Teologia e pluralismo religioso

 

Carissime/i, ho trovato molto proficua la letturadel numero 1/7 di Concilium. Vi sono riflessioni serie e profonde sul come oggi la teologia deve porsi di fronte al pluralismo religioso. Ho pensato di fare un servizio utile come sollecitazione alla completa lettura, offrire una parziale presentazione attraverso un breve “florilegio” di quegli input che mi hanno particolarmente stimolato.

Le religioni, come costellazioni di testi,precetti,riti ed elaborazioni teologiche formano vere cattedrali semiotiche. Ma queste cattedrali possono trasformarsi in carceri a seconda del valore epistemologico che venga conferito ai loro segni e simboli” ( J. Melloni, pag.89 )

Quale valore epistemologico appunto: quello esclusivo o al massimo inclusivo, proprio del magistero ecclesiastico cattolico, e non solo, o quello che riconosce ed accetta positivamente il valore epistemologico emetodologico del pluralismo, non solo delle religioni ma anche all’interno di ciascuna religione.

Il dialogo interreligioso porta a rendersi conto che una religione è un accostamento, cioè una prospettivizzazione di Dio che viene configurata dalla sua ottica di accesso”( J. Melloni,pag91)”

Un richiamo questo a quella storicizzazione che, come dice Marcello Vigli nel suo ultimo libro, cerca di comprendere l’oggi riconducendo correnti di pensiero, orientamenti culturali, religioni, ideologie, cosmovisioni, e le strutture sociali e istituzionali che ad esse s’ispirano al contesto spazio-temporale al cui interno sono nate.

Ci sono fantasmi che le persone immaginano e credono sinceramente di aver visto volteggiare per aria. Ne esistono altri inventati anche se, dopo essere stati creati, sembrano acquistare vitapropria.Lo stupore e l’onda di paura che alcune istituzioni e persone hanno creato attorno alla pluralità di culture e al pluralismo religioso, appartengono a questa seconda famiglia” (M. Barros, pag.64)

“La ierodiversità mette in crisi qualunque tipo di totalitarismo della verità sia esso ammesso e palese( ancora presente in certe posizioni e dichiarazioni gerarchiche ), sia esso diplomatico e cortese ( nonostante si riconosca lo stesso come detentore della verità )" (M. Barros, pag70)

Gli apparati ecclesiastici infatti sono preoccupati di perdere sicurezza e potere, ma non si rendono conto che solo riconoscendo non tollerando il pluralismo il vangelo può essere disponibile ad una contaminazione feconda; infatti

“Nella misura in cui lo Spirito divino vince la religione, esso impedisce la rivendicazione di assoluto avanzata tanto da parte della chiesa quanto da parte dei suoi membri. Quando lo Spirito divino è efficace, viene rifiutata la rivendicazione da parte di una chiesa di rappresentare Dio ad esclusione di tutte le altre. La libertà dello Spirito si oppone a questa pretesa" ( P. Tillich, pag. 39 )

Ma lo spunto più profondo e originale, e capita sempre più spesso, viene da una teologa, Lieve Troch, soprattutto nel suo riferimento ad Aloysius Pieris, esperto in buddismo e teologo cristiano asiatico, e alle tre forme di magistero di cui egli parla. Due sono sempre sottolineate e invocate come le uniche: quella della guida nelle chiese cristiane e quella dei teologi e degli studiosi che trattano della diversità attraverso la discussione sull’esclusivismo, l’inclusivismo e la teologia del pluralismo.

La terza ha luogo in quelle che Pieris descrive come “comunità umane di base” “luoghi in cui credenti di diverse religioni insieme con non credenti collaborano, nell’azione e nella discussione, alla liberazione di quanti sono emarginati e alla trasformazione delle relazioni.In queste comunità l’identità religiosa non gioca alcun ruolo primario e il dialogo sulla religione non è fine a se stesso. L’unicità del contributo di ciascun osi rivela nell’agire per la liberazione, che avvia a sua volta una trasformazione della società.Queste comunità sono loci theologiae, luoghi di rivelazione in cui il parlare autoritativo sul divino può assumere nuovi profili” ( L. Troch, pag.99 ), concetto che coincide con quanto sottolineato verso la fine del suo libro da Marcello Vigli: “La fede vissuta fuori dagli schemi della religione e della teologia filosofica, nel trovare nella laicità la sua dimensione più vera, nutra una spiritualità più autentica" ( Contaminazioni, pag. 294 )

La sfida fondamentale, come dice Faustino Teiera, è di tessere nuovi cammini capaci di favorire un ampliamento della ragione e dello sguardo per poter vedere con chiarezza: è anche il compito di ciascuna/o di noi facente parte di una comunità cristiana di base.

 

Peppino Coscione. 

 

[torna indietro]