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COMUNITA' DELL'ISOLOTTO - FIRENZE

Spunti di riflessione sull'incontro del 24 ottobre 2010:

Incontro comunitario

Domenica 24 ottobre 2010

 

Preghiera corale

Rallenta il ritmo della mia vita, Signore.

Calma il battito del mio cuore, acquietando la mia mente.

Rallenta il mio passo con una visione delle eterne distese del Tempo.

Dammi, in mezzo alla diurna confusione,

la calma stabilità delle montagne millenarie.

Spezza la tensione con la serena musica del canto dei ruscelli,

vivente nella mia memoria.

Rallenta il ritmo della mia vita, Signore,

ed ispirami ad affondare le mie radici nel suolo dei valori durevoli

affinché io possa innalzarmi verso le stelle del mio più grande destino.

 

Lettera di Paolo ai Corinzi (c. 11)

Io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”. Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga.

 

Commento 

Il cristianesimo a cui siamo stati educati e formati e che ormai è nel nostro Dna culturale è essenzialmente fondato sulla memoria: fate questo in memoria di me.

L’eucarestia è memoria.

Il percorso che insieme abbiamo compiuto come comunità ci ha portati a vedere tutto questo nella sua positività ma anche nella sua ambiguità.

L’eucarestia è “memoria ambigua” che va sempre di continuo purificata.

Prima ambiguità: la memoria tende ad aprire la storia, gli dà continuità e spessore, offre l’orientamento, alimenta il senso della vita; al tempo stesso però la memoria tende a imbalsamare la storia e la vita, crea grandi monumenti che nutrono il sogno d’immortalità, mitizza fatti, persone, cose, sottraendole al flusso vitale e ipotecando attraverso i miti il futuro. Esempio: la chiesa che abbiamo costruito all’Isolotto per fare l’eucarestia è in realtà la tomba dell’eucarestia, nonostante l’altare rovesciato e nonostante le assemblee operaie per rendere viva la memoria.

Seconda ambiguità: la memoria ha sempre un contenuto di liberazione perché è solo ricordando che si può elaborare in positivo il lutto (Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga – scrive Paolo), soltanto ricordando si può superare la paura, si possono volgere in positivo i conflitti, si può dare senso e forza alla lotta per la pacificazione nella giustizia; mentre l’oblio offre solo illusioni, copre le ferite rendendole invisibili, ma produce cancrene profonde. Al tempo stesso però la memoria ha in sé un limite che la rende facilmente strumentalizzabile: non si ricorda mai tutto, ma solo ciò che ci serve. E’ su questo limite che il sistema del dominio epoca per epoca seleziona la memoria sociale e anche personale piegandola alle proprie esigenze di potere, imponendo solo la trasmissione dei fatti funzionali al potere stesso. E’ successo anche all’eucarestia: doveva essere memoria di condivisione, di convivialità ed è diventata memoria di un sacrificio e di un miracolo dall’alto.

L’eucarestia/memoria resta per noi ormai l’unico aggancio alla dimensione del cristianesimo. E’ fondamentale per la nostra identità di comunità cristiana di base ma va di continuo ripensata proprio come memoria viva.

Balducci scrive in uno dei suoi libri più belli, L'uomo planetario: Alla soglia dell'età planetaria il soggetto umano è chiamato a dilatare se stesso soprattutto attraverso i sentieri della memoria.

La frontiera della memoria sembra essere rimasta l'unica forma di resistenza capace di contrastare il liberismo selvaggio, che costituisce un sistema di dominio globale apparentemente invincibile sebbene in crisi. Perché la memoria fonda l'identità popolare dell'umanesimo sociale e finché vive tale identità il liberismo è insicuro. E’ per questo che la strategia liberista ha un’ossessiva paura della memoria sociale: la gente deve dimenticare il suo passato sociale e ripartire da zero senz'altro ideale e identità che la religione del danaro. Ha bisogno infatti di produttori\consumatori senza identità sociale. Sono da seppellire le aspirazioni condivise di una vita felice per tutti senza confini, il senso di compiutezza umana provato nel lottare insieme per la giustizia, lo stupore sempre rinnovato nello scoprire che il proprio vissuto sociale ha una diffusione planetaria, la consapevolezza della consonanza profonda e dell'intreccio con le grandi esperienze storiche dell'umanesimo sociale di tutti i tempi e specialmente l'esperienza generativa del Vangelo, la constatazione che la fatica e il sangue versato sono seme e nutrimento, la speranza contro ogni speranza, l'esperienza che il pane condiviso è pane moltiplicato e fonte di vita per tutti. L'evoluzione liberista esige che la memoria di tutto questo sia annullata. Se ciò accadesse, sarebbe il disastro totale. Perché il pianeta non è in grado di reggere la guerra liberista di tutti contro tutti, né sul piano economico né ecologico né psicologico-sociale. Per questo è importante per noi valorizzare e difendere la memoria, spogliarla dalla ritualità, attualizzarla. E’ uno dei compiti più urgenti di chi vede un futuro per l'umanesimo sociale, per la solidarietà planetaria, per la società dei diritti di tutti/e a partire dai diritti sociali, per l’etica comunitaria oltre i confini, per un cristianesimo fedele al Vangelo. La Resistenza della memoria non è un optional ma un dovere primario.

