Una giornalista di Sipario intervista

Michele Meomartino della Rete non violenta d’Abruzzo

 

Il tema della Pace, soprattutto negli ultimi anni è stato riscoperto poiché i conflitti e le guerre (di qualunque matrice siano) non sembrano subire alcuna regressione, anzi.

Libri, dibattiti, conferenze, documentari sull’argomento, hanno contribuito certamente a rimarcare, quanto sia necessaria e urgente un’educazione alla pace per costruire un mondo migliore per le future generazioni.

Nel suo libro “Frammenti di pace” (Edizioni Qualevita), Michele Meomartino si racconta.

Attraverso la sua testimonianza, fatta di esperienze, ricordi, piccole storie personali, si arriva a comprendere meglio un percorso che lo porta a definirsi non a torto: “Un’aspirante alla pace e un amico della nonviolenza”ovvero ciò che lui realmente è.

Per capire meglio di cosa si sta parlando, abbiamo posto allo stesso Michele Meomartino dei quesiti che, certamente porteranno ad una riflessione seria e profonda, tutt’altro che scontata. Ricordiamo, infatti, che l’autore oltre ad essere un apprezzato scultore, è il coordinatore della Rete Nonviolenta in Abruzzo e di Libera provincia di Pescara, due reti che raggruppano molte associazioni. Tutto questo, senza dimenticare che è anche un referente della Rete Lilliput (Pescara-Chieti), un iscritto al Movimento Nonviolento ed infine un appartenente alle Comunità Cristiane di base.

Partiamo dalla scelta del titolo, perché “frammenti di pace” e non frammenti di…visto che i temi affrontati sono anche altri?

La pace è il filo conduttore dei vari frammenti sparsi nel libro. Sono convinto che solo nello sforzo di costruirla insieme si potrà scorgere il suo bel volto.

Una domanda semplice almeno nella sua formulazione, come va il mondo?

Il mio non può essere che uno sguardo molto relativo e parziale, consapevole che la complessità non si presta quasi mai ad essere schematizzata in una risposta e dove, invece, si corre il forte il rischio di essere inadeguati o addirittura banali.

L’elemento di fondo che colgo nelle mie osservazioni sono le contraddizioni che sembrano emergere quando non siamo distratti e che, spesso, generano frustrazioni e fatalismo. Ma uno sguardo meno superficiale ci suggerirà di avere più fiducia nei processi storici e nelle infinite possibilità dell’umano. D’altronde sulla libertà dell’uomo ha scommesso il divino, perché non dovremmo scommettere anche noi a partire da noi stessi?

Essere un pacifista oggi, quali rischi comporta?sempre se si può parlare di rischio in quanto tale?

Dipende molto dal luogo dove sei impegnato. L’americana Rachel Corrie in Palestina ci ha rimesso la vita travolta da un bulldozer dell’esercito israeliano mentre stava cercando di opporsi all’abbattimento di una casa.

Il nostro rischio è quello di essere poco credibili, soprattutto quando l’impegno si vena di contenuti ideologici, incapaci, come siamo, di proporre serie, equilibrate e fattibili alternative.

“Sono una piccola testimonianza di un’aspirante alla pace e amico della non violenza”così scrivi nell’introduzione.Che cosa significa?

Definirsi pacifista è un’espressione statica, oltre ad essere un’affermazione molto impegnativa. In genere non amo le espressioni che definiscono l’essere in quanto tale, preferendo quelle che indicano un percorso fatto d’esperienze o delle aspirazioni, perché ci lasciano scorgere processi dinamici che s’intrecciano tra loro, fornendoci, al tempo stesso, elementi più idonei per comprendere le tante sfaccettature della realtà.

Amico della nonviolenza è, invece, un’espressione molto cara ad uno dei padri fondatori della nonviolenza come Aldo Capitini.

La Rete Nonviolenta in Abruzzo si fa promotrice di numerose iniziative, quali sono i principali obiettivi che vorreste vedere realizzati?

Le finalità più importanti della nostra Rete, che è anche uno dei nodi della Rete Lilliput, esattamente quello di Pescara – Chieti, sono la riflessione e l’azione comune rivolte alla diffusione e alla promozione della pace sul proprio territorio attraverso una metodologia nonviolenta.

Cos’è la sobrietà?

La sobrietà è la porta per vivere felici e scoprire le cose che contano veramente nella vita. Non amo confondere il ben-essere con il ben-avere, perché sono due cose profondamente diverse. La sobrietà è anche e soprattutto una straordinaria prassi politica in cui il rispetto e la gestione democratica delle risorse ambientali cerca di coniugarsi con la giustizia sociale.

Cos’è Altra Città e quali sono le sue proposte?

Altracittà è il cuore strategico delle nostre iniziative. Essa è un importantissimo evento, dove affrontiamo e proponiamo alcune pratiche virtuose di economia solidale e di ecologia sostenibile. Un momento conviviale di festa che cerca di coinvolgere e sensibilizzare fasce crescenti di cittadini, con degustazioni biologiche ed equosolidali, musiche etniche e tradizionali e tanti sportelli informativi a cura delle associazioni promotrici della rete. Essa, per ora, si svolge nelle piazze di ben cinque città: Pescara, Chieti, Penne, Montesilvano e Francavilla.

Cos’è la Fede per te e che rapporto hai con essa?

Per la mia formazione cristiana, la fede è la fiducia nelle molteplici possibilità della vita, nonostante momenti di comprensibile stanchezza e solitudine.

Ma è anche la consapevolezza interiore che il male, le violenze e le ingiustizie non hanno l’ultima parola nella vita, ma che esiste una forza silenziosa capace di animare e dare senso ai nostri atti. Questa forza è l’amore.

La mia vita, come quella di tanti, cerca di declinare, non senza difficoltà e contraddizioni, questa forza e, per quanto è possibile, esplorando più ampi e profondi ambiti di condivisione.

Che rapporto hai con i ricordi?

Il famoso mago Merlino diceva che: “La maledizione degli uomini è che essi dimenticano” e un popolo che non ha memoria non ha neanche futuro. I ricordi sono il tentativo di recuperare e, per molti di noi, anche di pacificare, il proprio passato che ci portiamo dentro e che ogni tanto, come un fiume carsico, riaffiora. Ma nella loro riemersione non bisogna cedere ad un sentimento nostalgico, ma saperne trarre insegnamenti per il futuro.

Da scultore quale tu sei, la bellezza può davvero salvare il mondo?

La bellezza per Plotino è lo splendore del vero e per la saggezza egiziana è la verità delle forme. Il grande Dostoewskij era persuaso che avrebbe salvato il mondo, ma molto più modestamente mi accontenterei di renderlo migliore.

La contemplazione delle infinite espressioni della bellezza ci proietta oltre la storia, perché sono anche il presentimento e l’allusione di beni futuri. Sono brecce da cui è possibile scorgere squarci inesprimibili....... (A .D.I) 

 

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