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LA CHIESA CATTOLICA DOPO L’ENCICLICA CARITAS IN VERITATE

Pasquale Colella

Il Tetto  n. 272-273 luglio/ottobre 2009

 

1          Dopo numerosi annunzi e con alcuni rinvii finalmente il 6.7.2009 viene pubblicata e diffusa anche nelle varie traduzioni l’enciclica «Caritas in veritate» di Papa Benedetto XVI, terzo ponderoso intervento di questo pontificato dedicato all’esame della questione sociale oggi nel mondo e che appare anche come la registrazione «della fine di un idillio tra cattolicesimo e capitalismo» 1.  Trattasi di un documento ampio e complesso che riflette criticamente non tanto sulla storia della questione sociale e della sua evoluzione nel ‘900 e negli inizi del Duemila ma soprattutto è un testo che propone un esame diffuso sui problemi della società civile che vengono puntigliosamente elencati e sottoposti alla riflessione degli individui e delle comunità, ben tenendo conto delle crisi che si attraversano e delle difficoltà da superare nonché delle resistenze che si incontrano 2.

Papa Ratzinger non a caso proclama che il lavoro è alla base della dignità dell’uomo e deve essere assicurato a tutti per poi rilevare la crisi che investe il capitalismo e quindi per mettere in luce i limiti del profitto ed in specie la necessità di non «mitizzare» il mercato come fondamento e regola dello sviluppo sino a soffermarsi sui problemi urgenti e specifici quali l’ecologia, la tecnica, la tutela della dignità dell’uomo e la conseguente, reiterata condanna dei pericoli cui essa è esposta, proponendo in tal modo un quadro generale che immediatamente presenta il rischio dell’astrattezza e della genericità.

Bisogna infatti considerare che i valori della eticità e della politica, come si desume dalle parole «carità e verità» sono essenziali e non   a caso aprono l’Enciclica ed anzi la determinano 3.

E’ significativo che il nucleo centrale dell’Enciclica sta nel porre al centro l’idea forza consistente nel dar vita «ad un nucleo di solidarietà e di fraternità che solo può permettere di realizzare quella «pace» e quella «giustizia» in cui consistono «la carità, l’amore e l’amore cristiano» 4. Si tratta quindi come ha scritto di recente Reinhard Marx, vescovo di Monaco di Baviera e Friburgo, di rilanciare l’idea di uno stato sociale adeguato ai «segni dei tempi» ritenendo che esso deve essere «la forma istituzionalizzata della solidarietà a patto che non tolga all’individuo la responsabilità verso sé e verso la propria comunità di appartenenza» 5, ripudiando efficientismi semplicistici in quanto problemi complessi non si risolvono con interventi autoritari o con decisioni improvvisate ed a volte anche improvvide tenendo presente che «ordo restaurationis» può diventare «restauratio ordinis».

Non si tratta quindi di condannare la tecnica né di aggiungere qualcosa alla natura umana lasciandola così com’è nel ritenere che il futuro della tecnica sta «nel dar vita ad un uomo post naturale che comincia sin d’ora a profilarsi e definire pensiero politico del nostro operare come provvisori abitatori del tempo» 6. Infatti queste scelte e questi compiti spettano essenzialmente ai laici perché «laica è la disponibilità a far funzionare in modo solidale le regole della convivenza partendo dal presupposto che la molteplicità delle «visioni della vita», delle «concezioni del bene» e della «natura umana» non è una disgrazia pubblica (da come si dice da molti il «famigerato» relativismo) ma l’essenza stessa della vita democratica» 7.

Bisogna ancora ricordare quanto scriveva negli ultimi anni della sua vita Giuseppe Lazzati, di cui celebriamo quest’anno il centesimo anniversario della nascita, allorché ribadiva con fermezza quanto aveva insegnato nella sua testimonianza di impegno civile e religioso suscitando in alcuni riserve e perplessità ma proponendo un insegnamento vitale e fertile specie con riferimento al «caso italiano»; di fronte ai problemi che si profilavano sul finire del secolo scorso così si esprimeva: «l’impegno politico ha come norma fondamentale il rispetto dell’autonomia delle realtà temporali; esiste la città dell’uomo della quale si cerca di portare a pienezza i valori umani, intesi come preparazione ai valori del Vangelo che sono i valori soprannaturali, quelli che durano per la vita eterna.  Il Concilio Vaticano II in proposito arriva a dire che «i laici non chiedano ai Pastori ciò che i Pastori non sono in grado di dare» (Cost. Gaudium et Spes) dal momento che è loro responsabilità risolvere questi problemi» 8.

