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Marcello Vigli

CHE FARE PER SEGUIRE L’APPELLO DI BONHÖFFER?

Il tema Pregare e fare ciò che è giusto dell’Incontro, convocato a Napoli per continuare la riflessione su Il vangelo che abbiamo ricevuto, invita ad interrogarsi sullo stato della Chiesa.

La Pentecoste c’è stata, è nata la Chiesa e attraverso di essa il Vangelo è arrivato fino a noi senza perdersi nelle dispute teologiche, che accompagnarono il formarsi delle prime comunità.

A fronte di tante denunce del ruolo “perverso” di Costantino mi sono chiesto se ciò sarebbe stato possibile se essa non fosse stata “costantinizzata” e, di conseguenza, non si fosse, poi, compromessa, pur se in forma conflittuale, con la feudalità medievale e, infine, non avesse accettato di essere subalterna, pur se concorrente, dello stato moderno.

Ha certo evitato di finire “chiesa di stato” come l’ortodossa, prima, le luterane e l’anglicana, poi. Grazie anche al suo essere dentro le pubbliche Istituzioni, senza identificarsi anzi spesso in conflitto con esse, al loro interno è nata e si è affermata la laicità. Paradossalmente, è questa che ha legittimato le forze che, attraverso il Terrore in Francia, le cannonate di Porta Pia in Italia e le persecuzioni “rosse” in Spagna e nei Paesi dell’est europeo, hanno liberato la Chiesa da tanta pesante zavorra, ereditata da quelle compromissioni, che le impediva di svolgere al meglio la sua missione: dal corrotto Stato pontificio all’intervento statale sulle nomine dei vescovi, dalle ingombranti proprietà ecclesiastiche alla funzione anagrafica affidata alle parrocchie, dai monasteri rifugio dei cadetti della nobiltà al diritto di veto imperiale nell’elezione del papa.

Le politiche concordatarie con i regimi autoritari, prima, e l’acritico coinvolgimento nel campo anticomunista della guerra fredda, dopo la seconda guerra mondiale, hanno restituito alla Curia romana l’occasione di “contare” qualcosa a livello mondiale, ma la fortunata coincidenza, all’inizio degli anni sessanta, fra l’elezione di papa Roncali e l’allentamento della guerra fredda, favorito da Kennedy e da Krusciov, ha chiuso l’era costantiniana con il Concilio Vaticano II.

Anche se oggi tutto sembra tornare come prima - i grandi del mondo silenziosi intorno al feretro di papa Woytjla, durante un funerale celebrato in diretta mondiale tv fra lo svolazzare di mantelli di cardinali eccitati per l’evento - in verità, gli anticorpi sono entrati in circuito nella Comunità ecclesiale, mentre la Curia è in fase di progressiva emarginazione chiusa nelle sue contraddizioni: inseguire i lefebvriani invece che potenziare il Sinodo dei vescovi, favorire i “movimenti ecclesiali” piuttosto che potenziare la vitalità delle chiese locali, nazionali o di base che siano.

I poteri forti sono sempre pronti a lasciarla sola con i suoi problemi, come quelli esplosi con lo scandalo dei preti pedofili, o a ricattarla come ha mostrato in Italia il caso Boffo.

Ci sono buoni motivi per essere a disagio, ma ce ne sono altrettanti per coltivare speranza se si è pronti ad assumersi le proprie responsabilità.

Nel mondo non c’è tanto bisogno di Dio, quanto di donne e uomini che credono in Dio, nel suo “vero disegno intelligente” di affidare all’animale uomo la “continuazione” della creazione, e che siano pronti ad unirsi a uomini e donne, atei o miscredenti, impegnati a promuovere pace e uguaglianza, libertà e giustizia in un mondo ormai planeterizzato, ch, pur capace di darsi una Carta universale dei diritti e con l’Onu una sorta di governo mondiale, non è ancora in grado di evitare le guerre e i soprusi di questo o quel Paese più armato degli altri.

In questa prospettiva per riprendere il cammino conciliare la Santa Sede dovrebbe abbandonare  la sua pretesa di essere Stato fra gli Stati ed assumere la forma di Organizzazione non governativa, prevista dagli statuti dell’Onu, come da tempo chiedono molti cattolici statunitensi. La Chiesa tutta potrebbe finalmente avviarsi a diventare Comunità di comunità come auspica da tempo Hans Küng.

Per continuare a non limitarsi alla denuncia dei mali della Chiesa, senza proporre alternative, i cristiani di buona volontà potrebbero contribuire, per quanto loro possibile, ad eliminare le cause immediate dei mali che l’affliggono.

Si possono, in primo luogo, moltiplicare le sperimentazioni di modi comunitari alternativi di vivere il vangelo che abbiamo ricevuto. Gli Incontri di Firenze e lo stesso programma di Napoli dimostrano che ce ne sono. Lo conferma il calendario degli incontri realizzati prima di Napoli  e programmati dopo Napoli; fra questi l’Incontro donne delle Cdb e non solo, previsto per la prima settimana di ottobre, e quello nazionale delle Cdb per la fine del mese.

Si può, inoltre, diventare protagonisti nelle lotte per abolire il regime concordatario. Si sottrarrebbero le gerarchie alla tentazione di contare sui finanziamenti pubblici più che sulle offerte dei fedeli; si libererebbero i vescovi dalla vergogna di sedere, nelle cerimonie ufficiali, come autorità religiose, accanto a quelle militari e lo scandalo dei preti militarizzati come cappellani.

Si eliminerebbe, inoltre, la finzione del catechismo fuori sede camuffato da Insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica, evitando l’ambigua figura del docente privilegiato perché scelto e nominato fuori dei normali concorsi, ma al tempo stesso dimezzato perché privo di alcuni poteri attribuiti agli altri docenti.

Può sembrare poca cosa, per chi s’interroga con Bonhöffer in una prospettiva più generale, ma, se è vero che è meglio accendere una candela che imprecare conto il buio, è anche vero che solo il coinvolgimento nel contrasto al clericalismo e all’integrismo  può restituire credibilità a quelle denunce dei buoni cristiani.

Roma, 3 settembre 2010