Filippo Gentiloni

Quanto contano i poveri

il manifesto 28 gennaio 2007

 

Non sembra che la fame nel mondo sia fra le priorità degli interventi vaticani. Né la fame né la povertà. Lo si è potuto constatare anche al Social Forum di Nairobi. Qui non sono certamente mancate le voci cattoliche, anche forti e drammatiche. Fra le più ascoltate. Tutte, però, piuttosto private, niente di ufficiale. Proprio in quei giorni è morto l'Abbé Pierre: anche per lui niente di ufficiale da parte del Vaticano, dove sembra che la spaventosa spaccatura planetaria fra pochi ricchi e moltissimi poveri non sia considerato come il principale problema del mondo di oggi, il male principale. Lo era, invece, nelle pagine dei vangeli.

Una priorità che era sembrata tornare - per lo meno affiorare - nei giorni del Concilio Vaticano II: giorni che ormai sembrano molto lontani. Sulla scia del Concilio, la priorità di quel problema era stata affermata dalla teologia della liberazione. A gran voce. Una voce che, però, pian piano si era affievolita: il Vaticano l'aveva temuta perché la considerava troppo vicina al comunismo e quindi all'ateismo. L'aveva combattuta e sconfitta. Accettando, in fondo, anche se a malincuore, che il mondo restasse diviso fra i pochi ricchi e i milioni di poveri. Accettando, quindi, anche se implicitamente, il predominio dei ricchi targati Usa.

A quella priorità il Vaticano, in pratica ne ha sostituito un'altra, quella della famiglia. La famiglia cattolica. Una priorità ben poco evangelica ma molto europea, occidentale. Una priorità che si basa più sulla ragione che sulla Bibbia, ma che al Vaticano sembra necessario difendere da tutti gli attacchi. Molto significativa, in questo contesto, la battaglia contro la legalizzazione dei Pacs, in Italia e altrove. Nel «palazzo» sanno bene che questa battaglia non trova largo consenso fra i cattolici europei, come non trova largo consenso fra i cattolici soprattutto africani la battaglia contro l'uso del preservativo per difendersi dall'Aids. Ma tant'è: la teoria sembra contare più della prassi. Così sembra pensare quella parte dei cattolici che si schiera con i teocons. Anche se un'altra parte di cattolici va per la sua strada, in maniera sempre più autonoma, indipendentemente dalle posizioni della gerarchia. Una spaccatura che ormai sembra approfondirsi sempre più, di giorno in giorno, soprattutto al di là delle Alpi.