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LA TV CHE NON C’È

Di Gilberto Squizzato, giornalista, scrittore, regista.

MINIMUM FAX, 13 € , a fine mese nelle librerie italiane, un libro di denuncia della situazione della tv di stato. Con una prefazione dell’On. Beppe Giulietti di “ARTICOLO 21” e una nota di Roberto Natale.

 

SOMMARIO . Di chi è veramente la RAI? Chi ne stabilisce i criteri di qualità? Come sottrarla  allo strapotere della politica? Come finanziarla e come garantirne la libertà creativa? Finalmente una inchiesta da insider sui mali della nostra tv di stato, ma anche la proposta di un progetto innovativo per la televisione del futuro. (a cura di Carlo Castellini)

 

                                      Come restituire la RAI ai suoi legittimi proprietari, cioè ai cittadini che pagano il canone, sottraendola al controllo dei partiti che ad ogni elezione la considerano un bottino da spartirsi per quote? Come cambiare radicalmente  i criteri di nomina della sua governance? Come garantire nei TG  e nei GR un autentico pluralismo, dando voce non solo alla politica ma anche e soprattutto alle tantissime articolazioni della società (associazioni, sindacati,  universita’, scuole, centri di ricerca, comunita’ locali)? Per quale via riportare all’interno dell’azienda l’ideazione dei palinsesti, oggi largamente delegata alle societa’ esterne che adattano format di importazione? quale dev’essere il corretto rapporto fra programmi e pubblicità in un autentico servizio pubblico?

                                        Non è solo questione di conflitto d’interessi, spiega Gilberto Squizzato, che non fa sconti al centro sinistra per non aver saputo e voluto sanare nei suoi sette anni al governo la questione del conflitto di interessi. ci sono anche altri mali che minano alla base la possibilità stessa della rai di sopravvivere: la sua progressiva omologazione alle emittenti commerciali, il mancato rinnovamento dei quadri editoriali, l’impoverimento del suo know per una politica di incentivazioni all’esodo dei suoi dipendenti, la rinuncia ad avere un pool di formidabili autori interni, l’ipertrofia della burocrazia amministrativa, a discapito dei quadri editoriali e creativi, il ricorso sistematico all’esternalizzazione di molti dei programmi più costosi, l’alluvione di politici che esondano in ogni area del palinsesto, la mancata riforma federale di RAI TRE, un’organizzazione aziendale accentrata e paralizzante finisce per omologare le differenze delle reti radio e tv in direzione di un pensiero unico.

                                       Ripercorrendo con rigorosa lucidità gli ultimi decisivi 15 anni della storia del servizio pubblico, l’autore analizza le cause di una malattia mortale, che ha portato oggi la rai, come ha dichiarato il presidente Garimberti, ad una lenta agonia, da cui non ci sarà ritorno:o si cambia, o il nostro destino e’ segnato. squizzato rivendica anche per la informazione pubblica e per il racconto della realtà e dell’immaginario elaborati dalla  maggiore azienda culturale del paese il  ruolo di bene pubblico e strategico, esattamente come l’acqua, perché solo una RAI autonoma e forte può salvaguardare il diritto del cittadino ad essere correttamente e completamente informato, così da poter esercitare in pieno i suoi diritti democratici.

                                       Una Rai che non debba subire, come ha denunciato il presidente della commissione di indirizzo e vigilanza Sergio Zavoli, le strozzature di “troppi filtri esterni”, perché oggi “manca solo il filo spinato:…………cosi’ la strangoleranno”.

                                             Un libro che vuole anzitutto scardinare luoghi comuni e pregiudizi inveterati, (come quello che i programmi delle emittenti private siano offerti gratuitamente al pubblico), e dissipare equivoci che hanno ingannato anche la sinistra, buttando all’aria la proposta di illusori palliativi e scartando la “buona” lottizzazione, perché è dalle fondamenta che va ricostruita una nuova RAI. Occorrono dunque soluzioni forti: non solo una carta del servizio pubblico multimediale, che abbia valore di legge e a cui debbano attenersi i suoi vertici, ma anche un nuovo metodo di nomina del consiglio di amministrazione, in cui sia ridotto il numero dei politici, per dar voce preminente alle diverse componenti della società italiana, una nuova linea editoriale, un nuovo modello organizzativo dell’azienda, collegato ad una coraggiosa riforma federale dlela RAI.

                                              Le riflessioni e le proposte di riforma dell’autore, non sono dunque offerte ai politici  e agli addetti ai lavori, ma anzitutto con linguaggio semplice, chiaro e comprensibile, ai lavoratori della rai, alle associazioni degli utenti, ai sindacati,  al mondo della cultura, dell’educazione, delle realta’ produttive ed editoriali, all’intera societa,  che ha diritto ad esigere un servizio pubblico radiotelevisivo all’altezza delle nuove sfide epocali proposte dai tempi difficili che viviamo. 

                                              Riuscirà la RAI a sopravvivere al Progetto della P2 di svuotarla, di asservirla al governo e di renderla un residuo marginale del Mercato Radiotelevisivo?
(Beppe Giulietti e Roberto Natale). 

 

a cura di Carlo Castellini