COMUNITA’ PARROCCHIALE E

CENTRO DI ACCOGLIENZA E DI PROMOZIONE CULTURALE

“E. BALDUCCI”

ZUGLIANO - UDINE

 

La comunità parrocchiale di Zugliano ( abitanti  1410 ) frazione del Comune di Pozzuolo del Friuli, alle porte di Udine, dal 1989 è profondamente legata al Centro di accoglienza e di promozione culturale che, nel settembre 1992, è stato dedicato, non in modo formale, a Ernesto Balducci.

Un contributo della Regione Friuli Venezia Giulia per la ristrutturazione della casa parrocchiale è stato utilizzato dividendo gli spazi abitativi della stessa per realizzare due abitazioni, una disponibile all’accoglienza: l’ispirazione è dunque la profezia del Vangelo sull’uso del denaro, dei beni, delle strutture non in modo privato, élitario, confessionale, bensì aperto, comunitario, condiviso.

Via via l’esperienza si è aperta in modo laico al pluralismo e alla convivenza delle diversità. Si può affermare che la comunità parrocchiale di zugliano sarebbe molto più povera senza la presenza del Centro “E. Balducci” e che il Centro “E. Balducci” sarebbe più povero senza la mensa dell’Eucarestia da cui è nato.

Questa reciprocità che coinvolge costantemente sulle grandi questioni della vita e della storia non è stata, e non è, di facile comprensione ed accettazione nel paese e nel territorio, soprattutto per lo spostamento dei riferimenti culturali, simbolici, religiosi; dalla sacralità come separatezza, alla laicità con l’apertura alla fede vissuta e cercata come coinvolgimento nella storia; dalla bandiera italiana ai simboli dell’Africa, dell’Asia, dell’America Latina; da persone “importanti” per ruolo, ai rappresentanti delle Tribù della Terra che vengono fra noi ad istruirci; all’Eucarestia come rito, alla celebrazione comunitaria come coinvolgimento personale e comunitario.

Nel febbraio 1989 i primi ospiti sono stati immigrati in cerca di casa.

Da allora si sono vissuti passaggi successivi di ampliamento strutturale e di crescente consapevolezza e organizzazione dell’esperienza; oggi il Centro ospita una cinquantina di persone, con attenzione alle famiglie con bambini: immigrati in cerca di lavoro, profughi dalle guerre, rifugiati politici o persone in attesa di questo riconoscimento.

In uno dei passaggi più significativi nel settembre 1992, il Centro è stato intitolato a Ernesto Balducci, un prete toscano, un grande intellettuale rispetto alla laicità, alla fede, alle grandi questioni dell’umanità, con particolare attenzione negli ultimi anni all’altro e alle sue diversità culturali, storiche, religiose; ai rapporti fra le diverse Tribù della Terra, alle responsabilità dell’Occidente.

Il Centro “E. Balducci” svolge un impegno continuo di elaborazione culturale con incontri a Zugliano e in tutto il territorio regionale; negli ultimi anni ha cercato rapporti con persone ed esperienze delle diverse parti del Pianeta invitando, in particolare nell’evento culturale di settembre, ormai atteso e partecipato da centinaia di persone, intellettuali, teologi, testimoni, donne e uomini dell’America Latina, dell’Africa, dell’Asia, dell’Europa.

E questo è stato vissuto come un passaggio ad un nuovo paradigma antropologico: l’altro - il nero, l’indio e altri ancora -  considerato inferiore  dall’occidente, disprezzato, violentato, derubato, oggi viene fra noi a parlarci e noi ci poniamo in ascolto in silenzio per apprendere.

La prospettiva e il cammino per un’umanità degna di questo nome ci chiedono la liberazione dall’inferiorizzazione dell’altro come pure della sua omologazione; esigono il riconoscimento e l’affermazione concreta della uguale dignità di ogni persona e il riconoscimento delle differenze come possibilità di arricchimento: comunicando e ricevendo diversità in una reciprocità dinamica, si cresce in umanità, si costruisce la convivenza fra le differenze.

Prima di ogni necessario ordinamento, di  ogni legislazione è indispensabile questa continua elaborazione e diffusione di una cultura di reciprocità con la diversità dell’altro.

Per questo un Centro di accoglienza è per necessità intrinseca un centro di elaborazione culturale sulle grandi questioni che la presenza degli ospiti provenienti da diverse parti del mondo sollecita: l’ingiustizia e l’impoverimento; le violenze, le diverse forme di terrorismo, la guerra ritornata ad essere drammaticamente uno strumento “normale” per la risoluzione dei conflitti fra comunità e popoli; la violazione dei diritti umani con il pericolo per la vita stessa di persone e intere comunità.

La denuncia è importante come egualmente la prospettiva e la conoscenza diretta di esperienze di resistenza, di progettazione, di dedizione e organizzazione.

Il centro vive con la disponibilità di persone che volontariamente dedicano tempo, energie, competenze nei diversi ambiti e nelle concrete situazioni.

In questi anni è diventato un punto di riferimento significativo nella Regione Friuli Venezia Giulia: accoglie scuole che vengono per riflettere sulle questioni dell’accoglienza, della costruzione della giustizia e della pace, del dialogo fra culture e religioni.

Le comprensibili difficoltà non hanno frenato il progetto e il suo importante significato.

E’ un segno concreto e indicativo di orientamento e di reale possibilità, a partire dall’esperienza quotidiana e dalla riflessione culturale che comporta.