Testata sito CdB
CHIUDIVAI AL SITO

L'ALTRO

di Ignazio Demuro

Ai tempi nostri si usavano i cineforum, che valevano perché si vedevano i film e poi si discuteva. Dopo certi cineforum venivano fuori decisioni come nel ‘68 o addirittura qualcosa di più. Poi sono passati un po' di moda, hanno perso molto interesse, perché forse gli effetti speciali hanno tolto un po' d’interesse a quello che poteva causare le discussioni. Però vedere le cose nella loro realtà credo sia molto importante: per esempio molti di voi avranno riconosciuto il professore dell'Attimo fuggente, i suoi momenti "ricchi", quando fa salire gli studenti sulla cattedra e quando poi nel momento della " sconfitta " i suoi alunni seguono bene il suo esempio decretandone la rivincita.

Ma il messaggio completo viene da tutto il film, per chi lo ha visto, che ci ricorda un messaggio un po' doloroso: uno studente si è ucciso, e nella memoria del professore c’è questo studente che non c'è più!

E allora bisogna considerare il " testo " e il " contesto ": le cose nella realtà in cui viviamo vanno viste tutte nell’insieme. Per cui per esempio anche la condanna dura del preside (che qui viene messo alla berlina) deve essere vista in un contesto che può anche essere buttato all’aria. Ma questo è molto difficile! Quanto è dura e difficile!

In questi giorni ho vissuto una cosa un po' vergognosa per me, ho ricevuto come uno schiaffo da una mia nipotina che oggi non può essere qui: Valeria!

All'aeroporto di Alghero, accompagnando Irene che andava in colonia con Valeria, ho incontrato una coppia che conoscevo molto bene. Non conoscevo la loro bambina, ma conoscevo molto bene la coppia, e mi sono detto: " Mamma mia che antipatici, chissà cosa succederà!" Valeria deve avere aver capito qualcosa, e dopo quindici giorni, al ritorno, quando ho chiesto com’è andata, mi ha risposto "Molto bene, specialmente con Maria Laura!" La bambina che io avevo additato come una possibile antipatica, perché figlia di grandi antipatici, era diventata invece la grande amica.

Ecco: giudizio e pregiudizio!

Io non sono molto bravo in questi giochi, ma facciamo un esperimento.

Adesso dico un nome e chi ha quel nome si alza in piedi. Diciamo Francesco (si alzano in tre). Perché vi siete alzati in tre? Perché era un nome! Ma se dicessi Francesco Napoli? (resta uno solo in piedi) o se dicessi Francesco di Napoli (un altro in piedi)?

Se devo individuare una persona certe volte il nome non basta, ci vuole il cognome e molto di più. " Nome " e " cognome ": la preposizione! Nella nostra vita a volte ci passiamo su alle piccole sciocchezze. Diciamo delle paroline, delle piccole sciocchezze. Che certe volte non dico che provochino dei suicidi, ma cose molto molto pesanti. La parolina!

Avete sentito quei due innamoratini (riferimento a "Come te nessuno mai")? Lei gli aveva detto "Ti amo da sei mesi" e lui "Da sei mesi pensa proprio a me".

Le paroline, le piccole cose, servono proprio per la conoscenza, la conoscenza che per noi è difficile: prendiamo delle cantonate una sull'altra.

Lo raccontavo l'altro giorno a Tonino, il padre di Chiara e Anna, di quello che una volta nel deserto andava disperato perché era solo. Ma a un certo punto ha visto una figura, e quasi se la faceva addosso perché quella figura era quasi un mostro, vista da lontano. Non può che essere un mostro e quasi quasi era meglio solo nel deserto che con quel mostro.

Ma andando avanti le cose cambiano: quello non è un mostro, ma un uomo. Con quali intenzioni non si sa, ma comunque un uomo!

E avvicinandosi ancora di più…"Ma quello è mio fratello!"

Quando è entrato in contatto diretto con lui ha riconosciuto il suo fratello. Quando è entrato in contatto diretto, allora ha conosciuto fratello: il problema concreto è la conoscenza.

Il problema del conoscerci a fondo è il problema essenziale per conoscere questo " Io " che è un po' lupo e un po' agnello, che è Jeckill e Hyde, che è un guazzabuglio dentro di noi.

E allora in questi giorni tiriamoci cosa vogliamo fare. Personalmente, come da tanti anni, come quando ero in Brasile, vengo a imparare. Voi dovrete insegnarmi a bazzicare in questo mondo in cui traffico da 68 anni, senza capirci granché.

Né io né gli altri adulti presenti qui vogliamo farvi "formazione", ma vogliamo migliorare la vostra " forma ", come faccio con mia figlio. Nel film abbiamo visto il padre che è avvocato e che ha anche vinto la causa contro la Ford, pretendere che il figlio faccia altrettanto magari contro la General Motors. Quello è un tipo di " educazione ". O l'educazione come istruzione. "Ti do le chiavi di lettura e con queste chiavi avrai successo, sarai invincibile perché avrai strade aperte davanti a te!"

E per quanto riguarda noi di formazione cattolica: l’imitazione di Cristo. L’imitazione come esempio: guarda me, guarda i santi, segui le orme che hanno seguito tanti altri e vedrai…Sarai un persona buona, perfetta.

Questi modelli hanno senz’altro fondi di verità, vi sono elementi di grande valore. Però non sembra che valgano molto per una vera "educazione", nel senso del "venir fuori", dell’educarsi da solo (e-ducere = tirare fuori).

La gabbianella? "Ma tu hai le ali", le dice la bambina, "Puoi volare!"

L’educazione è interazione, cioè agire insieme. Se agiamo tutti insieme ascoltando la realtà, percependo la realtà, ma soprattutto agendo socialmente (l’uno che educa l’altro, educarsi a vicenda, gli adulti che vengono educati dai ragazzi, dai bambini), anche se è una cosa un po’ difficile, ho l’impressione che in questi due giorni – io certamente ci guadagnerò moltissimo – ognuno di noi ci guadagnerà un bel po’.

Non saranno due giorni di vacanza. Mi ricordo di un detto della regione in cui mi trovavo in Brasile, nel Marañao (la parola significa "mare o no", perché per sei mesi l’anno si copre tutto d’acqua ad in quei mesi si possono raggiungere gli altri villaggi solo in canoa), che recitava "camiño abre camiño", "il cammino apre il cammino", perché per raggiungere un villaggio o l’altro, oltre all’acqua, si trova la vegetazione che ha coperto tutto, e non si riesce assolutamente a camminare. Allora si usa una pertica molto lunga per remare e davanti c’è sempre uno col machete che apre la vegetazione in modo che la canoa, lentamente, avanza, procurandosi la strada e procurandola a tutta la tribù, al villaggio.

Senz’altro vedrò sentierini che tanti di voi mi apriranno in questi giorni. Altrettanto mi auguro per tutti voi…