La lotta continua, nel segno della sostenibilità e della sobrietà:

Il XXXI incontro nazionale delle cdb

 

 

34408. CASTEL S. PIETRO TERME (BO)-ADISTA. (dall'inviato) A 40 anni dal ‘68, provare a declinare quella straordinaria stagione di protagonismo - nella società e nella Chiesa - del movimento dei lavoratori, degli studenti, delle donne attraverso linguaggi nuovi, evitando al contempo il rischio del soggettivismo e quello della semplice testimonianza: ci hanno provato, dal 25 al 27 aprile 2008 a Castel San Pietro Terme (Bo), le Comunità Cristiane di Base Italiane, in occasione del loro XXXI Incontro Nazionale. Il tema scelto, infatti, "Società sobria, equa e solidale. Culture e pratiche dal basso" intendeva proporre percorsi nuovi, nel solco però dell’esperienza maturata sin dal ‘68, nella lotta alla logica capitalista nella sua versione neoliberista: alla globalizzazione che si appropria dei beni comuni, escludendo così dalla mensa mondiale miliardi di persone, le CdB hanno tentato di opporre non solo le ragioni di un'analisi puntuale degli attori e delle strutture che caratterizzano le relazioni socio-economiche (soffermandosi anche sul ruolo che le religioni, e in particolare la Chiesa cattolica, rivestono nel legittimare e perpetuare lo stato di cose presenti), ma soprattutto pratiche capaci di inserirsi nelle contraddizioni e negli interstizi dell'attuale sistema di dominio, in modo da aprire varchi che rendano possibile la costruzione di un'economia partecipativa, di condivisione, promotrice dell'integrità ecologica.

 

Buone idee

Per introdurre, nel primo giorno dei lavori, il tema dell'Incontro con un'analisi dei meccanismi di sperequazione delle ricchezze e delle risorse sono stati invitati, nella ormai collaudata formula del "Conversando con", Roberto Bartoli, docente di Diritto penale all'Università di Firenze e membro del gruppo economico della Fondazione Balducci, Antonella Visintin, coordinatrice della Commissione Globalizzazione e Ambiente (Glam) della Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane, Giuliana Martirani, docente di Geografia dello Sviluppo alla facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Napoli "Federico II" e Alberto Zoratti, membro del direttivo dell'Agices, l'Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale.

Bartoli ha sottolineato come il modello capitalistico, lungi dall’eliminare o ridurre la povertà e l’iniqua distribuzione delle ricchezze, in quest’ultimo trentennio abbia addirittura fatto crescere le disuguaglianze a livello planetario. Un correttivo a questa situazione - ha suggerito la Martirani - potrebbe intanto venire dall’introduzione della Tobin Tax (tassa sui movimenti internazionali di capitali). Ma la via maestra è la revisione profonda degli stili di vita nell’ottica del recupero della dimensione della sobrietà, non solo applicata agli stili di vita personali, ma tesa soprattutto a trasformare i meccanismi produttivi ed economici della società. In questo senso va valorizzata l’autoproduzione e la produzione locale e biologica, il lavoro comunitario, il microcredito d’impresa, il commercio equo e solidale. Sulla stessa linea Alberto Zoratti, che ha sottolineato anche l’importanza di far crescere sempre di più la responsabilità sociale negli acquisti, l’impegno per uno sviluppo quantitativo e qualitativo del commercio equo e solidale come tentativo di costruire un’alleanza tra produttori e consumatori da coniugare con il sostegno alle economie locali, nel quadro della cosiddetta filiera corta. In chiusura, Antonella Visintin, ha messo in risalto le responsabilità delle Chiese che non hanno saputo contrastare la logica della crescita illimitata. Le Chiese - ha detto la Visintin - hanno bisogno di riscoprire il senso del limite, come hanno cominciato a fare i gruppi-donne sia nelle loro pratiche che nel loro lavoro di decostruzione di un concetto di Dio onnipotente che ha prodotto un immaginario di dominio patriarcale.

 

Buone pratiche

I lavori sono proseguiti, nella giornata successiva, attraverso 9 diversi laboratori, nei quali i partecipanti hanno cercato di "incarnare" l'analisi teorica nell'esame di pratiche concrete di economia alternativa. Tra questi, un laboratorio sulle responsabilità della cultura patriarcale nei disastri economici, sociali ed ambientali, uno sulla realtà dei "condomini solidali" e dei "villaggi gaia", sulla "Chiesa dei poveri nel Concilio e oggi", sui "rifiuti" che diventano "risorse". Interessante, fra gli altri, il laboratorio sulle "Buone pratiche di finanza etica e microcredito", nel quale sono stati presentati due progetti frutto dell'impegno delle comunità cristiane fiorentine delle Piagge e dell'Isolotto: il "Fondo Etico e Sociale" e il "Fondo Essere". Il primo, più che un'esperienza di microcredito è soprattutto un'attività di finanza alternativa e critica rispetto al sistema bancario e creditizio, che rende gli individui deboli sempre più dipendenti da meccanismi di assistenza. L’altro, nato nel 2002 grazie ad un gruppo di associazioni, in collaborazione con la presidenza del quartiere dell'Isolotto e i responsabili dei servizi sociali, é finalizzato a concedere "prestiti di solidarietà" - che non sono gravati da interessi e per i quali non viene richiesta nessuna garanzia - a singoli cittadini o famiglie che vivono situazioni di indigenza e che si sforzano per uscirne.

