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La fragilità maschile non interrogata

 

Ho letto molti articoli sui giornali che parlano di numerosi fatti di violenza sulle donne denunciati dalle vittime. Tutti quanti affermano che non aumenterebbero gli stupri (sempre avvenuti), ma le denunce grazie al coraggio e alla solidarietà femminile. Conclusione: aumentiamo il coraggio e la solidarietà femminile così gli stupri verranno alla luce e puniti. Falso. Padre Fedele (francescano) ha stuprato una suora (francescana). Denunciato e poi arrestato si proclama innocente: i francescani solidarizzano con lui e così molti ospiti dell’Oasi, struttura d’accoglienza da lui fondata. Conclusione: il Tribunale della libertà gli ha revocato gli arresti domiciliari.

Il problema allora è un altro.

Forse il problema è la libertà femminile che è arrivata anche dentro gli ordini religiosi. La violenza maschile (scrive Marco Deriu – Via Dogana n.78), “oggi comincia a colpire la donna che non accetta più di costituire sempre e comunque il supporto dei bisogni dell’uomo, (e che si sottrae anche al controllo di una certa autorità religiosa, penoso residuo di un potere maschile che non esiste più / ndr.). Colpisce la donna che – a torto o a ragione – apre conflitti e pone in questione l’uomo (laico o religioso che sia / ndr.); la donna che decide di lasciare il proprio compagno; la donna che cerca di rifarsi una vita da sola o con qualcun altro; la donna che decide di portare avanti autonomamente la sua gravidanza… Stando ai dati offerti dalla ricerca “L’omicidio volontario in Italia. Rapporto 2005” curata dall’EURES in collaborazione con l’ANSA i casi in cui il fattore scatenante del delitto sarebbe dovuto alla decisione di separazione da parte della vittima coprirebbero nel 2004 circa il 31,6% degli omicidi in ambiente domestico. Questo problema riguarda soprattutto GLI UOMINI e suggerisce così abbastanza chiaramente la realtà di una maggiore fragilità e dipendenza psicologica e di una minore autonomia da parte maschile

Diventare “Uomini” è difficile perché significa uscire dalla cultura dominante e assumere un’identità virile fuori del dominio sessuale maschile. A questo proposito è significativo l’appello “La violenza contro le donne ci riguarda: prendiamo la parola come uomini” promosso da alcuni uomini (fra i quali Marco Deriu), che ha già ricevuto 200 adesioni mentre scrivo e che si danno appuntamento il 14 ottobre a Roma. Personalmente chiedo ai promotori dell’appello perché la violenza, piccola o grande che sia, entra nella sessualità maschile e perché, di fronte a questo tipo di violenza, i maschi non guardano quasi mai alla propria fragilità, dipendenza psicologica e minore autonomia di fronte alla donna?

           Casimira Furlani (detta Mira)

                         del coordinamento nazionale donne CdB.


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NOTA:

Ricordiamo che questi interventi rappresentano “punti di vista” non necessariamente della comunità di appartenenza di chi scrive, tanto meno del movimento delle CdB, ma punti di vista personali su argomenti di attualità che ciascuna/o ritenga di dover proporre in primo piano come oggetto di riflessione.

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