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PROVOCAZIONI

Gianni Somigli è un giovane giornalista di una testata locale “IN-FORMA FIRENZE” edita a cura del comune di Firenze e che viene recapitato gratuitamente a tutte le famiglie, un giornale modesto e popolare di informazione varia e per lo più legata alle notizie locali.

La provocazione non è tanto nell’intervista ad Enzo Mazzi, di cui tralascio il testo perché troppo lunga, ma nella introduzione con la quale egli ha voluto accompagnarla e nell’aver concepito un testo di simile spessore in un giornalino senza alcuna pretesa culturale ma di forte penetrazione nel tessuto informativo più popolare.

Così egli introduce il testo:

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“Conversazione con Don Enzo Mazzi, della Comunità di Base dell’Isolotto″

 

«Ma la Chiesa è un’altra cosa »

 

Di Gianni Somigli

 

Eluana e il Vaticano. I diritti e il Vangelo. I politici e la magistratura. I sondini e le ingerenze. Beppino Englaro e il generale Cadorna. La finitezza della vita e la riappropriazione della morte. Il buio e un fiammifero. I valori e la violenza. Le domande e le risposte.

 

Sconvolto, nauseato, rattristato, incredulo. Così mi sento negli ultimi tempi. Un po’ come d’autunno sugli alberi le foglie. Frustato da folate gelide di ipocrisia, graffiato da raffiche di dichiarazioni politiche, vescovili, giornalistiche. Dibattiti presunti, confusione reale. Pressappochismo imperante. Domande e dubbi, tanti. Risposte poche, rarissime. Ma forzatamente salde, disperatamente radicate, come se ogni presa di posizione, ora da una parte, ora dall’altra, a mo’ di cacciavite dessero, una volta, poi una volta, poi un’altra ancora, una stretta per rinsaldarle, queste convinzioni maldestramente arruffate, disperatamente salde. Sorvolando sul giusto e lo sbagliato. Ignorando se quella luce che seguo sia un faro o una lucciola, un fuoco fatuo.

Le mode del momento sono segnate dalle parole. Espressioni che si appiccicano ovunque, almeno fino alla prossima moda, fino al prossimo momento, vomitate come titoli, medaglie al disvalore, etichette. Ultima moda, ultimo momento, ultima medaglia: “Libertà di coscienza”. Un po’ come: “Dialogo”. Un po’ come: “Riforme”. Parole. Contenitori lessicali senza contenuto.

Sconvolto, nauseato, frastornato. Mi chiedo: davvero succede tutto questo, ora e qui, nel mio Paese, un Paese civile, e occidentale, con un Governo “liberale”, baluardo di democrazia, di libertà, di cui esso è il Popolo... Ma com’è possibile? Dov’è lo scherzo?

Brancolo in un’aspra selva selvaggia e forte, in preda al dubbio e all’incredulità. Macino passi lenti e incerti. Inciampo. Sobbalzo. Ogni ramo nasconde domande destabilizzanti. Dal marcio dei tronchi fetidi non nascono foglie, ma minacciose e stridenti insinuazioni intellettuali. La situazione si aggrava, di ora in ora: vi prego, infilatemi nel naso un sondino, pretendo la somministrazione forzata di frasi sensate. Di sobrietà e di equilibrio.

L’epicentro del marasma si fissa intorno a una parola: ingerenza. Anzi no: Chiesa. Neanche: Fede. Forse, però. Perché nel buio della selva avverto che sì, è una parola, ma no, non riesco a distinguerla. È una parola e sono mille. Eccola là, la vedo, nascosta dietro le dita secche di ramo scarno. Una parola di mille parole. Cangiante. Cupa. Contenitore lessicale strabordante contenuti e contraddizioni.

Logica, mi dico. Ci vuole logica. Ma Fede e Logica si escludono a vicenda, per definizione. Eppure, ci sono proposizioni, non dogmi, ma prese di posizione, che per quanto mi ci arrovelli, rimangono paradossi. Indifendibili passaggi illogici che si basano sul nulla. Nemmeno sulla Fede.

“Solo Dio decide quando finisce una vita”. Ma allora è Dio che ha messo un sondino nello stomaco di Eluana, attraverso il suo naso, non i medici? Non è stato l’Uomo, ma Dio? No, sai, perché invece a me pare Dio avesse già deciso diciassette anni fa.

E questo è solo uno dei paradossi che non riesco a spiegarmi. Sono ingenuo. In altri tempi mi avrebbero chiamato Candido. O Idiota.

Devo cercare qualcuno con cui parlare. Dicono che il confronto arricchisce. Credo che dipenda dalla persona con cui ci confrontiamo. Nel mio caso, dovrei trovare qualcuno che pensi. Che conosca le situazioni, che sappia come stanno le cose, ma che non parli “per partito preso”. Né per compiacermi.

Qualcuno che conosca i sentieri di questa selva oscura, dove non sono affatto solo, ma dove brancola una mormorante folla silenziosa: persone che si guardano in cagnesco, riempiendo gli angusti spazi col rumore di denti digrignanti e di urla: “Assassini! Assassini!”.

Mi guardo intorno. Cerco, scruto, guardo. Per quanto mi impegni, vedo solo bandiere sventolate, vessilli di colori diversi portati alti da una massa informe di personaggi di chissà dove, chissà quando.

Quando ormai mi vedo costretto all’eterno sonno della ragione irragionevole, leggo, su un sito o forse su un giornale, di un noto prete di Firenze, o meglio dell’Isolotto. Uno di quei sacerdoti che ti fa ancora voler bene alla Chiesa, almeno come concetto. Sì, ho deciso: è con lui che voglio parlare. È a lui che voglio porre le mie domande. E le mie domande sulle sue risposte.

Voglio presentarmi da lui, da uomo dubbioso, senza accondiscendenze reciproche, senza compiacimenti, senza preconcetti e pregiudizi.

È così che mi presento. Salve, don Enzo Mazzi. Sono Gianni Somigli, giornalista, ma più di tutto sono uno che ha tanti dubbi e che cerca qualche verità intorno a cui costruire qualche certezza; verità, dico. Per ora va bene con la minuscola. Un passo alla volta…….”

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Mi è sembrato importante usare questo spazio per dare voce ad un giovane laico ed esterno alla nostra area, alla sua ricerca ed alle sue provocazioni, provocazioni rivolte direttamente ad Enzo Mazzi ma che ci riguardano e che ci chiamano in causa anche come CdB non vi sembra?

Luciana Angeloni - Comunità Isolotto - Firenze

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P.S.: al gruppo donne delle cdb perché , nel rispetto di percorsi di approfondimento specifici si superino le separatezze e si renda sempre più fecondo l’intreccio comunitario,

ai giovani che valutano come una risorsa il cammino che hanno percorso

all’interno delle cdb perché si assumano la responsabilità di mantenere vitale questa esperienza affermando con forza idee, linguaggi, spazi di autodeterminazione che sono loro propri senza protezione dei più adulti ma anche senza esclusioni

 


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NOTA:

Ricordiamo che questi interventi rappresentano “punti di vista” non necessariamente della comunità di appartenenza di chi scrive, tanto meno del movimento delle CdB, ma punti di vista personali dall’interno delle comunità su argomenti di attualità che ciascuna/o ritenga di dover proporre in primo piano come oggetto di riflessione.

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