche piena di esempi di gente che ha passivamente aspettato di venirne fuori, solo per essere inghiottita da un orrore tale che mai avrebbero immaginato.

 

Il futuro non è già scritto……

 

The future is unwritten.

Sarà quello che noi ci ritagliamo

 

……Which one we get is up to us.

 

 

 

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