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Staticità della Natura o dinamicità della Creazione?

 

La “Natura” è molto presente negli interventi degli integralisti cattolici per legittimare i loro modelli culturali, ma non si tratta di sfrenato ambientalismo. In nome della sua integrità la gerarchia ecclesiastica, nell’assumerne la difesa come interprete di Dio che ne è l’autore, denuncia e condanna leggi e comportamenti difformi dai suoi insegnamenti morali.

In particolare sono demonizzate come contro natura sia le norme di legge che non  riconoscono la famiglia come società naturale, sia le espressioni dell’affettività e della sessualità degli omosessuali che non vivono nel riserbo più assoluto la loro “anomalia”. Anche quella “naturale” è l’unica morte “lecita”.

In verità è difficile rintracciare la sua forma originaria nel panorama naturale oggi profondamente modificato dall’intelligenza umana. Imbrigliandone le “forze” ha contenuto e deviato il corso dei fiumi con le dighe, solcato il cielo con gli aerei, ha compresso l’energia dell’atomo, ha sconfitto malattie e sta oggi pesantemente intervenendo sulla stessa riproduzione animale e vegetale. Nello stesso tempo ha trasformato i branchi in tribù e in popoli, li ha trascinati dalle caverne nelle città, ha inventato il diritto e le leggi, ha “utopizzato” che gli uomini potessero vivere in pace liberi ed uguali.  

Della Natura originaria non c’è più molto: sia che le trasformazioni siano state governate dall’esecrata evoluzione darwìniana o da un disegno intelligente! Perché non credere che proprio all’intelligenza umana Dio abbia affidato il compito di proseguire l’opera da lui iniziata lasciandoli liberi di svilupparla, nel bene e nel male? In tal caso alla comunità umana non alla gerarchia ecclesiastica cattolica romana - che neppure costituisce tutta la Chiesa nata dalla Pentecoste - è affidato il compito di proseguire l’opera di Dio integrando naturale e artificiale oltre che inventando vari modi di strutturarsi in società ordinate e di definire forme diverse di convivenza per i loro membri.

C’è invece un compito che Dio ha affidato ai cristiani: favorire questa creatività perché serva a tutte e tutti e non a pochi, perché assicuri loro autorealizzazione personale nel massimo della solidarietà collettiva. Al tempo stesso spetta loro il compito di ostacolare chi, arrivato per primo a godere della nuova Natura, non vuole dividerne i frutti con il resto della comunità planetaria. Chi pensa di potersi sostituire totalmente a Dio superando i limiti imposti all’umana ragione e si lascia travolgere  dal delirio di onnipotenza. Ieri è esploso nella Shoah e nell’uso bellico dell’energia atomica, oggi si manifesta nel proclamare il diritto alla guerra preventiva e al consumo senza regole delle risorse ambientali.

Ad assolvere a questo compito dovrebbero forse impegnarsi i buoni cattolici e i loro vescovi invece di tentare di impedire la traduzione in legge di nuovi diritti a tutela di chi sceglie modelli di convivenza in aggiunta a quelli dei conviventi in famiglie tradizionali. Anche queste non nascono dalla natura, ma dalla legge sul Diritto di famiglia, ai suoi tempi tanto contrastata dai benpensanti, che ha abolito il “naturale” patriarcato con l’equiparazione di coniugi e la fine della “naturale” condizione di “bastardi” dei figli nati fuori del matrimonio con la possibilità della loro equiparazione ai fratelli/sorelle “legittimi”.  

Qualche riflessione e un pò di memoria storica potrebbero svelenire la polemica sui DiCo e contribuire a far emergere, dal confronto tra i disegni in discussione, una legge più aderente possibile ai principi di equità e di giustizia. Eviterebbero anche le lamentazioni sul presunto “anticattolicesimo” imperante nel Parlamento europeo.

Marcello Vigli

Gruppo di controinformazione ecclesiale - Roma

 


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NOTA:

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