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DONNE  LEADERS  DEI  ‘SEM TERRA’  IN BRASILE

Rubrica "Tempi di sororità" a cura di Catti Cifatte

da Tempi di fraternità, marzo 2008

 

Il Brasile ha una superficie che è circa 28 volte l’Italia ed una popolazione che è circa 3 volte quella italiana (177 milioni). Il territorio è molto fertile, ricco d’acqua, di metalli e minerali preziosi. Pur tenendo conto delle zone della foresta amazzonica, ci sono risorse sufficienti perché a tutti i 177 milioni di abitanti sia garantita una esistenza dignitosa.

Ma purtroppo questa dignità non è raggiunta da tutti perché il Brasile è uno dei paesi con la maggior concentrazione della terra e delle ricchezze in mano a pochi: il 10% della popolazione detiene il 50 % delle risorse e un altro 10% (i poverissimi) ne possiedono meno del 1%: nelle zone rurali ci sono 30 milioni in condizioni di povertà assoluta, solo l’8% dei giovani va all’Università e nel nord-est il 60% della popolazione rurale è analfabeta. Nel più grande paese agricolo del mondo ci sono 4 milioni e mezzo di famiglie di lavoratori agricoli che non hanno la terra. Su 350 milioni di ettari coltivabili, se ne coltivano solo 50 e di questi, il 75% è nelle mani delle aziende dell’agrobusiness.

Da oltre venti anni, ci sono circa un milione di contadini accampati in tende di fortuna, in attesa che venga riconosciuto il loro diritto alla terra. Marina Dos Santos fa parte del coordinamento nazionale del Movimento Sem Terra ed anche lei ha avuto una storia che accomuna molti degli iscritti. Ho conosciuto Marina durante le giornate del G8 a Genova nel 2001, è stata ospite in casa nostra per una settimana assieme ad altri amici del Movimento e delle associazioni italiane che lo sostengono.

Figlia di piccoli agricoltori che hanno perso la terra negli anni 80 per debiti con una banca, fa parte del coordinamento nazionale del movimento al quale ha aderito all’età di 15 anni. Suo padre fu costretto a lavorare come mezzadro mentre Marina per poter continuare a studiare decise di diventare suora nel 1989. “All’età di 15 anni andai con un prete in un accampamento di lavoratori agricoli. Quando vidi l’organizzazione delle famiglie sul posto, i rapporti di solidarietà instaurati per garantire la loro sopravvivenza, non ebbi dubbi, lasciai la chiesa e rimasi nel Movimento Sem Terra”.

Nato nel 1984 in strettissimo rapporto con la Commissione Pastorale della Terra della Chiesa cattolica, l’ MST è oggi presente in 26 stati del Brasile, è articolato in 400 associazioni rurali e 60 cooperative agricole e, soprattutto, ha permesso a 150 mila famiglie di ottenere la terra grazie a 1600 "occupaçao", che in seguito sono state riconosciute e regolarizzate dal governo.

Un’altra esponente del Movimento è stata la suora statunitense Dorothy Stang, una missionaria cattolica che da venti anni viveva e lottava con i senza terra e gli indigeni del nord amazzonico, è stata uccisa all’età di 73 anni nel 2005. Freddata con tre colpi di arma da fuoco mentre, insieme a due contadini, stava raggiungendo Speranza, nello stato di Parà per partecipare alla riunione del Progetto di Sviluppo Sostenibile. Suor Dorothy aveva dedicato ogni suo giorno ad aiutare i contadini. In ogni azione per la riforma agraria e per la salvaguardia dell’Amazzonia, in prima linea, a sostenere la povera gente, insostituibile supporto. Per questo si era inimicata ogni singolo proprietario terriero, ogni impresario del legno e da tempo era bersagliata da pesanti intimidazioni, da minacce di morte.

Il Movimentasi organizza con la più ampia partecipazione dal basso: non solo uomini adulti, ma anche donne, bambini, ragazzi, anziani. Le donne sono spesso le prime ad avanzare proposte di nuova occupazione, ad organizzare le scuole ad educare i bambini ad infondere la passione per la conquista della terra. Si legge in una relazione di un giovane ‘casco bianco’ su Peace-link: “Un pomeriggio io ed Angelina andiamo ad intervistare donna Divina, una signora che racconta di aver lottato sin da bambina: prima contro il padre, che, per un pregiudizio contro le donne, contro gli artisti, e contro le donne artiste, le impedì di imparare a suonare la fisarmonica, vendendo quella che lei si era procurata. Poi contro il padrone fazendero, che affamava letteralmente tutta la sua famiglia. Poi contro il marito, che, non comprendendo le ragioni ed i metodi della lotta dei Sem Terra, non voleva che la famiglia si accampasse per occupare una  fazenda. Siccome non riuscì a convincerlo, si guardò bene dal rinunciare alla lotta ed andò da sola: suo marito sarebbe venuto quando e se avesse capito. Ed il marito capì solo dopo un paio d’anni, e mesto si ricongiunse alla moglie, in una baracca di plastica nera dell’accampamento da cui poi è nato un più ampio insediamento. Non male per una donna brasiliana di campagna, figlia di una cultura tradizionalmente piagata dal machismo.”

Da una intervista a Marina Dos Santos, pubblicata sul Jornal Brasil de Fato nell’aprile 2007, cito alcuni passaggi più significativi con particolare riguardo alle proposte  politiche più  significative dei Sem Terra.

