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1)

Beppe Manni

I DIRITTI DEI BAMBINI E DELLE BAMBINE

Gazzetta di Modena 21 Novembre 2010

 

Il 20 Novembre del 1989, le Nazioni Unite hanno pubblicato la carta dei diritti dell’infanzia.

Leggendo i 54 articoli  ci vengono in mente i bambini del terzo mondo affamati, infermi, sfruttati; ai bambini soldato, alle bambine prostitute.

E i nostri bambini e le nostre bambine?

Art.6: diritto alla vita. Non parliamo di aborto, ma di possibilità di nascere oggi quando i giovani non riescono economicamente a formare una famiglia. O quando il figlio ‘unico’ non può avere fratelli e sorelle. Le adozioni sia italiane che internazionali sono scandalosamente  lente e costosissime a causa di una legislazione che sembra privilegiare il tornaconto economico degli istituti italiani e dei mediatori intenzionali. I bambini vengono consegnati ai genitori richiedenti dopo anni di attesa e costi di migliaia di euro, quando il bambino è ormai in età scolare.

Art.24: diritto alla salute. Sembra che a Modena non ci siano problemi. Ma si pensa a fare strade, costruire case e parcheggi. E così anche se l’aria è monitorata e il verde pubblico pro capite è tra il più alto in Italia, la nostra città è una delle più inquinate d’Italia. Bronchiti, allergie, forme asmatiche infantili. Nessun bravo genitore pensa per amore dei suoi piccoli, responsabilmente a rinunciare qualche volta all’auto cosicché diminuisca lo smog.

Art. 28: diritto all’istruzione e all’educazione. I nostri bambini e bambine sono male-educati. Non solo perché genitori e nonni troppo permissivi creano spesso piccoli mostri prepotenti e scatenati, ma perché i mass media ai quali i nostri figli sono dati in pasto,  distruggono nel pomeriggio e nella sera ciò che le maestre faticosamente insegnano il mattino. “Vi dovete voler bene, aiutare il compagno in difficoltà, accogliere il diverso” dicono le maestre. “Il nemico va ucciso; vinci se sei forte e prepotente, se ti svesti e ti prostituisci; sei più furbo se imbrogli; sei più rispettato se sei violento hai belle macchine e molte case; tenta la fortuna e guadagni più in una serata che in 50 anni di lavoro…” predicano i telegiornali, i violenti telefilm, i rissosi talk show e i giochi televisivi.

Art. 31: diritto al gioco e al riposo. Abbiamo molti parchi pubblici ma pochi cortili condominiali. Gli spazi sono occupati dai parcheggi e da bei pratini non calpestabili. Si vedono piccoli accompagnati dai nonni nei parchi, ma raramente trovi a giocare insieme ragazzini in età scolare. E poi quale tempo resta ai bambini e alle bambine che dopo i compiti, passano i pomeriggi a fare sport in palestra, catechismo in parrocchia e ancora inglese, musica ecc.? E infine la TV che occupa ogni spazio compreso la tavola quando finalmente la famiglia potrebbe parlare insieme.

Art 34: il diritto a non essere sfruttati. Si pensa alla società di ieri come a un’epoca primitiva, quando non c’erano giochi e vestiti, quando il bambino non era al ‘centro’ e veniva anche punito; addirittura dopo  la scuola, lavorava alle volte in bottega o in campagna. Ma i bambini giocavano con altri bambini in strada liberi e sporchi, i giochi se li costruivano da soli e i cortili era gioiosamente chiassosi, pieni di amici. Oggi il  piccolo ha la casa ingombra di brutti giochini elettronici, non ha spazi soffocato da genitori e nonni.

Triste fagotto ingessato in vestiti di marca, vanto di stupide mamme e orgogliosi papà. Inconsapevole oggetto, sfruttato dal mercato.


