La politica strumentale

 

Un esempio clamoroso di politica strumentale maschile è quello di giustificare la guerra in Iraq perché “siamo andati per portare la democrazia e perché ci fosse parità fra uomo e donna”. Queste parole rivelano come agisce nel mondo la cultura maschile quando presume di possedere un sapere che vale anche per le donne. In una situazione globalizzata si fa un uso politico delle donne perché “l’Occidente avrebbe la missione storica di portare, con la democrazia, la libertà delle donne…Così le donne vengono usate per regolamenti di conto tra maschi” (L.Cigarini, “Via Dogana”, n.75).

Sull’uso strumentale delle donne anche nella nostra sinistra non si scherza: essa non sa proporre nulla di diverso dall’ideologia dell’uguaglianza e delle quote rosa. Per fortuna siamo in molte a praticare da tempo la politica della differenza sessuale, nata sotto la spinta del femminismo e della conseguente libertà femminile. Anche nella storia delle Cdb alcune donne (me compresa) hanno sperimentato con il femminismo la libertà femminile e il valore del partire da sé.

Da tempo lavoro con altre alla preparazione degli incontri nazionali di donne Cdb. Quest’anno un incontro, organizzato da noi con altri gruppi donne, avrà luogo a Genova dal 2 al 4 giugno; a dicembre ce ne sarà un altro delle Cdb miste (uomini e donne). Ma è giusto procedere con incontri nazionali diversi?

Personalmente non ho mai voluto fare del “separatismo”: 15 anni fa, spinta dal desiderio del divino che non fosse più lo specchio della cultura di un Dio biblico patriarcale, ho ricercato in relazione con altre la via per uscire dalla prigione di una cultura maschile dominante e per non cadere in una visione individualistica della libertà, quella che estende all’individuo donna la rappresentazione maschile della libertà. Spero che il partire da sé coinvolga sempre più donne e uomini delle Cdb (nel rispetto reciproco) per acquisire il senso del limite. Con un’avvertenza fondamentale: il senso del limite è necessario non al fine di dare spazio all’altra/o, ma in quanto interrogarsi e guardare a sé come parte di un'umanità che possiede qui ed ora, in questo mondo, nel profondo della propria diversità d’essere uomo e donna, il tocco infinito dell’amore divino.

 

Mira Furlani

(Isolotto/Firenze)