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"Che nome darti, ora inquieta che stiamo vivendo?"

E’ il primo verso di una poesia nella quale la passione di Victor Hugo per l’uomo e   per la natura diviene interrogazione sul loro destino e sulla confusione che sembra regnare nell’anima della sua epoca. Un testo che appare profetico anche per i nostri giorni che ci porta a chiedere sempre con il poeta: “E’ la fine, Signore, o è davvero l’inizio ?”

La riflessione del pastore della chiesa evangelica di Brescia, Jonatan Terino, che ho tratto dal libro “Voglio di più!- Limiti alla crescita di lavoro e consumo” (editrice Claudiana , 2007) è uno stimolo, spero, a superare il tumulto confuso  che turba le nostre menti, i nostri cuori in quest’ora inquieta.

Il processo di liberazione dal lavoro alienante non può procedere in modo unidimensionale ma deve operare contemporaneamente in diverse direzioni. Si tratta della libertà della totalità degli esseri umani e non della liberazione di singoli a spese di altri. La liberazione inizia nella dimensione economica fino alla sua dimensione religiosa, proprio in quanto “l’uomo non vive di solo pane”. A partire dal pane, però, senza la liberazione dall’apatia, dall’angoscia e dall’aggressività non ci possono essere liberazioni in altri campi. L’evangelo è proclamazione di liberazione messianica del tutto: la lotta per la giustizia economica contro lo sfruttamento dell’essere umano, che lotta per la dignità umana e i diritti umani contro l’oppressione politica. Il lavoro assume questo volto umano, di lotta contro le forze occulte e disgregatrici del caos, per la solidarietà umana contro l’estraniazione dell’essere umano in rivalità con i suoi simili, nella lotta per la pace con la natura contro la distruzione industriale dell’ambiente, nella lotta della speranza contro l’apatia per un senso della totalità nella vita personale.

Riceviamo da Dio una precisa responsabilità di custodia e di salvaguardia della creazione, per vivere, affermare la qualità della vita e cantare la vita lottando contro la morte, abitando l’estensione della terra in un rapporto di somiglianza, di solidarietà e di condivisione con umani e animali, nel tempo e nello spazio voluti da Dio.

Proprio perché l’orizzonte sembra impallidire, siamo chiamate/i più che mai a costruire luoghi e spazi degni di una vita di relazioni sociali e politiche conviviali e sostenibili.

Peppino Coscione

CdB di Oregina - Genova


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NOTA:

Ricordiamo che questi interventi rappresentano “punti di vista” non necessariamente della comunità di appartenenza di chi scrive, tanto meno del movimento delle CdB, ma punti di vista personali dall’interno delle comunità su argomenti di attualità che ciascuna/o ritenga di dover proporre in primo piano come oggetto di riflessione.

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