In missione nella terra del popolo Wayùu

 

Quando il Comitato Piazza Carlo Giuliani Onlus mi propose di essere presente all'inaugurazione della Casa de las mujeres Wayùu nella regione della media Guajira nel nord della Colombia, non immaginavo la intensa anche se breve esperienza che avrei fatto. Partecipe assieme alla senatrice Giovanna Capelli del Prc-SE , della missione che l'associazione A Sud, presieduta da Giuseppe De Marzo, ha organizzato dal 24 agosto al 10 settembre,  ho avuto l'opportunità di avvicinarmi ad una realtà economica, sociale  e culturale inquietante ma anche esaltante.

Inquietante per le condizioni che  parecchie comunità del popolo Wayùu da noi visitate vivono: riserve senza acqua, con case quasi sempre fatte di terra e paglia, prive di  servizi di base, circondate da attività produttive che, inquinando aria, acqua e terreni, causano gravi malattie soprattutto ai bambini  , con livelli di disoccupazione che giungono  al 50%.   Comunità soggette ad una continua espropriazione culturale, sottoposte ad un asfissiante e intimidatorio controllo dell'esercito, presente sul territorio con innumerevoli posti di blocco,  ma quello che è più terribile continuamente minacciate dalle organizzazioni paramilitari. Queste, stando alla “Ley de Justicia y Paz del 22 luglio del 2005” si sarebbero dovute sciogliere ma concretamente continuano, sotto altre forme e con l'avallo di chi è in settori chiave degli apparati dello stato e del governo Uribe,  a terrorizzare l'indomito popolo Wayùu. Solo negli utimi anni, dei 200 crimini commessi nella sola zona di Maicao, ben 94 hanno colpito uomini, donne , giovani e anziane di otto piccole comunità Wayùu.

Esaltante per l'accoglienza piena di calore, di passione che le persone di queste comunità ci hanno dimostrato, per la fiducia che ha permesso loro di presentarci i gravi problemi che vivono, per la forza d'animo che hanno espresso, per l'organizzazione comunitaria che permette loro di  condividere la vita di tutti e di ciascuno, per la capacità di autorganizzarsi; in tutto questo è davvero  fondamentale la forza di un gruppo di donne, assediate ma non domate, che si sono costituite in Associazione; il  Comitato ha contribuito  a realizzare la Casa delle donne Wayùu,  luogo di incontro ma anche di lotta che  la forza creativa delle donne va sempre più esprimendo.

In tutti gli incontri avuti con le comunità Wayùu, siamo stati accompagnati da Luis Evelis Andrade, presidente del Comitato esecutivo dell'Onic, cioè della Organizzazione delle nazionalità  indigene  colombiane; proveniente dalla terra del Chocò, già prete perseguitato, amico di alcuni teologi della liberazione, da anni è impegnatoperché ai popoli indigeni venga riconosciuto, secondo la Costituzione colombiana del 1991, la piena sovranità.

In tutte le case dove siamo stati accolti  è risuonato il nome di Carlo e del Comitato; Paola, una donna dell' Associazione che ci ha ospitato la notte del 2 settembre, ci dava la bella notizia di avere dato al figlio di appena quattro giorni anche il nome Carlito.  L'emozione è stata grande giovedi pomeriggio 5 settembre al momento dell'inaugurazione della Casa delle donne Wayùu, costruita nel territorio di Maicao, nel punto strategico delle Cuatro Vias.  La partecipazione di circa 200 persone, in grande prevalenza donne, provenienti da diverse comunità,  esprimevano con i colori dei vestiti, con il sorriso dei volti, la gioia di un inizio che  stava per realizzarsi: l'inizio di un cammino pieno di rischi ma anche di progetti da realizzare. Attorno alla targa,  che ricorda  Carlo Giuliani ucciso mentre manifestava in favore dei popoli, c'è stato un grande abbraccio ma anche la volontà manifesta di  lavorare assieme sugli obiettivi della missione:   la cessazione della violenza da parte del potere militare, economico e politico, la fine dell'impunità per i criminali, la denuncia del silenzio, pressocché unanime dei media nazionali ed internazionali , la protesta contro l'inerzia se non la connivenza dei governi dei paesi europei, il doveroso risarcimento per le inaudite violenze subite da questo popolo di circa 300.000 persone.

 

Peppino Coscione. 

 

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