Lettere

Il manifesto, 14 febbraio 2007

 

Chiesa e gerarchia


Dalla prima pagina di ieri mi viene urlato «Dico: la chiesa si scatena». Ma dove? Ma quando? A pag. 8 si parla di «quei due: Ratzinger e Ruini...» così va meglio, anche se De Cillis nel corso dell'articolo parla di quei due e di chiesa come fossero sinonimi. Basta! Per favore: quante volte vi abbiamo chiesto di fare chiarezza, di distinguere... perché il simbolico costruisce la realtà. Se continuiamo a immaginare e dire «chiesa» parlando dei vescovi o dei preti, continueremo davvero tutti e tutte a credere che siano la stessa cosa. Invece no. Intanto di chiese in Italia ce ne sono tante: non è rispettoso delle differenze parlare di chiesa come se quella cattolica fosse l'unica. Poi la chiesa cattolica è una realtà molto variegata, per fortuna: la gerarchia, con a capo il papa, successore dell'imperatore romano «pontifex maximus», non è la chiesa; ne è una componente per chi la riconosce e la accetta. Anche Ruini dice che faranno un documento vincolante «per chi riconosce il magistero della chiesa». Allora, per favore, fate uno sforzo, che mi sembra giornalisticamente dovuto: dite «gerarchia cattolica» quando parlate di papa e vescovi, e dite «chiesa cattolica» quando parlate dell'insieme delle persone battezzate con quel rito, avendo ben chiaro che si tratta di una realtà non totalmente omologata. Vi voglio bene.

Beppe Pavan

 

 

 

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