Sulla giustizia

Se vogliamo riflettere sulla giustizia, dobbiamo partire, secondo me, da ciò che la giustizia non è. Non è corrispondenza alla legge (ius /lex ), per almeno due motivi.

Primo: ci sono in alcuni Stati, in alcune epoche storiche, leggi ingiuste. Durante la seconda guerra mondiale, con un termine tratto dalla tradizione ebraica, sono stati chiamati “ Giusti “ coloro che, pur non essendo ebrei, avevano salvato alcuni ebrei e li avevano protetti proprio contro le leggi dello Stato. Giusti, perché avevano capito che gli ebrei erano innanzitutto persone,”ingiustamente” perseguitate dalla legge. Quindi potrei dire che giustizia è dare a ciascuno ciò di cui ha bisogno in quanto persona. Ma il termine “ciascuno” contiene due principi: un principio di uguaglianza, per cui devo considerarlo uguale a tutti gli altri, e un principio di differenza perché quel ciascuno, in quanto persona, è assolutamente unico e irripetibile, per cui potrò dargli quello di cui ha bisogno se lo conosco, o quanto più lo conosco, nella sua unicità.

Praticare la giustizia richiede un atteggiamento di ascolto, un’abilità che si affina in continuazione, proprio perché ciascuno di noi è un insieme di più elementi che lo rendono unico; elementi che devono essere conosciuti e rispettati. Perciò la giustizia è in continuo “farsi”, non definita una volta per tutte.

Da ciò il secondo motivo per cui non può coincidere con la legge,che è, per sua natura, statica.

Pure ci sono alcune leggi fondamentali da cui non possiamo prescindere. Penso ovviamente alla nostra Costituzione, alla Dichiarazione universale dei diritti umani, alla Dichiarazione sulla razza e i pregiudizi razziali, alla Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna, alla Dichiarazione dei diritti del bambino.

Leggi necessarie ma non sufficienti; punto di partenza. Provo a farmi capire meglio con un esempio. L’art. 34 della nostra Costituzione, a proposito della scuola, dice: “…..I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi “

Sembra il massimo. Ma è davvero possibile individuare i capaci e meritevoli, se prima non vengono rimosse tutte le condizioni, ambientali, culturali, psicologiche ecc. che possono impedire di mostrarsi“capaci e meritevoli”? Diceva don Milani: il professore che si comporta allo stesso modo con tutti, che dà a tutti le stesse “cose” commette una grossa ingiustizia, perché i ragazzi sono tutti diversi; giusto è dare a ciascuno quello di cui lui ha bisogno.

In sintesi: è necessario conoscere i diritti della persona e garantirli a tutti ( principio di

uguaglianza) ma ciò è possibile se conosco ciascuno nella sua differenza ( principio di singolarità ); e per ciascuno intendo la persona con cui vengo in contatto, ma anche il popolo, l’etnia ecc.

Quindi giustizia è dare all’altro ciò di cui l’altro ha bisogno, in quanto soggetto di diritti inalienabili e che si affinano in continuazione.

Giustizia è camminare insieme, in una relazione continua con l’altro.

E’ una forma di amore.

 

Laura Fersini

 

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