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Il ramo secco

 

Migliaia di anni fa esisteva un grande fiume che portava vita in una immensa pianura, partendo da un’alta valle, in mezzo ai monti. Con il tempo, gli abitanti della pianura avevano chiamato questo fiume, “fiume sacro”, per la vita che portava e, forse con poca fantasia, “Montagna Sacra”, la più alta montagna da cui sgorgava; ma l’origine del fiume era invece dalle piogge del cielo, che periodicamente alimentavano le sorgenti e i torrenti affluenti.

Il grande fiume dava vita a un’immensità di esseri viventi, a cominciare dai batteri, pesci, vermi, insetti, formiche, per salire a piccoli e grandi mammiferi, predatori e prede che si alternavano alle sue rive, per evitare di incontrarsi e quindi agli uomini e donne della grande pianura, sia come acqua da bere sia come acqua che trascinando con sé limo e fanghiglia e fogliame putrescente era perfetta per irrigare e concimare le piantagioni che sorgevano lungo il suo corso, irrigate da un sistema di canalizzazione millenaria.

Il sistema complessivo era in equilibrio: la pioggia e la neve cadevano regolarmente, le sorgenti alimentate dalla pioggia e dalla neve mano a mano ingrossavano il fiume che si riempiva d’acqua; e alla fine del suo corso dopo aver permesso tanta vita, ritornava nel grande oceano, che con il caldo sole evaporava in nuvole bianche, simbolo di grande purezza, come era infatti pura l’acqua che rilasciavano: troppo pura. Per diventare buona per la vita, l’acqua piovana doveva comunque “sporcarsi” di sali, di limo, di fango e di fogliame putrescente: allora sì che diventava acqua vitale.

Un giorno si presentò un gruppo di uomini che vollero farsi chiamare “I Signori dell’Assoluto”, affermando che erano stati inviati direttamente dalla “Montagna Sacra”: facevano una grande impressione a tutti, sembravano molto sicuri di sé, così compresi com’erano nella loro missione: che, affermarono, era quella di purificare l’acqua dai sali, dal limo, dalla fanghiglia e dal fogliame putrescente. Certo, tutti erano d’accordo che l’acqua pura è acqua pura, bellissima, così limpida, e i “Signori dell’Assoluto” ebbero grandissimo seguito da tutti coloro che non potevano comprendere le conseguenze di tutto ciò.

Così, i “Signori dell’Assoluto” chiesero e ottennero di far costruire una grande diga, alla fine della valle della “Montagna sacra”, il cui nome fu subito fatto dimenticare. Infatti l’acqua era diventata l’”Acqua dei signori dell’Assoluto”, scordandosi così che realmente proveniva dal cielo, dalle  nuvole, dalla pioggia, dalla neve.

Si formò un grande lago di acqua pura e i Signori dell’Assoluto costruirono arditi giochi d’acqua, fontane, spruzzi, artistici sgocciolamenti, gorgoglii, bolle e bollicine. Tutte le generazioni dei Signori dell’Assoluto facevano a gara gli uni con gli altri per superarsi in questo tipo di giochi. Tutti gli esseri viventi della grande pianura erano fortemente impressionati , ma anche assetati: infatti, la diga non lasciava che fluire pochi rigagnoli laterali, che i Signori dell’Assoluto trascuravano disprezzandoli e dicendo che assomigliavano a un ramo secco.

Però i “Signori dell’Assoluto” ci tenevano tantissimo ad apparire buoni e generosi: così non solo invitavano tutti gli esseri viventi della grande pianura ad ammirare i giochi d’acqua, per cui si aspettavano anche grandi plausi, ma elargivano loro quantità d’acqua pura (gocce o grandi brocche a seconda del loro insindacabile giudizio) .

Il fatto è che tutto questo non bastava alla vita  della grande pianura: c’era quindi sofferenza e speranze e aspettative per il futuro, ma non succedeva niente, proprio niente, per secoli  e secoli. Mano a mano che pioveva, i “Signori dell’Assoluto” facevano alzare la diga, rinforzandola qua e là; e l’acqua ivi contenuta continuava a crescere: o quanta acqua, e quanta vita avrebbe potuto creare e sostenere !

Ma continuava a piovere; qualche anno di meno, qualche anno di più e l’acqua “elargita” dai “Signori dell’Assoluto” non bilanciava per niente tutta l’acqua venuta giù dal cielo: così bisognava sempre alzare la diga che diventava sempre più lunga e pesante; sempre più persone erano chiamate a rinforzarla: alcuni erano provetti operai, altri erano dei praticanti non esperti, altri boicottavano volutamente la costruzione, vuoi perché protestavano per la bassa paga, vuoi perché non ci credevano più.

I “Signori dell’Assoluto” inutilmente cercavano di identificare i responsabili del boicottaggio per punirli; ormai la cosa era diventata tanto grande e complessa che gli stava sfuggendo di mano.

Così successe, dopo alcuni millenni, quello che si poteva ben immaginare fin dall’inizio: venne un anno di piogge torrenziali: chi lo poteva mai prevedere? E l’innalzamento della diga non fu al passo con la crescita dell’acqua che alla fine tracimò. La cosa non finì qui: la tracimazione aprì delle falle qui e là e i punti di debolezza apparvero in tutta la loro gravità. Quasi di colpo tutta la diga crollò e lasciò fluire tutta l’acqua raccolta: certo fu un gran sconquasso per tutta la grande valle, ma bastarono pochi mesi (e non secoli) per ricreare le iniziali condizioni alla vita, così come era all’inizio dei tempi.

Gli uomini e le donne impararono la lezione: smisero infatti di chiamare la montagna: “Montagna sacra” , perché in fondo era solamente un’alta montagna ma incominciarono invece a considerare veramente sacro tutto il ciclo vitale dell’acqua che da pioggia pura si combina ai necessari sali, passando attraverso le viscere della terra e poi si mescola al limo, fanghiglia e fogliame putrescente per poi fondersi con il grande oceano e quindi risalire in cielo formando candide nuvole, che cambiano aspetto ad ogni soffio di vento, in attesa dell’aria fredda che le fa precipitare in gocce o fiocchi di neve.

Gli uomini impararono anche a diffidare da chi si proponeva come “Signore dell’Assoluto”: non esiste assoluto, in una vita che ha bisogno di un ciclo vitale in continuo cambiamento.

Gli animali già sapevano tutto ciò e non ebbero bisogno di impararlo.

E i “Signori dell’Assoluto”? Loro non si rassegnarono mai e sempre rimasero con una grande nostalgia dei tempi dei giochi d’acqua: ormai il grande lago era ridotto ad un piccolo stagno e loro si esercitavano a costruire ancora giochi d’acqua, ma ormai era ben piccola cosa, e li si lasciava fare: intanto non davano fastidio a nessuno, anzi, in fondo era divertente assistere a qualche estetico spruzzo d’acqua !

Claudio Giambelli 

 CdB di San Paolo - Roma


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NOTA:

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