Lidia Menapace

Cominciamo a farci sentire

La nonviolenza è in cammino n. 1271 del 20 aprile 2006

 

Si parla molto di “governabilità”, termine che non uso volentieri sia perchè di invenzione (in Italia) craxiana, sia perchè preferisco discutere di insediamento delle Camere, procedure per le elezioni dei presidenti, apertura di trattative pubbliche nelle sedi ad hoc (che non sono né gli articoli sui quotidiani, né un programma televisivo) per la presidenza della Repubblica; incarico a Prodi di fare il governo e formazione dello stesso sulla base del programma firmato da tutte le forze dell’Unione, e composto col metodo del consenso (come si usa nelle formazioni nonviolente) e non a maggioranza. È cominciato invece uno stile di  comunicazione politica che a me fa venire in mente i famosi “pizzini” di  Provenzano.  Perché - da parte mia - tanto puntigliosa richiesta di precisione? un pò sarà perchè essendo di origine piemontese e di adozione sudtirolese sono alquanto pedante precisa e testarda. Ma soprattutto perchè nelle situazioni di rischio, di inizi, di svolta, di difficoltà, attenersi alle regole prestabilite è la strada giusta per cavarsi bene d’impaccio, così come definire le  forme dell’agire che diventano precedenti ecc. ecc.

Ma i precedenti che si vogliono avanzare in questa pericolosa area della “no man’s land”, non mi piacciono per niente: chi ha autorizzato chiunque a fare trattative avances suggerimenti sul governo? Se Prodi è il candidato presidente del consiglio per l’Unione e ha vinto le elezioni è autorizzato a parlare, nessun altro, se non avendo concordato con Prodi, ahimé, fino alle sfumature degli aggettivi e alle virgole dei periodi; i Ds  poi farebbero bene a mettersi d’accordo tra segretario e presidente prima di esternare.

Non chiedo censure o limitazioni della libertà di parola, non sia mai, so bene che cosa tremenda è non avere diritto di parlare (a noi è stato negato sia da Paolo di Tarso che da Aristotele e ripreso a fatica e non ancora del tutto con lotte continue e tenaci, so bene di che cosa parlo!): chiedo solo che quelli che addirittura hanno licenza di parlare e sembra che gli scappi sempre, provino ad essere per qualche settimana discreti e imparino l’arte  tutta anglosassone (non è Blair o persino Bush il loro più ammirato uomo al potere?) di dire con rigore: “no comment”.  E chi può arrogarsi di interpretare l’elettorato, se nelle analisi del voto nessuno si è finora sognato (tranne Valeria Ajovalasit di Arcidonna) di dirci che cosa hanno fatto le elettrici? Nel programma ci sono delle priorità ben chiare e un metodo prescritto, ed è anche affermata la volontà di costruire una democrazia partecipata: tra chi? tra i 25-30 uomini che hanno accesso ai telegiornali? tra i 4-5 direttori di giornali che sparano le loro elucubrazioni, espressione di “pensiero desiderante” piuttosto che di razionalità? Ma la dea Ragione non era appannaggio delle teste maschili?

*

Cominciamo subito a farci sentire, inviando messaggini, e-mail, fax, telefonate alle segreterie per dire che non abbiamo nessuna intenzione di stare zitte/i e che d’ora in avanti democrazia partecipata vorrà dire almeno rigoroso rispetto delle regole e dei programmi che ci siamo dati e abbiamo sottoscritto, e consultazione frequentissima della società.  Con i mezzi elettronici è possibile a tutti i segmenti piu’ o meno organizzati della società politica, dei sindacati, e civile avere domande e risposte in tempo reale: come mai dopo l’orgia di finti sondaggi, non si vuole usare la velocità della comunicazione  elettronica per avere consultazioni frequenti?

Non tutto Zapatero mi convince, ma che abbia vinto le elezioni con le e-mail che denunciavano le bugie di Aznar, non può essere negato. E sulla base del consenso avuto è andato dritto per la sua strada anche su argomenti difficili come il ritiro delle truppe dall’Iraq (una priorità assoluta anche del programma dell’Unione), la difesa della laicità dello stato, la trattativa coi Baschi; non è stato a chiedersi se la Spagna è governabile: governa.

Anche perchè un paese riconosciuto ingovernabile deve andare subito di nuovo alle urne (come chiedeva con strana urgenza l’”Avvenire”) o diventare protettorato di qualcuno (si giocherebbero la posta un Vaticano neoguelfo o degli Usa teocons, orrore!).

A proposito di ritiro delle truppe, qualcuno comincia a dire che si deve sentire il governo iracheno: ma da chi è stato riconosciuto il governo iracheno, che non è nemmeno in carica dopo mesi? si sarebbe detto un tempo che è un governo fantoccio. Inoltre “tempi tecnici” a casa mia non significa “consultazione del governo”: o no? ma “tempi tecnici” è l’unica condizione scritta nel programma in proposito.

*

Adesso aspettiamo che il risultato delle elezioni sia proclamato e prepariamoci soprattutto ad ottenere buoni risultati nelle amministrative, che sono il primo test politico dopo le elezioni del  9-10 aprile.  Succederanno ancora stranezze: già hanno risbagliato i conteggi delle schede contestate, secondo l’esempio del primo paese al mondo. E ci sono anche bizzarri episodi: ad esempio volantini del candidato alla presidenza della Regione Sicilia Cuffaro nel casolare di Provenzano e pubblicità dell’Unione nel plico di una scheda di un votante all’estero. Certo che, quando nella campagna elettorale si evocano Napoleone, Mosè e persino Gesù Cristo, non bisogna poi stupirsi che capitino cose addirittura soprannaturali: peraltro rigorosamente par condicio.