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AMICIZIA

"La parola più importante per il Mojoca, quella che si ripete più spesso, è amicizia". L’ha detto all’assemblea  di Amistrada   che si è tenuta il 13 novembre a Roma, Jaqueline, della Rete Belga di Amicizia con il Mojoca, l’Amistrada del Belgio,  che ha  vissuto per qualche periodo nel Movimento dei ragazzi e delle ragazze di strada a Città del Guatemala. Anche André partecipava all’assemblea in rappresentanza della Rete Belga; ha riportato la risposta ricevuta da una ragazza cui aveva chiesto perché stesse nel Mojoca: perché Gerardo mi ascolta e mi rispetta.

Amicizia, Ascolto, Rispetto sono  parole che   individuano tre dei cinque pilastri (gli  altri due essendo Fiducia e Responsabilizzazione) su cui si basa la pedagogia dell’Amicizia Liberatrice che Gerard Lutte, psicologo, già docente di  Psicologia all’Università di Roma La Sapienza,  ha messo a punto. E’ la metodologia di intervento grazie alla quale è sorto e si va sviluppando il Mojoca. Gerard l’ha descritta in un libro nel quale si parla di Principesse e Sognatori (è il titolo del libro) cioè delle virtù, dei valori, delle aspirazioni  (sogni) delle sofferenze e tragedie di persone  che altri chiamerebbero puttane e mariuoli; e si parla della loro capacità di amare e del loro bisogno di amore.

Il libro sta girando nelle facoltà di psicologia di mezza Italia, perché l’Amicizia Liberatrice è una metodologia psicopedagogica che non va bene solo in Guatemala o con i ragazzi e le ragazze di strada. "Quello che voi avete fatto in Guatemala" ha detto un socio di Amistrada, psicoterapeuta, che lavora in zone difficilissime del napoletano, "mi è stato molto utile, sta facendo bene anche ai miei pazienti" ed ha spiegato che se ne avvale nei campi delle adozioni, dell’infanzia abusata, delle tossicodipendenze. Ed ha aggiunto che il titolo del libro è  veramente  appropriato, perché le “ragazze di strada” davvero sono come delle principesse, prigioniere di un perfido incantesimo che, come  una strega cattiva, la vita  ha ordito per loro. Ma dal quale possono  liberarsi.

Che sia possibile lo ha testimoniato Mirka, appena giunta, insieme a René da Città del Guatemala. Si è raccontata: da quando bambina, orfana del padre, ha dovuto rifugiarsi nella strada per sfuggire al patrigno a quando imbattutasi  nel Mojoca  è  uscita dalla strada sino ad ora  che sta  facendo il tirocinio  per diventare operatrice di strada cioè   testimoniare alle ragazze che stanno nelle condizioni in cui li stessa si trovava un tempo  la buona notizia che liberarsi è possibile. Poi ha parlato René, veterano del Mojoca: è stato per 10 anni responsabile dell’équipe degli operatori di strada, ora si occupa dei ragazzi che vivono nella casa dell’amicizia. Ha parlato del suo lavoro e di come il Mojoca sia già un piccolo pezzo di un altro mondo possibile.

Verso il termine dei lavori (si è discusso del budget per il 2011 di Amistrada che è volto al reperimento di fondi da destinare alla copertura finanziaria dei fabbisogni del Mojoca) ha ripreso la parola Mirka che dopo aver parlato della estrema violenza  di cui sono vittime le persone che vivono in strada, ha proposto l’istituzione  nel budget del Mojoca di un’apposita voce per l’acquisto di bare per chi ad opera di quella violenza  muore in strada. Non avendo avuto in vita chi si occupasse di loro non hanno neppure chi si dia carico della loro sepoltura. Un silenzioso sgomento ha invaso la sala. L’ha rotto dopo qualche istante Remo, il presidente di Amistrada, ricordando che la violenza non può essere battuta da altra violenza.

Allora Theresia, musicista (sul biglietto da visita c’è scritto 'Voice, Lute & Guitar' che spende gran parte della sua vita di artista per coinvolgere nella musica ragazzi e ragazze di strada, prostitute e carcerati, ha imbracciato la chitarra ed ha cantato dell’amore con le parole di La Vie en rose: quando mi prende tra le sue braccia, quando mi parla sommessamente, io vedo rosa la vita.

L’assemblea è terminata con una cena frugale e gioiosa che si è conclusa con un brindisi per il Mojoca e per Gerard, questo indomito ottantunenne che, perfettamente ristabilitosi da due delicate operazioni cui si è dovuto sottoporre a luglio, il 30 novembre ripartirà per Città del Guatemala. Porterà la sua amicizia liberatrice alle principesse e ai sognatori che lo attendono sulle strade di quella città, nella Casa dell’amicizia (maschi) e nella Casa 8 marzo (donne), nella quale lo aspettano anche alcuni bambini che, ha detto, sono "la gioia di questa fase della mia vita".

In tutta l’assemblea sono risuonate in continuazione parole dalla stessa radice: amore, amicizia, amici. Ma a proposito, amico non è l’appellativo con cui Gesù si rivolgeva a ogni suo interlocutore?

Buon viaggio Gerard; buona strada.

 

Nino Lisi - CdB di san Paolo - Roma

 

 


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