Oggetti Smarriti

 

Quella mattina David era rimasto libero perché il direttore del Centro culturale ebraico-cristiano gli aveva dato buca e così gironzolava per Gerusalemme vecchia, alla caccia di qualche cosa di interessante da raccontare in Italia.

Sulla porta di un vecchio edificio c’era la scritta “Oggetti smarriti” e David suonò il campanello. Il vecchietto che aprì si ripulì gli occhiali per guardarlo bene e gli disse: “Se ha perso l’ombrello torni dopo mezzogiorno perché adesso è chiuso”. “Sono un giornalista - rispose David – ecco qua i documenti: David Gabrielli, corrispondente di Confronti, vorrei visitare il settore degli oggetti antichi”. “Faccia un po’ – disse brontolando il vecchietto – voi giornalisti non avete niente da fare e venite solo a disturbare, tanto non c‘è niente di importante, solo roba ammuffita che nessuno cerca più”.

Superati gli scaffali pieni di borse, cappelli e ombrelli persi da turisti distratti, arrivarono al magazzino delle anticaglie e lo sguardo di David cadde su dodici ceste di pani induriti come pietre e ammuffiti.

“E queste che sono?”. “E’ una storia vecchia e risaputa – disse il vecchietto – una volta un certo Gesù, che aveva “i poteri”, dette da mangiare pane e pesce a 5000 persone che lo avevano seguito nel deserto ma, poiché fu un po’ esagerato, avanzò tutto questo pane. Lui lo fece raccogliere perché non andasse perduto. La gente invece, a questo prodigio ci prese gusto e gli andò dietro pensando, “vedrai che ne fa dell’altro e fresco” e così lasciarono tutta questa roba che nessuno ha più voluto. Poi, a quelli che lo seguivano, Gesù disse: “voi mi cercate perché vi ho dato da mangiare ma io l’ho fatto per farvi desiderare di mangiare le mie parole che sono amore, libertà, responsabilità e condivisione”. Ma quelli a sentir parlare di amore e di responsabilità se ne andarono quasi tutti dicendo ‘il pane della volta scorsa era buono ma questo pane che ci vuol dare oggi non è per i nostri denti’ e lo lasciarono solo con quei pochi illusi che ancora lo seguivano sperando di ricavarci qualche cosa”.

Un po’ più in là c’era un secchio arrugginito: “e questo che ci sta a fare?” chiese il nostro pellegrino. “Dicono che il fatto risalga allo stesso Gesù, quello che faceva perdere la roba a chi lo stava a sentire. Qui è tutto pieno di barche, reti e perfino chiavi, chiavi di casa perdute da chi cercava le chiavi del regno. Questo è un secchio che una donna di Samaria lasciò vicino al pozzo di Giacobbe. Quando Gesù le aprì gli occhi sulla sua vita e le spiegò che, invece di fare collezione di uomini, poteva far sgorgare dal cuore l’acqua dell’amore, lei che si era attaccata alla sua certezza ‘io il secchio ce l’ho e tu no’ buttò il secchio e seguì Gesù.

Poi lei si è ricomprata un secchio, perché per casa ci vuole anche l’acqua di pozzo e per prenderla ci vuole il secchio, ma nel momento di entusiasmo per aver capito quale sorgente di amore aveva sprecato nella sua vita e come poteva ritrovarla, la donna abbandonò il secchio ed eccolo qua”.

Sulla porta dell’ultima stanza c’era una scritta: “I dodici troni” e David ci cacciò subito gli occhi e domandò al custode: “questi di chi sono?”. “Fu sempre lo stesso Gesù – rispose il vecchio – che amava parlare per metafore, promise i troni ai suoi discepoli, dodici troni per guidare le dodici tribù di Israele, ma poi spiegò che il vero trono è la croce della responsabilità e della dedizione, così i troni sono rimasti qua”.

David era un maledetto curioso, entrò nella stanza e contò i troni: “Perbacco – esclamò – non sono dodici ma undici, dove è finito il dodicesimo?” “Tanto tempo fa è venuto uno da Roma e ha detto che un trono era suo e se lo voleva portare via. Io ho resistito perché così mi scompagnava la collezione e smentiva la scritta sulla porta; ho perfino cercato di dargli in cambio un altro oggetto, gli ho proposto di prendersi il grembiale che Gesù aveva indossato per lavare i piedi ai discepoli, ma quello aveva idee chiare ‘macché grembiale e grembiale, io voglio il trono, mi serve per appenderlo sotto la cupola di San Pietro a Roma’ e se l’è portato via. Quello, secondo me, il discorso del secchio abbandonato e della croce da cui servire i poveri e dare amore, lo aveva capito a modo suo!”.

David si rabbuiò un poco ma poi si calmò e disse: “Questa voglio proprio raccontarla ai bambini di Roma”.

 

(Giovanni Franzoni)

 

 

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