Testata sito CdB
CHIUDIVAI AL SITO
TESTIMONIANZA
Dall'Isolotto, agli organizzatori dell'assemblea di Firenze del 16 maggio "IL VANGELO CHE ABBIAMO RICEVUTO"

A cinquant’anni dalla morte di don Primo Mazzolari, la realtà culturale ed ecclesiale fiorentina ha forse qualche elemento di memoria da spendere per alimentare spiragli di speranza, di autenticità, di rinnovamento. E’ l’ennesima candelina che viene accesa davanti all’icona del nuovo santo? Conosco bene il rischio. Si può evitare di correrlo? Il silenzio pudico delle realtà di base non frena l’orgia delle celebrazioni e delle strumentalizzazioni da parte di politici e religiosi che hanno interesse a mitizzare il personaggio, il profeta, il santo, oscurando la realtà sociale, i poveri, gli operai, il popolo, di cui egli fu e resta tutt’ora testimone.

Fra Mazzolari e Firenze si era creata una frequentazione e una sintonia dense di reciproci arricchimenti. E’ significativo, dal punto di vista simbolico, che proprio nella nostra città sia avvenuto nel marzo 1939 il primo incontro fra due vivaci microrealtà ecclesiali di base che prepararono la svolta del Vaticano II: il parroco di Bozzolo e Maria di Campello. "Sorella Maria" dal 1926 si era ritirata nell'eremo di Campello sul Clitunno, nei pressi di Spoleto, dando vita a una esperienza religiosa di ispirazione francescana e di autenticità monastica: lavoro, preghiera, ospitalità e condivisione. Ma soprattutto spirito ecumenico e apertura verso i "lontani e modernisti", in un’epoca di dura rigidezza antimodernista tanto che sorella Maria dovette affrontare l'opposizione della gerarchia ecclesiastica perché ospitava due sorelle non cattoliche e per la sua amicizia con Ernesto Buonaiuti prete romano e storico del cristianesimo, scomunicato nel 1926. Nel loro incontro fiorentino don Primo e sorella Maria scopriranno una profonda affinità spirituale da cui nascerà un'amicizia intensa e profonda senza interruzioni consegnata a un epistolario di grande valore storico.

Nel 1951 don Mazzolari torna a Firenze per una delle sue conferenze. La parrocchia "dei" poveri e non solo "per" i poveri è il tema che svolge con particolare intensità emotiva. Questa volta il riferimento con Firenze non è solo simbolico. Ha presenti infatti le esperienze della parrocchia di Rifredi di don Facibeni e la "Messa del povero" promossa da Giorgio La Pira ogni domenica alla Badia Fiorentina. Le porta come esempio di una pastorale che non si contenta di dare sostegno ai bisognosi ma vuole porre gli "ultimi", la soggettività popolare, al centro della vita ecclesiale quale "vero inossidabile patrimonio" di ogni parrocchia, non perché gli ultimi sono "buoni e fedeli" ma perché sono "veri" e pieni di umanità anche se "lontani". Sarà proprio questo il messaggio che influenzerà giovani preti in ricerca di percorsi di autenticità, come don Milani, don Piovanelli futuro cardinale, e altri fra cui chi scrive.

E c’è infine la frequentazione costante e il reciproco arricchimento fra don Mazzolari e il mondo culturale fiorentino dei Gozzini, Meucci, Balducci. 

Può alimentare ancora i nostri percorsi attuali di ricerca la testimonianza di don Mazzolari consegnata a una delle sue ultime omelie, il giovedì santo del 1958: "Giuda mio-nostro fratello … non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui ... perché io non giudico, io non condanno; dovrei giudicare me, dovrei condannare me. E lasciate che io domandi a Gesù che ci accetta come siamo, lasciate che io gli domandi, come grazia pasquale, di chiamarmi amico. La Pasqua è questa parola detta ad un povero Giuda come me, detta a dei poveri Giuda come voi".

Firenze ritengo che abbia bisogno di ritrovare, non solo come slogan elettoralistico, questo spirito di apertura e di accoglienza verso le realtà più emarginate facendone l’asse della cittadinanza e dei diritti. E credo che la realtà ecclesiale abbia particolare necessità di alimentarsi di nuovo alla testimonianza del parroco di Bozzolo, ritrovando la legittimità e la ricchezza del pluralismo interno e la fiducia nello Spirito che "soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va".

"Vi ringrazio perché ci siete" ci disse il card. Silvano Piovanelli la prima volta che venne all’Isolotto poco dopo essere diventato vescovo di Firenze. C’era molto Mazzolari in quell’espressione. Ecco, l'invito è a riconoscersi e a darsi reciprocamente accoglienza e ad aiutarsi a dare insieme accoglienza alle realtà sociali con cui siamo solidali e verso cui si abbatte invece la discriminazione e la condanna.

 

                                                Enzo Mazzi

Firenze 1 maggio 2009