Scheda


Conversando con...

Giulio Giorello, Monica Lanfranco, Marinella Perroni, Giorgio Tonini

 

Gli Incontri nazionali delle Cdb sono sempre stati momenti di verifica, confronto e scambio sui percorsi, diversi e autonomamente scelti, che ciascuna di loro ha avviato e continua a svolgere.  Sono stati momenti di arricchimento reciproco ma anche occasioni per sentirsi parte, nella loro diversità, di un comune progetto di costruzione di un modo “altro” di essere chiesa.  Al tempo stesso, però, per evitare che prevalga la spinta all’autorenferenzialità - nella convinzione che la chiesa si costruisce nel vivo del contesto sociale in cui i cristiani vivono – in tutti gli Incontri si è sempre riservato un momento di confronto con soggetti e gruppi, di diverso orientamento, politico e religioso, estranei all’esperienza delle Cdb.

Per il XXX Incontro, che si svolgerà a Frascati nei giorni 8-10 dicembre, si è scelta la formula del “Conversando con” che intende uscire dallo schema della tavola rotonda, e costruire uno spazio ma per una riflessione comune di soggetti diversi per orientamento e collocazione politica  sul tema prescelto: "Dove va la Chiesa cattolica  italiana in una società multiculturale multireligiosa, in presenza di una crisi del sistema democratico".

Agli interlocutori  Giulio Giorello (docente di filosofia della scienza all'Università di Milano) Monica Lanfranco (Direttora di Marea), Marinella Perroni (Presidente del Coordinamento delle Teologhe Italiane), Giorgio Tonini (Senatore della Repubblica ed esponente di Cristiano sociali) sarà proposto di intervenire in successione sui diversi aspetti del tema a partire dalle rispettive specificità di pensiero e approcci, di vita, nel quadro del tema generale dell’Incontro Orizzonti di laicità.

Per evitare il rischio di una qualche genericità si muoverà da una prima valutazione su “questa” Chiesa cattolica italiana così come si è manifestata nel convegno di Verona, con particolare riferimento ai rapporti interni di potere e al peso, sempre crescente, della ricerca di un impatto mediatico che li evidenzi. Un rapporto che si manifesta nel divario fra laicato e gerarchia e, all’interno di questa, nel prevaricare della Presidenza della Cei sull’autonomia dei i singoli vescovi. L’arena di Verona sarà assunta, cioè, come una finestra aperta su un mondo, che avrebbe bisogno di uno spazio ben più ampio per essere analizzato compiutamente, che costituisca un punto di vista comune e una prospettiva condivisa per rendere più efficace il confronto ed evidenziare la ricchezza delle sensibilità plurali degli interlocutori.                                           

Sarà così più facile riflettere insieme se e come la chiesa del post Verona è in grado di affrontare i problemi posti dal corposo fenomeno socio/culturale dell’immigrazione, diventato fatto strutturale e permanente. Un fatto “nuovo” per la società italiana che la costringe a misurarsi con la presenza di una pluralità di religioni prioritariamente con l’Islam, sia come religione di immigrati, sia come religione di italiani convertiti diventata la seconda religione del paese. C’è anche da far fronte agli esiti della rivoluzione indotta dalle scienze bio-mediche e della vita che è di ordine etico ma anche politico ed  economico rendendo forse impari l’approccio “etico-valoriale fin qui usato, anche perché si colloca all’interno della crisi di “questo” sistema democratico.

A questo punto c’è da interrogarsi se è ancora adeguato e “sufficiente” il regime concordatario e delle intese per offrire soluzioni convincenti e democratiche alla domanda di riconoscimenti e di pari trattamento. La costruzione di nuove moschee, l’apertura della scuola egiziana a Milano e la presenza dei crocefissi, nelle scuole e nelle aule dei tribunali, sono fonti di polemiche e tensioni perché le normative, nazionale e locale, non sono adeguate. All’interno stesso dei rapporti tra Chiesa Stato il peso dell’ingerenza ecclesiastica giunge a condizionare la normale dialettica politica del sistema  costituzionale/democratico che non può “sopportare” le istanze e/o gli approcci  dei cosiddetti “principi e valori non negoziabili”. La Cattolica-Romana nel suo presentarsi come l’unica e autorizzata interprete della “legge naturale” non apre solo un problema “teologico”, che ovviamente riguarda ed è a carico dei suoi teologi, ma pone  una questione politica ed istituzionale per la democrazia italiana. Insieme con le nuove e recenti  configurazioni del cattolicesimo politico italiano dei teo-con e dei teo-dem rischiano di far risorgere l’annosa questione cattolica che ha condizionato in passato la “eterna” transizione politica italiana, nel contesto della  incerta prosecuzione integrazione europea. C’è infatti da aggiungere che  non è sufficiente  una  cornice nazionale  (“ la laicità in un  solo paese”) per  governare queste  complesse transizioni che coinvolgono ad un tempo le culture, i sistemi politico/istituzionali, le prassi religiose, le chiese e le comunità.

Sarà prezioso a tal proposito l’intervento del  teologo spagnolo Juan José Tamayo Segretario dell’Associazione teologica Giovanni XXIII, che da anni accompagna il rinnovamento delle comunità popolare spagnole promuovendo studi, pubblicazioni e convegni.