"La corda non si è spezzata": confronto sulla laicità a Firenze

Adista n. 71/2007

 

La laicità secondo le comunità di base. Questo il tema del volume presentato il 5 ottobre a Palazzo Vecchio di Firenze dal titolo "Laicità nella società, nello Stato, nella Chiesa". Il testo, edito dal Comune di Firenze e dall’Archivio storico della Comunità dell’Isolotto, comunità di base del capoluogo fiorentino, analizza il concetto di laicità dal punto di vista delle realtà operanti sul territorio e riporta alcuni esempi di buone pratiche e di esperienze concrete con cui confrontarsi. La presentazione del volume ha offerto la possibilità di un dibattito aperto al pubblico sul senso della laicità ai giorni nostri, a cui hanno partecipato Enzo Mazzi, animatore della comunità dell’Isolotto; Rosy Bindi, ministro per le Politiche della Famiglia; Luciana Angeloni, portavoce di un gruppo di donne della comunità dell’Isolotto, e i curatori del volume Tina Savitteri e Stefano Toppi.

Richiamandosi all’omonimo convegno svoltosi a Scandicci nel 1987, Toppi ha introdotto i numerosi spunti di riflessione offerti da quell’evento, confrontandoli con la situazione attuale. "Mentre procede rapidamente il processo di secolarizzazione – ha detto – assistiamo di pari passo a fenomeni che invitano a riflettere. Primo fra tutti quello degli ‘atei devoti’, di una cultura di provenienza laicista che assume aspetti devozionali di carattere pseudo-ideologico, a cui si accompagna parallelamente un processo di accelerazione della mediazione con i poteri religiosi". Inoltre – ha proseguito Toppi – è in atto una trasformazione degli atteggiamenti religiosi a partire dall’esperienza mitologica. "In vent’anni, si è consumata la distruzione delle certezze politiche e organizzative, che ci pone di fronte a mutamenti inaspettati, nei confronti dei quali la nostra società si trova impreparata ed impaurita".

Una testimonianza di questa paura del nuovo e dell’inaspettato è stata portata da Luciana Angeloni che ha presentato un percorso concreto di laicità intesa come "capacità di riappropriarsi della parola". La collaborazione tra le volontarie dell’Isolotto e le donne del campo rom del Poveraccio, infatti, ha portato alla stesura del libro "Mani di donne", scritto dalle profughe rom per fissare le storie tramandate di madre in figlia, fondate spesso solo sulla tradizione orale. Una sfida contro l’analfabetismo, ma soprattutto contro la paura del diverso.

"Negli anni Novanta, il Poderaccio aveva registrato un boom di profughi rom a causa del conflitto in Kosovo – ha raccontato la Angeloni – e la diffidenza della popolazione locale nei loro confronti era altissima. Così ci siamo messe insieme per affrontare questo problema". Il vero percorso di laicità, secondo la Angeloni, è stato lo sforzo di apertura e di ascolto reciproco per "uscire da schemi precostituiti".

Un concetto, quello della sfida del pluralismo, ripreso anche dal ministro Rosy Bindi, che ha incentrato il suo intervento sulla difficoltà della nostra società a confrontarsi con le differenze. L’errore fondamentale, secondo la Bindi, consiste nel sentirsi proprietari della verità "che invece ci è dato di conoscere solo in una delle sue molteplici sfaccettature". "Non dobbiamo temere le differenze – ha concluso il ministro –: dobbiamo piuttosto considerarle il nostro punto di forza". E proprio da questa considerazione è partito il ragionamento di Enzo Mazzi, animatore della comunità dell’Isolotto. Mazzi ha ricordato le riflessioni scambiate con don Lorenzo Milani riguardo alla ricerca di una laicità nel rapporto con le classi operaie. "Ci dicevamo che eravamo stati ‘evangelizzati dalle classi operaie’ – ha affermato Mazzi – in quanto portatrici di altissimi valori morali. Ci accorgevamo che la ricerca che ognuno di noi portava avanti nel proprio lavoro quotidiano andava incontro ad una forte conflittualità. Non pioveva dall’alto come un regalo benefico, la dovevamo conquistare. Era il ‘67. Ma ci ripetevamo di non spezzare la corda". Un segno di incoraggiamento in questa difficile ricerca di laicità è venuto dalle dimostrazioni di stima da parte del card. Silvano Piovanelli, vescovo emerito di Firenze, il quale, non appena insediato, aveva voluto ringraziare pubblicamente don Milani e visitare la comunità dell’Isolotto dicendo ai presenti: "Grazie di esistere". "La stessa pubblicazione di questo volume – ha concluso Mazzi – è un segno che la conflittualità sulla laicità è viva, ma che la corda non si è spezzata".

 

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