CdB di Pinerolo

Dare o scegliere di dare…

 

Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Di chi è questa immagine e l'iscrizione?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
 (Matteo 22,15-21).


Mi piace iniziare alcuni pensieri su questo notissimo brano di Matteo con quanto ha scritto Peppino Coscione della Comunità cristiana di base di Genova su ADISTA del 4 ottobre:

“In quel giorno, in piazza san Pietro un gruppo di persone timorate di Dio che avevano però interiorizzato una cultura quanto meno xenofoba, si è avvicinato ad un monsignore molto addentro nei palazzi del Vaticano e del Parlamento italiano e gli hanno posto la seguente domanda: "Monsignore, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio con sincerità e non ti curi delle reazioni di nessuno, perché tu non guardi in faccia agli uomini. Dicci pertanto quel che pensi: "È lecito obbedire ad una legge di stato che dichiara reato l'immigrazione clandestina?" Il monsignore con prontezza ha risposto: "È evidente che l'immigrazione clandestina è un reato; la Chiesa (cattolica, s'intende!) non difende l'immigrazione clandestina come fenomeno in sé, semmai difende le persone che una volta che sono sul territorio hanno dei diritti. Non si possono ributtare in mare, occorre dare loro un sostegno".

Ho desiderato fare questa citazione perché sento questa tematica estremamente presente nella nostra vita di credenti e di cittadini/e.  In questi tempi passati quante persone si sono credute in diritto di ubbidire comunque a Dio e di commettere grandi errori e distruzioni. Eppure il brano è di una semplicità e di una radicalità disarmante.

Una breve introduzione

Questo tributo, imposta dall’autorità di Roma dal momento della sua occupazione, era dovuto da ogni Giudeo adulto ed era anche un segno della sudditanza ad un potere straniero. E’ una problematica importante perché si doveva versare un tributo ad un re straniero, per giunta pagano.

I farisei, dice il brano, “andarono a tenere consiglio per coglierlo in fallo nella parola”. In questo colloquio-interrogazione sono chiaramente presenti due gruppi di oppositori al regime: i farisei sul piano religioso avvertono la difficoltà di accettare il potere romano di occupazione, ma non propongono la rivolta armata come gli zeloti; gli erodiani accettano di buon grado la presenza romana e contestano la lotta armata dei fanatici religiosi.

La domanda posta a Gesù risente degli scrupoli religiosi dei farisei, ma nello stesso tempo rivela la loro intenzione e quella degli erodiani di coinvolgerlo nello schieramento politico pro o contro il potere di occupazione romano. Gesù sfugge all’insidiosa domanda trasferendo la questione dal piano ideologico a quello pratico dove si innesta la decisione religiosa che riguarda il rapporto con Dio.

“L’originalità di Gesù sta nel coniugare la scelta pragmatica di pagare le tasse a Cesare con l’opzione religiosa della fedeltà a Dio. Quello che appartiene a Cesare nel contesto immediato della discussione è ben definito: il denaro, simbolo del potere politico e amministrativo. Quello che appartiene a Dio si può determinare sulla base dell’immagine di Dio che offre l’intero evangelo sullo sfondo della tradizione biblica. L’affermazione del credo di Israele e confermata da Gesù è chiara: ‘Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio. Il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le tue forze’ (Dt 6, 4-5; Mt. 22, 37)…. La fedeltà all’opzione religiosa è la migliore garanzia per una sana laicità nella prassi politica e nello tempo offre la piattaforma per fondare la libertà religiosa” (Rinaldo Fabbris, Matteo,  Borla,  pag. 468).

Indubbiamente questa tematica era presente nelle prime comunità: infatti il brano è riportato da tutti i tre evangeli sinottici. D’altra parte il rapporto con un potere, oserei dire ancora provvidenzialmente pagano, interpellava i seguaci di Gesù.

E oggi…

L’interrogativo è totalmente diverso dal brano: non vi sono monete con l’immagine di Berlusconi o… anche se spesso è come ci fossero! Eppure il conflitto fra fede e politica accompagna tutta la nostra vita in modo sempre più massiccio. Certo in casa nostra la situazione è molto più pesante a motivo della presenza del papato e di una conferenza episcopale italiana che pensa di essere ai tempi di Costantino e Teodosio.

La risposta che Peppino Coscione mette sulla bocca dell’ipotetico monsignore a proposito dell’immigrazione clandestina non fa una grinza. Sarebbe stata la stessa che il quesito fosse stato relativo alla 194, alla scuola laica o confessionale, al testamenti biologico, alla democrazia nella chiesa gerarchica…? I richiami purtroppo sono infiniti.

Lo stesso termine  cristiano unito a realtà associative, culturali o politiche può creare perplessità e confusione. Il motivo credo sia soprattutto di natura storica. Ad esempio anche se la Dc aveva fra i suoi uomini migliori un senso dell’autonomia dello stato marcata, di fatto era legata alla chiesa e alle parrocchie italiane. E gli esempi non mancano dai teocom agli atei devoti, ai partiti della stessa sinistra…

Certo, oggi nel nostro paese siamo preoccupati per una situazione economica che, aldilà delle speculazioni della borsa, ci sta investendo e ci investirà in modo pesante ancora per parecchio con i suoi risvolti economici negativi.  Eppure, accanto alla difficoltà di avere letteralmente il pane, del lavoro per i nostri figli, di pensioni che consentano di sopravvivere… occorre aver presente che uno stato veramente laico è la migliore garanzia per società più giusta, per quanto possibile fra le contraddizioni quotidiane.

Se i credenti sono veramente dei cittadini/e liberi e liberati allora non si aspetta dal pulpito la soluzione a tutte le problematiche etiche che ci stanno attorno, dal testamento biologico alla fecondazione assistita, alla 194, ad una scuola pubblica che impegna risorse economiche e che è centro di integrazione e di convivenza di differenze culturali e antropologiche…

Se non possiamo delegare ad altri la nostra fede, non dobbiamo nemmeno delegare ad altri come vivere la nostra fede nell'evangelo di Gesù. Non si tratta solo di trattare e scendere a patti, si tratta di rivendicare la libertà come uomini e donne ed il rispetto per ciascuno di vivere la propria fede o di non vivere una fede. Una maggioranza, di fatto fittizia,  non può imporre ad una nazione scelte etiche in nome di una fede che non appartiene e giustamente non può appartenere a tutta la popolazione. In questo anno si è ricordato i 60 anni della promulgazione “dei diritti dell’uomo” fatta nel lontano 1948.

Dobbiamo interrogarci fino a che punto siamo su questa strada nella vita sociale in Italia ma che nella chiesa-gerarchia. Soltanto se abbiamo il coraggio e la lucidità di valutare, giudicare e, di conseguenza, agire per quanto possiamo nella nostra realtà, potremo dire che il brano di Matteo non è stato come acqua sulla roccia , ma ha inciso un pochino il nostro cuore. Buona domenica…

Memo Sales

 

 

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