Di particolare rilievo anche il laboratorio dei giovani delle Comunità di Base, sia per la consistente presenza di partecipanti - a testimonianza di un ricambio generazionale all'interno delle CdB che si sta ormai realizzando (e, infatti, alcuni giovani hanno partecipato anche ai lavori di altri laboratori) sia per l'attività di scrittura collettiva che ha visto impegnati i partecipanti: nel solco dell'insegnamento di don Milani, un modo per praticare relazioni eque e solidali anche nella costruzione di riflessioni che pongano attenzione al contributo di tutti attraverso sintesi realmente condivise.

Durante la giornata dedicata ai laboratori si è anche riunito il Collettivo europeo delle CdB costituito dai delegati dei diversi Paesi (presenti Spagna, Belgio, Austria e Italia; assenti giustificati Svizzera e Francia) per progettare il prossimo convegno continentale delle Comunità di Base, che si terrà a Vienna nel maggio 2009 sul tema delle nuove sfide poste oggi al Vangelo da delicate questioni come l'immigrazione, l'Europa, la laicità, l'uguaglianza di genere. Il collettivo ha anche deciso di rafforzare i rapporti con le altre reti cristiane di base europee, come “Eglises et liberté - European Network” e “Noi Siamo Chiesa”, in un momento di particolare difficoltà politica ed ecclesiale.

 

Buoni frutti

La mattina del 27 aprile, il momento conclusivo dell'Incontro Nazionale - il consueto spazio del "Dialogando con...." - ha visto la testimonianza di 4 realtà rappresentative delle "buone pratiche" dal basso verso la costruzione di quella società più sobria, equa e solidale di cui si era parlato nei due giorni precedenti. Esperienze concrete e fattibili di resistenza all'attuale modello di sviluppo sono state presentate da Titti Malorni della Tenda della Pace di Caserta, da Alberto Castagnola, economista e ricercatore presso l’Istituto Superiore per la programmazione Economica (tra i portavoce della Rete di Lilliput), da Eugenio Baronti, ex assessore all'ambiente del comune di Capannori (Lu) e da pochi mesi assessore alla Regione Toscana e da Loris Asoli, della Rete di Economia Solidale Marchigiana.

Titti Malorni ha presentato le attività avviate in 3 parrocchie del casertano - Maria Santissima del Carmine e San Giovanni Bosco, Nostra Signora di Lourdes, Santissimo Nome di Maria - che, dallo scorso 27 gennaio, hanno avviato la raccolta differenziata (che il comune ancora non fa) sul sagrato delle chiese (v. Adista n. 13/2008). Una forma di concreta educazione alla legalità ed alla responsabilizzazione ad un consumo sostenibile che si è ben collegata con l'esperienza fatta a Capannori, nel lucchese, primo comune italiano a deliberare di volere raggiungere entro il 2020 l'obiettivo “Rifiuti Zero”. Con poco più di 45.000 abitanti, Capannori - ha raccontato Eugenio Baronti - dal 2005 ha deciso di cambiare la metodologia di raccolta dei rifiuti, passando gradualmente dalla raccolta stradale a quella porta a porta. Da una percentuale di raccolta differenziata pari al 37% del totale dei rifiuti, dopo solo un anno (e coinvolgendo soltanto il 32% della popolazione), il piccolo comune lucchese è passato al 54%. Alla fine di marzo 2008 il dato è ulteriormente salito al 65%, con circa 26.000 abitanti coinvolti.

Nel suo intervento, Castagnola ha invece raccontato la storia della Città dell'Altra Economia, realizzata presso l'ex mattatoio nel quartiere Testaccio a Roma: 3.500 metri quadrati di esposizione, vendita di prodotti biologici, commercio equo e solidale, bio-equo-ristorante, eventi e incontri per la promozione dell'altra economia, delle energie rinnovabili, della cultura del riuso e riciclo, del turismo responsabile, del finanza etica. Si tratta di uno dei primi spazi in Europa interamente dedicato a pratiche economiche che si caratterizzano per l'utilizzo di processi a basso impatto ambientale. Lo stesso obiettivo si pone anche la Rete di Economia Solidale Marchigiana che - ha detto Loris Asoli - intende collegare insieme, in una rete di scambi economici e culturali, tanti soggetti diversi nel comune progetto di una nuova e migliore economia e società. In questa fase la Rete sta cercando di individuare aree più piccole, i "distretti", per permettere una migliore sinergia tra le realtà locali. Nessuna rete o distretto, in ogni caso, sarà mai possibile senza implementare il rapporto tra consumatori, spesso associati in Gas (Gruppi di Acquisto Solidale, i produttori e le istituzioni. L'obiettivo, insomma, è "fare sistema".

Alla presentazione di questi progetti é seguito un ricco ed articolato dibattito. È emerso il problema di collocare l'azione delle CdB all'interno del rapporto dialettico tra movimenti ed istituzioni senza appiattirsi né sugli uni, né sulle altre. Rispetto al primo versante, è stato sottolineato in quasi tutti gli interventi, resta fondamentale il ruolo della politica, a patto che i partiti recuperino la loro funzione di servizio al bene comune e il contatto con i bisogni del territorio. Ma anche la società civile organizzata corre il rischio dell'omologazione a quel "sistema" che pure intende contestare: come il no-profit, che - sulla scia di quanto avvenuto in passato con il mondo cooperativo - si sta ormai pienamente integrando nelle logiche di mercato, rendendosi sempre più funzionale alla filosofia della "sussidiarietà". (valerio gigante)