Filippo Gentiloni

Le pagelle di cristianità

il manifesto 28 ottobre 2007

 

Che l'ecumenismo sia in fase di crisi è ormai noto: il recente incontro delle chiese cristiane europee a Sibiu in Romania lo ha confermato.

Vale la pena, piuttosto, di dare un'occhiata alle motivazioni della crisi, soprattutto dal punto di vista che ci è più vicino, quello cattolico: in realtà Roma si sta allontanando decisamente dal protestantesimo, mentre cerca qualche avvicinamento nei confronti dell'ortodossia.

E, nel timore di una invasione di moderno relativismo, va in cerca di un ricompattamento interno, ad esempio con i lefevriani.

Al centro del dibattito e della crisi il recente documento della congregazione romana per la dottrina della fede (l'ex Santo uffizio) dal titolo: «Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla chiesa». La prima domanda chiede se il Concilio Vaticano II abbia cambiato qualche cosa sulla dottrina della chiesa. La risposta è, ovviamente, negativa. Si ripete la frase fatidica: «L'unica chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica». E da quel «sussiste» si elimina ogni interpretazione allargata. Sussiste, cioè «è». Rigido esclusivismo. Quelle nate dalla Riforma protestante, dunque, non sono chiese, ma tutt'al più «comunità ecclesiali». Una vera bomba contro l'ecumenismo.

«Noi non siamo chiesa?»: è il titolo in prima pagina del settimanale Riforma. E il sottotitolo: «Se la chiesa cattolica ritiene di essere la sola e esclusiva vera chiesa di Cristo ci chiediamo se abbia ancora senso continuare il dialogo con l'istituzione romana».

E il teologo protestante Paolo Ricca: «Mai come oggi occorre distinguere fra il dialogo ecumenico di base - in parrocchie e monasteri, con sacerdoti e laici - che è fruttuoso, serio e fraterno, e il dialogo con l'istituzione romana , che, per così dire, distribuisce 'pagelle' di cristianità».

E Riforma: «Prima la messa in latino, poi l'enfasi sull'essere l'unica vera chiesa di Cristo. I fermenti del Concilio Vaticano II via via devitalizzati».

Non manca chi, anche in ambito cattolico, pensa che sia necessaria la voce di un altro concilio.