Franco Barbero

Diritti sessuali

www.rivista.it 28/03/2007

Intervista di Mauro De Clemente

 

"Non c'è nessuna parentela tra Cristo e i faraoni della Città del Vaticano". Con queste parole don Franco Barbero ha incendiato di gioia la folla coloratissima e festante che si è riunita il 10 marzo in piazza Farnese a Roma in difesa dei diritti delle coppie omosessuali. Gay, lesbiche, transessuali, etero, in maniera indistinta da loro è partita una vera ovazione per don Franco al grido di Santo subito!. Don Franco Barbero, classe 1939, sacerdote dal 1963, da sempre si è distinto per le sue lotte contro le discriminazioni sociali e contro l'ottusità dell'istituzione ecclesiastica più conservatrice. Antimilitarista e per i diritti degli operai, in favore del diritto alle seconde nozze per i separati/divorziati, al fianco dei gay e delle lesbiche. Impegno scomodo, tanto è vero che il 25 gennaio 2003 viene dimesso dallo Stato clericale per ordine della Congregazione per la dottrina della fede. Itinerante in Italia e all'estero, don Franco diffonde una novella contemporanea: contro natura è chi si dimostra impermeabile al dialogo.

 

R@: "Il bene delle famiglie è il bene del Paese". Con questo slogan le associazioni cattoliche scenderanno il 12 maggio in piazza San Giovanni a Roma, cosa ne pensa?

don Franco: Penso che torna il tempo delle crociate. Come in ogni potere oppressivo, vale il "divide et impera". La gerarchia cattolica, che pretende con arroganza di rappresentare la nazione, in realtà divide il popolo. Solo dividendo, contrapponendo, squalificando riesce a mantenere il suo potere ormai esclusivamente temporale. Mai, infatti, la Chiesa gerarchica era scivolata così in basso sul piano della autorevolezza morale. L'itinerario da Chiesa conciliare a partito reazionario è compiuto. Francamente il bene delle famiglie è altra cosa perché la famiglia italiana non è quella realtà ottocentesca che il vaticano vorrebbe ricreare.

 

R@: Non le sembra che l'istituzione ecclesiastica sia sempre più determinata nel difendere se stessa piuttosto che ascoltare e confrontarsi in piena libertà con le richieste di un mondo che cambia?

don Franco: Una Chiesa in difesa è una Chiesa disperata che confonde la realtà del mondo con i suoi interessi istituzionali, di bottega e di caserma. Il dramma sta proprio qui: la Chiesa gerarchica non sa ascoltare perché crede di essere detentrice della verità. Si aggrappa ad un mondo che non c'è più. In quel mondo era una delle forze egemoni e ora s'accorge che i processi storici l'hanno tagliata fuori. Essa non vuole convertire la sua presenza da Chiesa che dirige a Chiesa che accompagna e allora gioca la partita dell'eroismo, della persecuzione, della resistenza a questo mondo perverso. Che miserabile mascherata!

 

R@: Cos'è per lei la famiglia? cosa rappresenta?

don Franco: Per me non è importante definire la famiglia. E' essenziale che i diritti e le tutele che vengono garantite ai componenti della famiglia tradizionale vengano assicurati a tutte le forme di responsabile convivenza solidale. La gerarchia che tanto disquisisce di famiglia, in realtà della famiglia sa ben poco perché è fatta di dirigenti e burocrati ecclesiastici maschilisti, repressi, infelici.

 

R@: E' contro natura o immorale per una coppia dello stesso sesso adottare o avere un figlio? l'unione omosessuale fino a che punto può spingersi?

don Franco: Dove c'è una relazione sana, stabile ed accuditiva, è possibile e costruttiva l'adozione. Ciò vale per gli omosessuali come per ogni altra forma di famiglia o di convivenza.

 

R@: Non crede che certe posizioni della Chiesa più conservatrice possano alimentare l'omofobia?

don Franco: Non scherziamo: le posizioni ufficiali cattoliche non solo possono alimentare l'omofobia, ma seminano continuamente i germi del razzismo, del sessismo, del patriarcato e diventano la legittimazione dei peggiori pregiudizi contro gli omosessuali. Ancora: usano alcuni versetti biblici, letti fuori dal loro contesto storico, letterario e culturale per condannare i gay e le lesbiche.

 

R@: Un gay, una lesbica, un transessuale possono essere accolti dalle braccia di Dio? e da quelle dell'istituzione ecclesiastica?

don Franco: Gay e lesbiche in gran numero hanno capito che, aldilà delle maledizioni vaticane, la loro vita si svolge sotto il sorriso di Dio e che i loro amori sono un Suo dono. Ci sono, però, ancora degli omosessuali che hanno bisogno dell'approvazione dei gerarchi. E' una immaturità psicologica e spirituale che va superata. Dipendere da un'agenzia di oppressione significa tradire la propria natura e la propria fede come liberi figli e libere figlie di Dio. Omosessuali e transessuali che vanno a confessarsi di essere ciò che sono si privano della gioia di vivere e credono alla più infamante menzogna. Non sono da curare gli omosessuali, non debbono guarire da nessuna malattia. Hanno bisogno di un particolare trattamento liberatorio i loro persecutori, perché, prigionieri di un modello, non hanno ancora scoperto la ricchezza dell'amore ed i mille modi in cui esso si realizza. Non confondiamo le braccia di Dio con quelle dell'istituzione ecclesiastica. Le braccia di Dio scaldano, accarezzano, sorreggono, accompagnano. Le braccia dell'istituzione ecclesiastica purtroppo, il più delle volte, chiudono, incatenano, imprigionano e soffocano.

 

 

 

 

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