Marco Politi,

Comunità di base controcorrente.

“Il matrimonio non è un patto sacrale” 

la Repubblica 11 febbraio 2006

 

Lo scontro vero è fra chi vuole ingabbiare l’amore e chi ha fiducia negli altri

Ordine del giorno sui Pacs al convegno di Frascati.

E Welby. Giusto che sia lasciato morire

 

La Chiesa non impedisca una legislazione sui Pacs. Al termine del loro 30. convegno nazionale le Comunità di base cristiane lanciano un appello perché la gerarchia ecclesiastica smetta di mettersi di traverso politicamente. «Lo scontro reale – affermano le Comunità di base – non è fra cristiani difensori del matrimonio e fautori del relativismo. E’ piuttosto fra chi ha paura dell'amore, ne diffida e vuole ingabbiarlo, e chi ha fiducia nell'amore e nella capacità creativa dello stesso di affrontare e superare i rischi di derive egoistiche e irresponsabili».

Il documento prosegue sottolineando che «il matrimonio è certamente una scelta positiva» però non va presentato come un «ricatto sacrale». E comunque va rifiutato un «ingabbiamento legalista e sacramentalista». Spiega Marcello Vigli, esponente storico del movimento: «Respingiamo un intervento ultimativo e politico della gerarchia ecclesiastica. Il discorso rimanga sul piano pastorale, morale e culturale».

«Orizzonti di laicità» era, d’altronde, il tema cui è stato dedicato il convegno, al quale hanno partecipato circa trecentocinquanta persone. Schegge di un cristianesimo alternativo e memoria di un movimento che in quasi quarant’anni ha fecondato il pensiero di tanti gruppi (anche parrocchie) che non appaiono come contestatori, le Comunità di base esistono oggi in quattordici  regioni con una presenza maggiore in Piemonte, Toscana, Lazio e Campania. I singoli gruppi sono piccoli, ma molto impegnati nel propugnare la riforma della Chiesa e, sul piano politico, la laicità dello Stato e della società. In nome di un Vangelo proposto e non imposto le Comunità, attraverso gli anni, hanno difeso la legge sul divorzio e sull’aborto e appoggiato il referendum sulla procreazione assistita. E’ stato anche un prete di una Comunità di base di Pinerolo, don Franco Barbero, a benedire per primo religiosamente l’unione di partner omosessuali.

Anche sul tema dell’eutanasia i gruppi hanno maturato una posizione propria, peraltro diffusa anche tra molto frequentatori di parrocchie. Da Frascati il convegno ha inviato una lettera di solidarietà a Piergiorgio Welby per dirgli che «è giusto e umano che tu possa concludere in pace, con l'attenzione affettuosa della comunità civile, la tua esperienza di vita, senza che nei tuoi confronti si eserciti un accanimento non rispettoso della tua dignità». Nel messaggio è detto che le Comunità non vogliono sostituirsi alle istituzioni, però «noi riteniamo, rispettando quanti pensano diversamente, che in nome di nessuna religione o ideologia si possa in alcun modo costringere, in una condizione così drammatica, la tua libertà di scelta che noi, quale che sia, rispettiamo profondamente».

La laicità, di cui si è discusso a Frascati, è intesa come «dialogo e reciproca contaminazione» tra fedi e opzioni culturali diverse, evitando sia l’egemonia di una religione sia la coesistenza di ghetti. Forte è il rifiuto di ogni visione metafisica e fondamentalista del Sacro. «Dio – racconta don Mazzi, esponente dell’Isolotto, prima comunità di base nel 1969 – noi dobbiamo cercarlo nell’umano, nelle realtà più basse e dimenticate, non nell’alto di cieli astratti».

Tra le realtà nuove del movimento ci sono i campi estivi di giovani, sorti dopo il 2000. A Frascati a organizzare con i suoi coetanei la celebrazione dell’eucaristia era Chiara, figlia diciottenne di un ex prete di Olbia. «In comunità – confida – si vive la fede in modo più diretto, sincero, partecipato». Non a caso, da anni, le donne nelle celebrazioni partecipano a spezzare il pane dell’eucaristia.