La via della decrescita

 

 

Sviluppo è stato negli anni ’70 la parola taumaturgica che ha cambiato nominalmente un parte del mondo chiamato terzo in una espressione speranzosa popoli in via di sviluppo; il reaganismo assicurava che sviluppando le ricchezze di individui e popoli che già le detenevano in abbondanza, le stesse avrebbero necessariamente tracimato sulle economie povere; gli stessi documenti pontifici proclamavano che sviluppo è uguale a promozione umana.

Crescere: come, quanto, dove?

Uno sguardo sul nostro quotidiano di famiglie piccolo-borghesi: stanze di bambini ricolme da far concorrenza a negozi di giocattoleria; guardaroba traboccanti per tutte le stagioni; persino librerie con seconde e terze file di “libri-supplemento” ancora intonsi; pattumiere destinatarie del 45% della spesa alimentare; se, infine, si predisponesse uno scaffale per i cellulari usati e dismessi in famiglia nell’ultimo quinquennio potremmo allestire un domestico museo delle telecomunicazioni.

Se questo è una finestra sulla ambigua crescita microeconomica familiare, non meno perplessi rimaniamo nel considerare il quadro macroeconomico della crescita mondiale a partire dal PIL come metro di valutazione sul governo di una nazione: solo i primi classificati ne traggono vanto e vantaggi. Gli USA si preoccupano se non realizzano un +3 o 4% e si spaventano se la crescita del PIL cinese o indiano arriva a due cifre.

Di questi pochi e appena accennati elementi sul quadro complesso dell’economia, si pone il dilemma: crescere o decrescere?

Picasso nel dipingere una sequenza di undici immagini del toro inizia da quella che lo raffigura muscoloso, scuro, macho passando poi a figure più geometriche, sottili, stilizzate fino ad arrivare all’ultima immagine che è ottenuta con un’unica linea, solo l’essenziale per raffigurare l’animale: parabola di un processo che ci porta a stare nel mondo magari con un solo filo d’identità, svuotati di sé e trasparenti di fronte all’umanità.

Come credenti il dilemma trova alcune indicazioni: “Egli deve crescere e io diminuire” (Gv 3,30); “Cristo Gesù ... spogliò se stesso assumendo la condizione di servo” (Fil 2,5 ss.); “Ma la scienza gonfia ... La carità non si gonfia” (1Cor 8,13/13,4).

Decrescere può essere più complicato del crescere: significa voler imparare da chi è perdente, scartato, ferito, imprigionato, fuori norma... non con singoli atti ma piuttosto creando un luogo teologico permanente, capace di offrire fertilità alla ricerca e alle prassi delle comunità umane e di fede.

Ignazio Demuro - della CdB di Olbia