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È URGENTE MOBILITARSI

Peppino Coscione   

In Colombia le istituzioni governative hanno tutto l’interesse ad  impedire che la società civile del paese e quella internazionale venga a conoscenza dei crimini che commettono le stesse forze governative o quelle vicine ad esso.  Per ottenere questo risultato minacciano, pedinano, assassinano i difensori e le difensore dei Diritti Umani che lavorano con fermezza e coraggio.

Nell’aprile del 2009 sono stati resi pubblici documenti che dimostrano l’esistenza di una gigantesca operazione di spionaggio illegale da parte del  Dipartimento Amministrativo di Sicurezza ( DAS ) che dipende direttamente dalla Presidenza della repubblica, operazione conosciuta come “Chuzadas”, contro quelle persone che promuovono e difendono i diritti umani, con l’obiettivo di limitare o neutralizzare le loro azioni.

Ad evitare o almeno a limitare questa aggressione immorale ed illegale si è mossa in diversi paesi dell’Europa una Rete di organizzazioni non governative, associazioni, che ha dato vita ad una Campagna mondiale, perché proteggere i diritti umani in Colombia è un’attività estremamente rischiosa.

Per presentare questa campagna, si è svolta lunedì 17 maggio alle ore 18 nella Sala della Pace del Palazzo Valentini, Provincia di Roma, una iniziativa sostenuta dalla Rete italiana di Solidarietà Colombia Vive!, dalla  Fondazione Lelio e Lisli Basso Issoco, e da  Libera, Associazione nomi e numeri contro le mafie, alla presenza di una settantina di persone, sensibili e preparate.

Ha aperto l’incontro Peppino Coscione, consigliere della Rete, che ha presentato il drammatico contesto socio-politico-militare  della Colombia, con il suo carico di assassini, di forni crematori, di deportazioni, di sparizioni forzate, di corruzione, di povertà, di indigenza, di disoccupazione, contesto che si presenta più pesante, come ha sottolineato Laura Greco, presidente di A Sud, nei territori dove vivono gli afrodicendenti, i più indifesi tra i poveri , tanto da  far pensare ad una precisa strategia di estinzione. Il colombiano Rubén Dario Pardo Santamaria, accompagnatore di Comunità di pace e di resistenza civile nonviolenta, ha fatto riferimento ad esperienze concrete di come le forze governative, in combutta con le forze paramilitari, lavorino per stroncare ogni lotta per il riconoscimento del diritto alla vita e ad una vita vissuta con dignità.

Emmanuel Raison, coordinatore della Rete Oidacho (Oficina Internazional de los Derechos Humanos Acción Colombia), ha sottolineato i motivi che hanno spinto un  vasto insieme di associazioni a dare vita alla Campagna e gli obiettivi che la pressione internazionale intende raggiungere:

-          porre fine all’impunità riservata alle violazioni contro i/le difensori/re

-          porre fine all’uso distorto e illegale dell’Intelligence di Stato

-          porre fine alle segnalazioni sistematiche e persecutorie

-          porre fine ai processi intentati senza fondamento contro i/le difensori/re

-          dare vita a programmi seri di protezione delle persone a rischio

Tonio dell’Olio di Libera ha messo in luce i tentacoli della vasta piovra del narcotraffico, sostenendo appunto che dove domina la cultura e la pratica mafiosa non può realizzarsi un autentico rispetto dei diritti, a cominciare da quello della vita.

L’incontro, svoltosi con la viva partecipazione  di una sessantina di persone, sensibili e preparate, si è concluso mettendo in luce come anche in Colombia esistono alcune  istituzioni ( Corte Costituzionale, Corte Suprema di Giustizia ),  movimenti sindacali e sociali, in particolare quelli indigeni, che fanno sperare in un cambiamento della vita civile e politica di questo “paese dell’eccesso” per dirla con il titolo del libro di Guido Piccoli.