L’Europa dei lavoratori è in fermento e fiamme. Perché non sia una fiammata che presto si estingue deve alimentarsi e dilatare se stessa soprattutto attraverso i sentieri della memoria, come dice Balducci.

Riteniamo di trovarci sulla stessa lunghezza d’onda dello storico statunitense Howard  Zinn: “Se la storia ha da essere creativa in modo da anticipare un possibile futuro senza negare il passato, essa dovrebbe, credo, mettere in evidenza nuove possibilità mettendo in luce quegli episodi del passato che sono stati tenuti nascosti, quando, anche se in brevi sprazzi, la gente dimostrò la sua capacità di resistere, di mettersi insieme, e qualche volta di saper vincere. Io suppongo, o forse solo spero, che il nostro futuro può essere trovato nei fuggevoli momenti di sofferenza solidale del nostro passato piuttosto che nei suoi ininterrotti secoli di guerre” (da A power governments cannot suppress, City Lights Ed. S.Francisco 2007 pp.11-12).

Howard Zinn (Brooklyn, 24 agosto 1922  – Santa Monica, 27 gennaio 2010), impegnato nel movimento per i diritti civili e nell’opposizione alla guerra del Vietnam, è celebre per aver scritto Storia del popolo americano dal 1492 a oggi, (pubblicato in italiano dal Saggiatore, 2005) nel quale racconta la storia degli Stati Uniti d'America partendo non dai “grandi” eventi, dai presidenti o dalla classe dirigente, ma dalle persone escluse dalla storia ufficiale, ovvero i poveri, i nativi americani, gli schiavi di colore, le donne.

Chi ha a cuore una società solidale, chi lotta contro la nuova religione del liberismo globale, non può dispensarsi dal contribuire a tener viva la memoria di ogni frammento del processo storico dell’umanesimo sociale. Tutto questo vale anche per quel frammento che sono le comunità di base e le loro singole esperienze di creatività, di repressione subita, di speranza attuale.

Che fare, noi qui ora? (segue la socializzazione introdotta da Paola)

 

Preghiera eucaristica

Coniugare memoria e presente non è un fatto scontato e innocuo.

Costituisce una scelta precisa e faticosa, un modo di impostare la vita.

Si radica nella fede in ogni fede.

Esige la capacità di avvertire presente ed operoso,

lo spirito che soffia dove vuole, che assume tanti nomi

quante sono le culture, tradizioni religiose, visioni della realtà.

Lo spirito è la grande risorsa dei senza-potere

ai quali si vorrebbe negare passato e futuro.

Lo spirito riempie di significato la vita e la morte dei senza-storia,

unifica il tempo e lo spazio, rende tutto parziale e relativo,

tutto connette e in tal modo tutto valorizza,

crea coscienze critiche, autonome, generando cosi costruttori di pace.

Il concetto biblico di resurrezione

crediamo che indichi proprio questo intreccio fra memoria e presente

come fondamento ultimo della realtà e della storia:

non seppellire ma far rivivere; annunciare la tomba vuota

e la presenza viva del condannato a morte

servendosi per tale annunzio di una mensa imbandita

con gli elementi essenziali per nutrire

e significare il cammino incessante della liberazione umana.

Nella notte in cui veniva tradito, Gesù prese del pane,

dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse:

“questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”.

Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo:

“questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue;

fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”.

Che lo Spirito trasformi questi segni della memoria antica

in annunzio efficace dei segni di attiva speranza

presenti nel tempo attuale.

 

Preghiera corale di saluto

Pane, quanto sei semplice e sublime, congiunzione di germe e di fuoco,

tu sei azione dell'uomo, miracolo ripetuto, volontà di vita.

Tutto ciò che ha forma e gusto di pane: la terra, la bellezza, l'amore...

tutto è nato per essere condiviso, per essere dato, per moltiplicarsi...,

Anche la vita avrà forma di pane, sarà semplice e sublime, innumerevole e pura.

Tutti gli esseri avranno diritto alla terra e alla vita.

Così sarà il pane di domani, il pane per ogni bocca, sacro, consacrato,

perché sarà il prodotto della più lunga e della più dura lotta umana.

P. Neruda