 “Oltre al latifondo, le 140.000 famiglie di senza-terra accampate in tutto il paese hanno individuato un nuovo nemico che impedisce la realizzazione della riforma agraria: le transnazionali. Il MST ha incluso nelle sue mobilitazioni la lotta contro le transnazionali che, alleate ai grandi fazendeiros,  impongono un modello di monocultura nel paese per produrre per il mercato estero. Le mobilitazione per la riforma agraria nel nostro paese avvengono tradizionalmente in aprile, nel ricordo del massacro di Eldorado dos Carajás, in Pará, il 17 aprile 1996, quando 19 senza-terra sono stati uccisi dalla polizia. Nessuno è ancora oggi in galera per questo delitto”.

Le lotte del MST sono finalizzate ad un progetto di riforma agraria che mira alla democratizzazione della proprietà della terra, alla riorganizzazione della produzione agricola, in primo luogo per la produzione di alimenti: una riforma agraria vincolata all'educazione, con nuovi tipi di insediamento, con l'installazione di agroindustrie cooperative, utilizzando nuove tecniche agricole senza agrotossici.

“Abbiamo percepito  che c'è una opzione chiara di questo governo  intorno ai progetti delle grandi imprese transnazionali e dell'agro-business a danno delle politiche di riforma agraria e di rafforzamento dell'agricoltura familiare contadina nel paese. L'attualizzazione dell'indice di produttività è stata una delle rivendicazioni della Marcia Nazionale nel 2005, ma fino ad oggi non ha avuto risposte: questo è un tema fondamentale perchè si possa procedere nella riforma agraria, infatti da una valutazione oggettiva della produttività terriera (gli indici di produttività sono fermi al 1975), nasce l’opportunità dell’applicazione più severa dell’art 186 della Costituzione  che prevede che per compiere la finalità sociale, il proprietario deve usufruire in “forma ragionevole” della terra”

In conseguenza un'altra rivendicazione è che si metta al primo posto l'esproprio delle fazendas, delle aziende straniere che hanno impiantato monoculture di eucaliptos, soia, canna, e che si strutturi giuridicamente un nuovo modello di insediamento, dando riconoscimento alle occupazioni delle terre avvenute nel pieno della legittimità, infatti la Costituzione brasiliana recita, all’articolo 184, che il Governo Federale deve espropriare le terre che non abbiano una funzione sociale e destinarle alla Riforma Agraria; inoltre in stretto collegamento con queste richieste dovrà essere previsto un nuovo credito rurale, per la produzione di alimenti e l'installazione di agro-industrie cooperative nell'intero del paese.

Un altro punto è che la Campagna Nazionale di rifornimento (Conab) sia valorizzata perchè accresca le sue risorse e garantisca a tutte le famiglie contadine o di piccoli agricoltori l'accesso ai programmi di acquisto degli alimenti prodotti. Inoltre che si impianti un programma nazionale di difesa della foresta amazzonica e di riforestazione nelle aree di riforma agraria, nelle comunità contadine con un sostegno statale (sussidi ed incentivi) perchè la popolazione sia stimolata a piantare alberi nativi fruttiferi. In relazione all'educazione nelle campagne, l’MST esige una campagna nazionale di sradicamento dell'analfabetismo e che si accrescano i posti nei corsi tecnici per le donne e per i giovani delle campagne.

Dice Marina: “Il governo Lula nel 2003 si era impegnato pubblicamente a distribuire la terra a 400.000 famiglie entro il 2006. L’obiettivo non è stato raggiunto. Il presidente è rimasto in ostaggio della politica economica che è una continuazione del governo Cardoso. Ha privilegiato le grandi imprese multinazionali. Il governo è nelle mani dell’agrobusinnes”.

Il primo governo Lula aveva in effetti promesso discontinuità rispetto alla politica precedente, il presidente inizialmente era contrario alle coltivazioni di piantagioni transgeniche ma in questi anni ha rivisto le proprie posizioni. Sono stati comunque sviluppati alcuni programmi importanti per lo sviluppo dell'agricoltura familiare contadina, come l'aumento del credito, il programma Luce per Tutti, l'aumento di risorse del Programma Nazionale di Educazione nella Riforma (Pronera). Ma, d'altro lato, l'agrobusiness ha avuto un grande accesso al credito. “Il neoliberismo ha fatto sì  che l’agricoltura fosse controllata da non più di dieci grandi multinazionali come la Monsanto o la Cargill. Esse controllano i prezzi, il mercato, impostano modelli ed abitudini alimentari. Controllano il credito e mantengono i grandi agricoltori vincolati ai loro interessi”.

Il Movimento continua nel perseguire i suoi programmi e continua a sperare nonostante i limitati obiettivi raggiunti. La marcia verso il palazzo del governo si trasforma in un percorso di tipo intellettuale oltre che fisico: scambiare idee con la gente in cammino, con i tanti giovani è estremamente stimolante: sono curiosi, vogliono viaggiare, le donne sono fortemente critiche riguardo al machismo che ancora è presente nella base del movimento. Si cercano sempre più strette alleanze con tutti i paesi del mondo schierati contro il neoliberismo e diventa sempre più importante il nostro supporto, come popoli europei, ed anche la nostra presa di coscienza dell’attualità e dell’alternativa possibile dei Sem Terra.

 

Genova 10 febbraio 2008