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QUELLI CHE… NON STANNO MAI IN “PRIMO PIANO”

Quando parliamo di interventi da  mettere in primo piano mi si pone sempre un problema di fondo, che cosa va trattato e messo in primo piano per delle Comunità di base?

“Primo piano” ci fa pensare subito a qualcosa che è all’attenzione di tutti e capita che anche  noi ci facciamo catturare dai grandi eventi che l’informazione racconta ed enfatizza,  aggiungendo  a questi i nostri commenti e punti di vista.

La nostra scelta di vivere l’esperienza di fede  a fianco dei poveri, ci dovrebbe indurre a porre in primo piano “gli ultimi”, la loro vita, la loro storia i loro eventi che per la maggioranza eventi non sono.

Quelli, insomma, che non stanno mai in “primo piano”, che non hanno né voce né parola, eppure sono le vittime che il sistema usa e getta nelle roulette della storia.

Tutto ciò può sembrare ovvio, un luogo comune, eppure a ben guardare molti nostri percorsi non vanno in quella direzione e non interessano  più i veri destinatari del messaggio evangelico, ma rimangono spesso approfondimenti autoreferenziali.

Oggi siamo in una fase di profonde riflessioni in preparazione del nostro XXXII incontro nazionale, che  “In un mondo di sopraffazione e di precarietà…..”  ci chiama a “dare ragione alla speranza che è in noi….”

Credo profondamente che le ragioni della speranza vadano cercate negli ultimi, in tutti quelli che oggi sono le vittime di questa società crudele e di religioni e chiese lontane dai veri bisogni degli uomini. Essi possono rappresentare quello “spazio nuovo” di creatività trasformatrice ai margini del sistema, a cui ha fatto riferimento la Comunità dell’Isolotto in un suo recente comunicato.

Uno spazio fatto di relazioni con chi soffre ed è in ricerca, uno spazio che è tutto dentro la nostra storia non è né in alto né in basso ma ci circonda e ci pervade è lo spazio del “regno” annunciato dal Vangelo, uno spazio che vede diventare commensali alla mensa nuziale quelli che meno ci saremmo aspettati, ed è qui che si creano percorsi alternativi, vie altre per la costruzione di un mondo nuovo.

Nel descrivere il loro XVIII incontro Nazionale le donne si esprimono così: “Le parole delle grandi narrazioni sono abusate, usurate; non riescono a prefigurare uno spazio di libertà per le relazioni fra donne e uomini, tra individui  che si vogliano ri-conoscere nelle loro diversità.” e concludono ponendosi una domanda “Nella realtà dell’oggi, folle nella sua cieca volontà di autodistruzione, possiamo partire da un’altra follia, quella di Gesù e della sua vita al margine, per andare oltre, per svelare e modificare le strutture di morte che imprigionano la realtà?”

In questa domanda c’è già una risposta, ossia partendo dalla follia del Nazareno che vive la sua vita al margine fra gli ultimi è possibile creare nuovi spazi relazionali con donne ed uomini reietti della società, aprendo con loro orizzonti nuovi che “danno ragione alla speranza che è in noi”.

Cristofaro Palomba

CdB del Cassano - Napoli

 


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