Comunità dell'Isolotto

 

Ciao a tutti,

DOMENICA MATTINA 3 FEBBRAIO ALLE ORE 10,3O alle baracche, via degli Aceri 1 Firenze, l'incontro comunitario verterà su alcuni contenuti, e sull'impatto che questi hanno avuto sul territorio, del libro della Comunità dell'Isolotto "Incontro a Gesù", edito nel '68, nel contesto di rinnovamento conciliare che caratterizzava quegli anni, in vista di una eventuale futura pubblicazione di materiali che ripercorrono l'esperienza comunitaria in ambito catechetico e pedagogico.

Verranno proiettate le belle foto con cui si apre ognuna delle schede di lavoro allegate al libro, mentrei bambini, che lo vorranno, potranno leggere i titoli delle schede. Ai bambini verrà anche spiegato che quel libro è stato l'inizio di un cammino, un processo che ha visto maturare la Comunità in nuove modalità educative laiche-religiose.

Ci tratterremo anche oltre l'incontro mangiando insieme (ognuno porta quello che vuole) e sfruttando l' occasione per socializzare il desiderio di alcuni di noi di far emergere testimonianze più o meno specifiche legate alla storia della Comunità.

Vi ho allegato un piccolo documento costituito da una premessa, scritta con il cuore, di un’autobiografia familiare tramandatami da alcuni miei stretti familiari: molti non ci sono più, altri sono ancora in vita. Sono persone che non sognavano altro che divulgare una testimonianza emergendo come soggetti che comunque hanno incarnato un ruolo nel quartiere.

Si trattava di un gruppo di cernitori di spazzatura, vecchi abitanti dell’isolotto, che videro nel modello di chiesa che si era affermato nell’Isolotto nascente, un riconoscimento profetico delle loro condizioni di ultimi, di chi da generazioni aveva vissuto nella miseria estrema, tenuti da tutti, in precedenza, a debita distanza come sottoprodotti del genere umano.

Il nuovo quartiere offriva inedite opportunità di riscatto e la nuova chiesa la premessa di un profondo rinnovamento.

I fatti che seguirono furono vissuti come un trauma, come un offesa. Il libretto del catechismo “Incontro a Gesù” veniva letto, da qualcuno studiato, infine conservato, unitamente ai vecchi attrezzi per l’attività di cernita, come un simbolo con profondi significati legati alla loro vita, alla loro storia e alla loro identità.

Il loro dissenso è stato forte, aspecifico e, apparentemente, silenzioso; la loro spiritualità trasversale ma, per quanto ho potuto avvertire, straordinariamente convergente, nei contenuti essenziali, anche con i percorsi successivi all’esperienza della parrocchia.

Incontro a Gesù è un libro certamente datato. Tuttavia, a quarant’anni dalla sua pubblicazione riteniamo opportuno riproporlo. Non come operazione di archeologia culturale ma per dare il senso di un inizio e quindi per rendere meglio comprensibili gli sviluppi di un cammino creativo che dopo quell’inizio ha avuto varie tappe fino ad oggi e altre forse potrà averne in futuro. Per questo alleghiamo una presentazione di materiali inediti prodotti dalla Comunità via via che l’esperienza si sviluppava e si trasformava nel tempo. Anche questi materiali sono datati. Li proponiamo non come modelli da riprodurre ma piuttosto come strumenti di confronto e di stimolo per chi sia già o voglia porsi in autonomo cammino di sperimentazione di una educazione religiosa laica e non convenzionale.

Un abbraccio a tutti,

Francesco, Elisabetta, Martina e Elena, Enzo

 


TESTIMONIANZA

(Premessa o prologo)

 

(Premessa di una narrazione che sto preparando, e che al momento, è costituita da molti appunti e annotazioni di testimonianze da riordinare)

 

Nel colorito ricordo, tutto primitivo e fanciullesco del V.le dei Bambini, suggestione e nostalgia si amalgamano e fanno da padroni.