2)

Beppe Manni

RIDIAMO AI POVERI MONASTERI, CONVENTI E VECCHIE CANONICHE

Gazzetta di Modena  29-novembre 2010

 

Fra qualche giorno l’ultimo padre redentorista Armando Rizzardo di 82 anni, lascerà la chiesa di San Giorgio di Modena. La congregazione missionaria dei Redentoristi, era nata alla fine nel 1732 per opera di S. Alfonso de’ Liguori a Napoli per aiutare i bambini abbandonati. Arrivarono a Modena nel 1904 e si sistemarono presso la chiesa di San Giorgio un santuario cittadino, dedicato a Maria Ausiliatrice del popolo modenese, costruito dal Vigarani dal 1647 al 1655. I frati non gestirono mai una parrocchia, ma curavano il servizio religioso della chiesa di via Farini e facevano le ‘missioni’ in città, con predicazioni quotidiane, messe e incontri con la gente.

Questo è solo uno degli ultimi istituti religiosi che se ne va da Modena.

Proviamo ad immaginare la Modena della metà del 1700, osservando le antiche strutture dei conventi ancora presenti. Tutti gli stabili intorno alla chiesa di S. Agostino tra via S.Agostino, Via Vittorio Veneto e via Berengario: Università, Ospedale, Biblioteca, Musei, erano occupati dagli Agostiniani. In via S. Agostino c’erano due conventi di suore. Nell’ex carcere d S. Eufemia un convento di suore. Nella parte Est della città il Seminario, il convento dei Francescani , dei Benedettini (ex distretto) e dei Gesuiti. Ad Ovest i Domenicani e le Domenicane, le Orsoline, le Figlie di Gesù. I Frati minori. Fuori dalle mura: le Carmelitane scalze, le suore del Buon Pastore. Vicino al cimitero i Cappuccini. E poi aggiungi le chiese e le canoniche, ecc... Quasi metà della città era occupata da costruzioni che ospitavano religiosi e religiose. Monasteri, chiese, conventi e ospizi. Probabilmente su una popolazione di circa 20.000 abitanti, potevano esserci più di cinquemila religiosi e religiose.

Quasi tutti gli istituti religiosi storici sono oggi vuoti. La ragione della loro nascita è scomparsa, in quanto la pur lodevole opera di supplenza con ospedali, orfanotrofi, scuole e aiuto ai poveri, è stata in gran parte sostituita dalle istituzioni civili dello stato laico. I conventi erano spesso contenitori per ragazzi e ragazze difficilmente collocabili nella città. Oggi infatti non ci sono quasi più vocazioni “nostrane” e quelle che ci sono vengono dall’estero.

Ma stanno nascendo anche a Modena nuove forme di comunità religiose più snelle e informali, che fondano insieme il desiderio di vita comunitaria e della preghiera, l’impegno per un servizio totale ai più poveri.

Rimangono enormi contenitori vuoti: chiese, conventi e strutture, che nessun ordine religioso riesce più a gestire e che sono difficilmente riciclabili.

Se la storia è maestra di vita. Per chi crede alla Provvidenza c’è un insegnamento nascosto. E’ venuto il tempo di una maggiore povertà per la chiesa, libera finalmente da ruoli e funzioni che non devono più essere sue. Disponibile a testimoniare il vangelo in leggerezza. Non è più il tempo, forse non lo è mai stato, di costruire grandi, visibili ed ingombranti strutture, ma spazi più snelli, multifunzionali. Che si propongono senza imporsi.

I nuovi conventi saranno case domestiche per piccoli gruppi che accolgono giovani disposti a fare un’esperienza forte di preghiera e di servizio ai tanti emarginati della città moderna. Luoghi accoglienti e aperti dove si possa entrare e uscire senza troppi prezzi da pagare.

E’ venuto forse il tempo che ai poveri vengano restituite case, beni e terre che nell’intenzione dei benefattori originari proprio a loro erano stati destinati e che negli anni sono diventati possedimenti e rendite spesso per i più ricchi.

Questo ci insegna padre Armando l’ultimo redentorista che lascia tristemente Modena.