Filippo Gentiloni 

Il custode della fede totale

Da il manifesto 15 maggio 2005 

Il relativismo nemico principale del cristianesimo secondo Ratzinger. Benedetto XVI ne parla in termini analoghi a quelli con cui qualche decennio fa in Vaticano si parlava del comunismo. Ne parla o ne parlava: vedremo se da papa Benedetto XVI modificherà i termini dello scontro. Uno scontro che si annuncia come cruciale: sul relativismo sarà piuttosto difficile un accordo fra la posizione del papa e la cultura contemporanea. Comunque è bene tenere presente che di relativismo non ne esiste una versione sola, neppure in ambito cattolico. Ecco, in rapida sintesi, il relativismo di Ratzinger, che «non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura soltanto il proprio io e le sue voglie». Condanna assoluta, dunque.

Gli risponde, anche se indirettamente e cortesemente, il cardinale Martini, parlando pochi giorni fa nel duomo di Milano: «Quello di cui abbiamo bisogno è saper vivere insieme nella diversità. Facendo fermentare le cose profonde che abbiamo in comune, al di là delle differenze». E ancora: «Solo in questo sta la nostra capacità di pace, l'unica, fra l'altro, capace di vincere anche il terrorismo».

Martini precisa ancora: «Si dice giustamente che nel mondo c'è molto relativismo, ma c'è anche un relativismo cristiano: leggere ogni cosa in relazione a questo momento...».

Una discussione che dovrà continuare. Se il cristianesimo, specialmente cattolico, non accetta il valore del pluralismo e della diversità tutti gli sforzi a favore dell'ecumenismo saranno vani. Eppure sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI hanno messo l'ecumenismo in primo piano nel loro programma. Ma non ci sarà ecumenismo autentico se il Vaticano sostiene la sua verità come «assoluta» , sganciata, cioè, dal tempo e dallo spazio. Indipendente, cioè, dalla storia e da quel confronto che la storia esige.

Nei prossimi anni, dall'alto dei palazzi come nella più piccola parrocchia, il dibattito sarà probabilmente proprio sulla verità. Come intenderla? Come insegnarla? Come pretendere di difenderla e forse anche di imporla?

Sarà sempre più evidente che i colloqui e i dialoghi cortesi non sono sufficienti: la loro spinta positiva si è ormai esaurita. Bisognerà che veramente i dialoganti si mettano tutti sullo stesso piano, senza privilegi, senza rivendicazioni di priorità. Soprattutto senza assolutismi.

Ne sarà capace anche la chiesa di Roma? E' su questa sfida che l'ecumenismo di Benedetto XVI si dovrà misurare, ben al di là delle condanne del presunto relativismo. «Ergersi contro il relativismo significa rifiutare il pluralismo»: è il lucido commento del Padre Ortensio da Spinetoli, cappuccino, ben noto teologo e biblista italiano.