Leggendo la prima lettera di Paolo ai corinti

 

Abbiamo letto, per la terza o quarta volta, la prima lettera di Paolo alla comunità di Corinto. Questa volta il Servizio di Direzione l’ha proposta ai gruppi biblici come stimolo alla riflessione su comunità e ministeri, che sarà il tema del seminario nazionale CdB del prossimo 8 e 9 dicembre. Nel nostro gruppo questa riflessione è avviata da circa tre anni, con grande coinvolgimento, e siamo consapevoli che questo cammino ci aiuta a leggere la lettera di Paolo con un’attenzione e una consapevolezza nuove.

   1. Paolo è guidato e sorretto da intenzioni pastorali e da preoccupazioni comprensibili nei confronti della comunità che ha aiutato a costituirsi. Non solo; convinto, come sembra, che la fine del mondo sia vicina, con tutto l’immaginario riguardante il ritorno del Cristo glorioso, cerca in tutti i modi di convincere più gente possibile a convertirsi e a perseverare nelle pratiche della vera religione (capp. 8 – 9 – 10).

   2. Paolo è uomo del suo tempo, non c’è dubbio. Intriso di cultura patriarcale, predica con convinzione la gerarchia “naturale” tra uomo e donna, voluta da Dio così com’è narrata nel mito biblico di Genesi: l’uomo è superiore, è “capo” della donna; sopra l’uomo c’è Gesù e sopra tutti/e/o c’è Dio, il fondatore di questo ordine cosmico.

   3. In questa catena gerarchica Paolo ricava la propria autorità, ovviamente, da Gesù, che gli si è rivelato e l’ha adeguatamente istruito. Perciò si sente in diritto e dovere di dare disposizioni alla comunità, addirittura ordini (7,10)... rifiutando di discutere le eventuali obiezioni o proposte diverse (11,16).

   4. Certo, la lettera è un intreccio di cose belle e di altre meno belle, di riflessioni assolutamente condivisibili (l’inno all’amore, l’invito alla coerenza, al rispetto per le fragilità altrui....) e di altre inaccettabili, come la sua dottrina sulla gerarchia “naturale” tra i sessi e sull’inferiorità della donna. E’ vero che riconosce pari dignità a uomini e donne in alcune pratiche comunitarie (pregare e profetizzare)... ma in 12,28 esclude dalla chiesa universale di Dio tutti e tutte coloro che non sono parte della chiesa degli apostoli, dei profeti, dei dottori...

   5. E, infine (ma solo per non farne un elenco infinito), Paolo è il caposcuola della teologia sacrificale, che ci appare come un’elaborazione culturale intellettuale, non necessaria per la fede semplice di chi aveva bisogno di incontrare il Gesù “storico” che praticava e predicava l’amore, la cura delle relazioni e relazioni di cura, di condivisione, di solidarietà...

   6. Qual è il “salto ideologico” che compie poi la teologia istituzionale? Trasforma una lettera a una comunità in “parola di Dio” e, quindi, in dottrina universale. Già Paolo (7,17) dà ordini “a tutte le chiese”; trasmette ai Corinzi ciò che ha ricevuto “dal Signore” (11,23); addirittura l’organizzazione della comunità è opera di Dio (12,2,8). E anche questo elenco potrebbe essere lungo.

   7. Desideriamo sottolineare due derive pericolose (la storia del cristianesimo ce le documenta) della sua dottrina:

·        La prima ci sembra di individuarla in 12,28: “Iddio pose nella Chiesa in primo luogo degli apostoli, ecc...”. Possiamo leggere così: la chiesa cristiana, e poi quella cattolica, è la chiesa che Dio ha costituito con apostoli, profeti e dottori a capo e, sotto di loro, gli altri carismi e ministeri. Questa è l’unica vera chiesa di Dio: tutti gli altri popoli sono “pagani”, non sono chiesa di Dio... a meno che non si convertano. Esattamente la dottrina ancora attuale del Vaticano. Invece Gesù predicava la conversione come cambiamento del cuore e delle pratiche di vita, rispettando la fede religiosa di ebrei, romani pagani, samaritani, siro-fenici, ecc...

·        la seconda deriva è nascosta nell’intreccio tra le cose belle e condivisibili che scrive Paolo e quelle che, come abbiamo evidenziato nei punti precedenti, non riteniamo assolutamente di poter condividere. Ma dichiarando “parola di Dio” quelle belle che vengono lette dall’altare, si fanno diventare parola di Dio anche le altre. Che magari non vengono lette, ma servono a fondare le norme del diritto canonico e le deliberazioni vaticane che continuano a sostenere, ad esempio, la superiorità maschile nel mondo come ordine naturale voluto da Dio. Noi pensiamo che sia conveniente e necessario affermare con chiarezza che tutte le cose che scrive sono “pensiero e parola di Paolo”, compreso il bellissimo inno all’amore del cap. 13. Così anche noi ci sentiamo responsabilizzati/e a pensare con la nostra testa, esattamente come faceva lui con la sua. Secondo: Cristo e Dio sono la fonte dichiarata della sua autorità e, quindi, la fonte eterna dell’autorità di tutti i gerarchi successivi. E’ indispensabile smontarla. Inoltre, Gesù non ha fondato nessuna chiesa cristiana, è vissuto e morto da ebreo frequentatore del tempio e della sinagoga. Quindi le prime comunità, come quella di Corinto, non hanno nulla di “modello universale” perchè voluto da Gesù, ma si sono organizzate come hanno ritenuto più opportuno. Così dev’essere per noi oggi:

Ø        pensare con la nostra testa, senza copiare nulla come se fosse “parola di Dio”;

Ø        organizzare la vita delle nostre comunità senza cercare nelle comunità di Paolo un modello necessario;

Ø        può essere utile cambiare anche le parole (carismi, ministeri, presbiteri, episcopi...), per autonomizzarci da quei modelli e dalla dottrina che li perpetua con lo scopo di perpetuare soprattutto l’autorità dei gerarchi;

Ø        se non smontiamo queste giustificazioni della tradizione, non riusciremo a decostruirla ed essere abbastanza liberi/e per costruire comunità e percorsi di fede veramente dal basso, di base. Diciamo questo perchè sentiamo ancora anche in noi la presenza e il peso di quei modelli.

Abbiamo scritto queste cose perché sono le riflessioni che la lettura della prima lettera di Paolo ai Corinti ci ha stimolato. Crediamo utile che ci sia in noi questo fermento. Non intendiamo assolutamente imporre nulla alla comunità, ma soltanto comunicare le nostre riflessioni e chiedere a donne e uomini della CdB di prenderle in considerazione.

Gruppo biblico del lunedì sera (casa Galetto-Pavan)

 

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