Contro il neo-costantinianesimo offerto dai teo-cons 

Una fede laica

La riapertura della scena politica italiana sull’ormai tradizionale palcoscenico organizzato a Rimini da Comunione e Liberazione, offre qualche novità nel riproporsi dell’annoso problema del rapporto religione e politica.

Con le parole pronunciate dal presidente del Senato Marcello Pera, in apertura della kermesse riminese, la nuova era costantiniana, offerta dai teo-cons esce dalle colonne del Foglio di Giuliano Ferrara e dai dibattiti accademici per diventare proposta politica rivolta ad interlocutori attenti  e consenzienti.  Atei devoti e integralisti cattolici alleati perché convinti che ormai solo la “Chiesa ci può salvare” dal meticciato culturale e dalla dittatura del relativismo.

La pensano così anche le migliaia di cattolici giovani e adulti che domenica 11 settembre marceranno da Perugia ad Assisi per la pace e contro la povertà? Sarà bene che riflettano che cattolico è diventato un’etichetta ben strana in politica. Accomuna gli alleati degli atei devoti, Fazio, il banchiere “attaccato perché cattolico” secondo il portavoce dell’Opus Dei intervistato da  La Repubblica, e un professionista dell’alternanza come Mastella che spera di avere più spazio nel futuro governo di centro sinistra candidandosi a rappresentarvi proprio i cattolici. Onde evitare il rischio di trovarsi in cattiva compagnia si affrettino a dichiarare a voce alta, perché arrivi anche a sinistra, e a riaffermare che per loro il rapporto tra fede e politica non sopporta l’interventismo politico della gerarchia ecclesiastica e vive della piena autonomia di scelte ispirate alla laicità come altra faccia della democrazia.

Marcello Vigli  

del gruppo di Controinformazione ecclesiale di Roma

 

 


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