Marcello Vigli

 

Questione romana e agenda politica italiana

 

www.itallaica.it 7 gennaio 2007

Nel vivo delle polemiche provocate strumentalmente da Giuliano Ferrara con la sua proposta di avviare una moratoria nell’applicazione della Legge 194, in concomitanza con l’approvazione all’assemblea dell’Onu della moratoria per la pena di morte, sono intervenuti il cardinale Ruini e il suo successore il cardinale Bagnasco, per chiedere la revisione della stessa legge.

Non si tratta del solito interventismo sulle questioni di volta in volta poste sul tappeto dalle forze politiche e sociali, delle ricorrenti lamentazioni sui tentativi di emarginare la presenza della Chiesa in Italia o delle ricorrenti richieste di migliorare le condizioni di privilegio per le sue strutture assistenziali e scolastiche. Le loro parole assumono un particolare significato alla vigilia della riunione dei rappresentanti dei partiti della maggioranza governativa convocata per comporre le sue divergenze giunte al limite della rottura.

Pretendono d’imporre al Parlamento e al governo, ai partiti e alla società di aggiungere un ulteriore tema, per di più fortemente ideologizzato, all’agenda politica già così ricca di salari da aumentare, di fiscalità da ridurre, di contratti da rinnovare, di legge elettorale da varare, di riforme istituzionali da approvare, di rifiuti da sistemare, di Alitalia da vendere ......

Non se ne sentiva il bisogno L’ombra della Questione romana torna ad allungarsi sul nostro paese producendo divisioni e conflitti interni alla società e alla comunità ecclesiale. Ieri di Questione romana si nutrirono sia le polemiche fra clericali e anticlericali sia le divisioni fra cattolici transigenti e intransigenti. Oggi la sua ombra legittima i teodem e copre l’affarismo della Compagnia delle Opere, da un lato, e, dall’altro, rende più difficile il libero esercizio della cittadinanza per i cattolici né clericali né integralisti. Gli esiti sono particolarmente evidenti nella costruzione dl Partito democratico. Da un lato rafforza di fatto la linea veltroniana volta a dar vita al partito del Segretario sul modello berlusconiano, dall’altro impedisce di avviare un confronto autentico, fra le diverse culture confluite in esso, capace di produrre contaminazione: la sola che potrebbe creare lo zoccolo duro di militanza in grado porre rimedio alla mancanza di risorse economiche e controllo dei media, che hanno garantito finora il successo di quel modello.

Torna alla memoria il giudizio di Machiavelli sul Potere temporale dei papi tanto debole da non poter realizzare l’unità d’Italia, ma tanto forte da impedire che altri la realizzassero.

Roma, 4 gennaio 2008