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NON È SOLO CALCIO

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione”. L’art. 3 della Costituzione richiama un’uguaglianza che oggi, in Italia, è messa a dura prova. Lo slittamento progressivo dal linguaggio “politicamente scorretto” alla fierezza dell’insulto ha preceduto di poco comportamenti individuali e collettivi che si possono definire razzisti.

L’urlo che si è levato dallo stadio torinese “non esistono negri italiani” indirizzato a un ragazzo nato in Italia, è il simbolo della profonda paura del meticciato. Chi pensasse che sia solo una questione di calcio oppure che nel recinto di uno stadio si può anche derogare a qualche regola farebbe bene a ricordare che proprio il mutamento di uno spazio ludico, lo stadio, funziona da rivelatore del sentire più profondo o meglio inconfessabile di una società.

E’ in gioco il rispetto per le minoranze che in ogni civiltà rappresentano uno snodo vitale. La paura del diverso da sé è stata alimentata per anni da una politica che ha cercato di arginare un fenomeno come l’immigrazione applicando leggi sempre più restrittive. Ma come si può fermare un popolo di donne e uomini che bussa alle porte dell’Occidente e non chiede solo il permesso di entrare?

Rossella Grasselli

Gruppo di controinformazione ecclesiale - Roma

 


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