Le scale dell’abitazione della nonna erano una meta rassicurante che anticipava il vero punto di approdo: la finestra che si apriva sul viale-giardino, uno stradone lastricato ai bordi, e al centro addobbato da un vivace boschetto.

In piedi, sopra la sedia, affacciato da quella balaustra, potevo impossessarmi segretamente di immagini che ora, nella memoria, nel percorso a ritroso verso le origini, si condensano di un velato splendore e di una dolce magia. Lo stretto legame tra i vegetali e la storia dell’ambiente che li ospita era intriso di sostanza spirituale alla quale mi sentivo saldamente legato. Da quella finestra le parole erano respirate come l’aria per poi essere custodite in segreto, quasi con gelosia.

Sentivo un senso di quiete anche quando i ricordi della nonna si bagnavano di lacrime, anche quando le parole le procuravano il riemergere di una sofferenza profonda che il volto non riusciva a nascondere. Quel mondo popolato di emozioni, ricordi, tristezze, non di rado punzecchiato dalla mia sfacciata curiosità, era lucido e dominato da una costante presenza critica e liberatrice della ragione.

La nonna si chiamava Almafida. L’essenza suggestiva del nome, nella sua composizione e complessità, era in qualche modo speculare all’unicità dell’immagine che mi voleva trasmettere: un’unica immagine ma costituita da tre oggetti, tre oggetti misteriosi, gelosamente riposti nel sotto-scala, adibito a rifugio e a custodia di quel passato gravato dalla dolcissima ansia di essere trasmesso.

L’origine della storia era irradiato da quelle figure che apparentemente, nella loro staticità, sembravano segnarne la conclusione.

Non era facile spiegare ad un bambino il significato e il legame dei tre oggetti ma la voglia di farlo certo non mancava. Forse, soddisfare quella curiosità era l’occasione da tanto cercata, il momento per dare una storia a una famiglia di ‘senza storia’, un volto a dei ‘senza volto’. Era lo straordinario e appassionato inizio delle vivide e interminabili narrazioni che gravitavano su quell’ immagine seminata dai ricordi e levigata dai sogni.

<<Io quelle robe lì ce l’ho dentro l’anima. Quei due attrezzi - soggiunse la nonna puntando il dito - sono un forcone e un marraffio e servivano al tuo babbo, ai tuoi zii e ai tuoi nonni per scegliere la spazzatura. In questo incarto>>- proseguì sollevando un sottile pacchetto legato con spago da cucina <<tuo zio Walter ha voluto conservare un libro>>.

Con le mani tremanti ma decise prese a spacchettare. La carta e lo spago furono posati con cura su uno sgabello di legno, quasi ad assicurarsi un intimo ed esclusivo contatto con il libro.

Nella sincerità di una lunghissima pausa di silenzio pregustai la drammaticità e la passione di quanto da lì in poi sarebbe stato detto.

Cominciai allora ad incalzare con le domande. Volevo dei chiarimenti. Qualcuno in famiglia mi aveva già parlato di certi fatti…; sentivo vorticare nella testa memorie non mie ma che in qualche modo mi appartenevano.

La nonna, allora, fiera del suo ricordare mi disse: lascia che ti spieghi…

La nonna mi fece notare che il libro era intitolato “Incontro a Gesù” e aggiunse: <<Gesù era amico di noi poveri e nessuno ce lo aveva mai detto! S’era schiavi dell’ignoranza e della miseria, si mangiava pane e moccio… quando si era fortunati ad avere il pane! Abbiamo vissuto l’inferno, l’inferno quello vero non quello inventato… Com’era lontano Dio! Come si tenevano a debita distanza coloro che nel tempio predicavano in suo nome…>>poi - spiegò la nonna singhiozzando - arrivò un soffio di vento e un brivido di speranza, <<sembrava che dall’inferno si potesse uscire, qualcuno si era messo a cercare Dio proprio tra la gente come noi ma…>> - soggiunse la nonna soffocando il singhiozzo – <<qualcosa si ruppe e noi nonavevamo ancora imparato a reagire…>>

 

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