30° INCONTRO NAZIONALE DELLE COMUNITA’ CRISTIANE DI BASE

"ORIZZONTI DI LAICITA' - PRATICHE NELLE CDB E NELLA SOCIETA'"

 

     Frascati 8-10 dicembre 2006

 


  

Conversando con...

Dove va la chiesa italiana in una società multiculturale  multireligiosa,

in presenza di una crisi del sistema democratico.

E’ stato questo il tema  della  conversazione   che ha aperto il 30° Incontro nazionale delle comunità cristiane di base, nella quale sono intervenuti: Mariella Perroni – presidente dell’Associazione delle teologhe italiane, Monica Lanfranco – direttora di Marea, Giorgio Tonini – senatore della Repubblica, Giorgio Girello – docente di filosofia della scienza alla Università di Milano.

Il gruppo di conversazione, con la ricchezza delle diverse sensibilità di credenti e non credenti presenti al suo interno, partendo da una istantanea dell’ultimo convegno nazionale della Chiesa italiana a Verona ( una “Chiesa a-teologica”; una  “Chiesa che non ha ancora scelto quale debba essere la sua strada dopo la fine della unità politica dei cattolici e della democrazia cristiana”), si è confrontato con i nuovi caratteri della società italiana contrassegnata da una parte dal corposo fenomeno delle immigrazioni, come fatto strutturale e permanente e dall’altra dalla rivoluzione  delle scienze biomediche e della vita.

Dal primo fenomeno segue – come dato strutturale e irreversibile – il pluralismo delle religioni (non più solo intra-cristiano; l’Islam, infatti, è la seconda religione del paese) e il conflitto interculturale, il cui “attraversamento” non può ignorare le differenze – tra esse anche quelle di genere .

A questa nuova configurazione socio culturale ( le culture, peraltro, non vanno considerate quali “mondi” identitari chiusi, monolitici e immutabili) si deve rispondere con strategie, progetti e processi di convivialità.

Il secondo grande cambiamento è di ordine poltico-economico, oltre che etico: ridisegna, infatti, nuovi poteri sulle persone. L’approccio etico-valoriale, dunque, risulta incompleto e impari al suo  governo. La risposta  della “politica” (istituzioni, ordinamenti,spazio pubblico) risulta essenziale ed urgente; e il luogo del necessario negoziato non può che essere lo spazio pubblico ed il “paradigma” costituzionale-democratico che entra nelle diverse culture e differenze; e le attraversa.

Il gruppo di conversazione è stato quindi sollecitato a confrontarsi con tre interrogativi, la cui risposta risulta decisiva per la esistenza stessa di uno stato democratico e laico:

-          un sistema costituzionale-democratico può “sopportare” le istanze e/o gli approcci dei cosiddetti principi/valori  non negoziabili?

-          quando una chiesa/religione si presenta come unica e autorizzata interprete della (cosiddetta) legge naturale, non si pone una questione politica e istituzionale nella democrazia  di  quel paese (oltre che un problema teologico per i credenti di quella chiesa)?

-          In una società strutturalmente  multiculturale multireligiosa, sono ancora adeguati gli schemi concordatari?

La ricchezza e la articolazione delle risposte (“non ci sono principi –meno che meno valori –non negoziabili in una società pluralistica e fondata sulla costituzione”; il concetto di “legge naturale” introduce e contiene una tale dose di determinismo che impedisce in nuce qualsiasi progetto umano/storico; ecc. ecc.)  hanno confermato e approfondito i caratteri di “crisi” (rottura, transizione, rischio) che attraversano il nostro sistema democratico se si rinuncia o ostacola  una impostazione  LAICA  dei rapporti tra stato e religioni.

A conclusione della riflessione condotta dal gruppo di conversazione, è intervenuto il teologo Juan José Tamayo, segretario della Associazione teologica spagnola Giovanni XIII, che ha fatto una rapida analisi della situazione della laicità in Spagna, con particolare riferimento a tre aspetti: la concezione omofobica della famiglia, la scuola, il finanziamento pubblico della Chiesa.