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QUALCHE RIFLESSIONI TORNATO DA VIENNA

di Marcello Vigli

La proposta delle Comunità austriache di ospitare  l‘VIII Incontro europeo in una parrocchia della periferia di Vienna aveva  suscitato perplessità e al tempo stesso interesse. Da precedenti incontri e contatti con le Comunità austriache – ad Innsbruck si era svolto il V  Incontro europeo - dalla consapevolezza che in Austria si era svolta con grande successo la prima raccolta di firme sull’Appello Wir sind Kirche (Noi siamo chiesa) e dalle tensioni fra la Conferenza episcopale e la Santa Sede avevo maturato la convinzione che in quel Paese il Concilio avesse segnato notevolmente le chiese locali. Anche altrove avevo sperimentato che le Cdb, pur sempre ai margini, non erano così demonizzate come da noi, spesso le riunioni del Collettivo europee si erano tenuti in locali gestiti da enti ecclesiastici cattolici  - a Parigi, in verità, il   IV  Incontro delle Cdb europee si era concluso nella cattedrale di Notre Dame – ma un intero convegno in parrocchia m’incuriosiva. Ci siamo trovati in un mondo diverso dal nostro. Nella stessa struttura convivono una Parrocchia ed una Comunità di base. Difficile individuare i confini fra le due realtà perché la seconda non è solo “ospite” della prima perché alcune delle attività sono comuni e molti dei “parrocchiani” sono membri della Cdb. C’è da aggiungere che responsabile della comunità parrocchiale per tutti i suoi aspetti, liturgia, amministrazione, catechismo, assistenza è una donna, dipendente della diocesi,  coadiuvata da alcuni volontari. In verità l'ex parroco, ritiratosi piacevolmente in pensione abita in una sua abitazione di fronte alla parrocchia e garantisce in qualche modo con la sua presenza alla messa che la forma è salva...in verità sono i laici che fanno tutto.

In questa struttura abbiamo potuto svolgere i lavori del nostro Incontro europeo, partecipare ad un’eucaristia, comunitaria autogestita nello stile di tante altre celebrate nei precedenti convegni. Così l’ha descritta Pierre Collet coordinatore del Collettivo europeo.  

L’ultimo tempo forte   – vera apoteosi dell’ottavo Incontro di Vienna – è stata la celebrazione eucaristica della domenica mattina perfettamente preparata dai membri della comunità locale di Akkomplatz: una piccola orchestra, canti nelle diverse lingue, riferimenti ai diversi temi dell’Incontro e ai resoconti del Gruppi di lavoro. E anche la sorpresa...nessun presidente: noi abbiamo avuto veramente la consapevolezza di essere una comunità che celebra la sua fede, la sua speranza,  i suoi impegni.

Tornati a casa ci si trova a interrogarsi sui motivi che inducono la gerarchia vaticana e italiana a rifiutare il confronto con l’esperienza delle Comunità di base, simili a quella di Vienna, che da quarant’anni sperimentano vie diverse di essere chiesa, di rapportarsi alla Scrittura e di testimoniare l’evangelo nella società senza pretendere di costituirsi a modello. Quelle stesse gerarchie partecipano, infatti, al dialogo interreligioso, predicano e praticano l’ecumenismo con le altre chiese, minimizzano l’ostentata alterigia anticonciliare dei lefebvriani, subiscono le scelte di quelle chiese parallele che sono oggi diventate i cosiddetti movimenti  ecclesiali, non sembrano pertanto comprensibile l’ostracismo verso le Cdb.

Né sembrano più comprensibili le diffidenze di tante realtà di base cattoliche che, in forme diverse, vivono anch’esse esperienze ecclesiali fuori degli schemi tradizionali, ma non intendono assumersi la responsabilità di criticare apertamente il progressivo ripudio dei documenti conciliari o denunciare le inadempienze nell’attuarne le innovazioni istituzionali da parte della Santa Sede. Provano “disagio” ma rifiutano di dichiararsi in “dissenso” accettando un’espressione coniata solo per bollare le Cdb e quanti hanno solo il difetto di pronunciarsi apertamente su questioni che molti altri criticano solo in privato. Eppure anche il Concilio si è nutrito di tante idee e di tante prassi emarginate o esplicitamente condannate nei decenni precedenti.

Per capire forse bisogna ricordare che i tempi della profezia non sono quelli dell’Istituzione!