Se l’Enciclica, superando paure, riserve ed abbandonando lo spettro durato troppo a lungo dell’anticomunismo, vuole essere un’apertura al mondo inteso come luogo di salvezza per tutti che si realizza nella libertà e nell’uguaglianza, consapevole dell’urgenza estrema del nostro tempo, vorrà dire che il testo apre, sia pure timidamente il dialogo per riforme e rinnovamenti intesi come un processo di comunicazione in cui ognuno deve essere coinvolto. Ciò significa che il Cristianesimo è l’unico monoteismo che ha avuto modo di fare fino in fondo storicamente i conti con la modernità, aiutandoci a guardare nella profondità dei tempi che ci aspettano 9, il che vuol dire, per chi è credente, che «la carità predicata da Gesù è partecipazione piena alla sorte degli altri, comunione degli spiriti, lotta contro le ingiustizie» in quanto «la carità non è elemosina» e la stessa fede «è importante se procede insieme alla carità» perché «senza la carità la fede è cieca e senza la carità non c’è speranza e non c’è giustizia» 10.

Se ci si arrocca in una concezione di supina acquiescenza e anche di tattica ed acritica obbedienza ai dettami di una gerarchia che spesso non rispetta la libertà e teme per ottenere l’applauso del mondo e lo spazio per un’esistenza della società religiosa che è mera sopravvivenza, non solo non tiene adeguato conto che l’espressione «dottrina ecclesiastica = razionalità = verità» non sempre è patrimonio insindacabile ed indiscutibile del magistero ecclesiastico del tempo 11 ma può essere un modo per non realizzare quella fede adulta che lo stesso Benedetto XVI nell’Omelia del 29 giugno 2009 per la chiusura dell’anno Paolino così indicava: «la fede adulta passa per il rinnovamento del pensiero: la nostra ragione deve diventare nuova, il nostro modo di vedere il mondo, di comprendere la realtà, tutto il nostro pensare deve partire dal suo fondamento» 12.

2 -       Queste considerazioni metodologiche e generali ci sembrano essere tanto più pertinenti se guardiamo criticamente la situazione italiana e in essa il rapporto tra società civile e società religiosa, anche se, ovviamente, l’Enciclica è rivolta a tutti gli uomini. Ci limitiamo ad osservare a tal riguardo, riservandoci di ritornare più diffusamente sull’argomento, come è nostra abitudine, sulle questioni italiane riportando il monito che il cardinale Renato Martino, presidente del consiglio «justitia et pax» ha espresso dopo aver rilevato l’esigenza del rispetto coerente delle sue disposizioni allorché dice che «sta alle singole persone in coscienza riempire l’Enciclica mettendola in pratica con atti concreti e con comportamenti eticamente e moralmente rispettosi degli insegnamenti del Papa» 13; infatti il superamento della concezione dell’uomo in senso unicamente individualistico fa si che «la persona è essenzialmente aperta alla società, la quale, a sua volta, ha (e non può che avere) come fine il bene della persona» in quanto «la consapevolezza della realizzazione soggettiva è frutto di una interazione basata sulriconoscimento del valore dell’altro….assegnando piena centralità alle esigenze della persona, di ogni persona, rispettandola nella sua dignità e nei suoi inalienabili diritti» 14.

In tal senso è sperabile che la «Caritas in veritate» sia per tutti un momento di studio e di riflessione evitando apologetiche di cattivo gusto e esclamazioni di giubilo che poi nella realtà spesso e volentieri non trovano alcun seguito concreto e coerente.

 


1 L’Enciclica pubblicata su L’Osservatore Romano del 6 luglio 2009 ha già trovato i primi immediati commenti tra i quali segnaliamo: Marco Politi, Se Ratzinger invoca un governo mondiale, e Orazio La Rocca, L’Enciclica di Benedetto XVI: l’economia ha bisogno di etica, entrambi in La Repubblica del 8.7.2009, pp. 16 e 17, nonché: Filippo Gentiloni, Cattolicesimo e capitalismo: crisi di un idillio, in Il Manifesto del 8.7.2009, pp. 10. 

2 Cfr. ancora: Filippo Gentiloni, loc. ult. cit.

3 Cfr. ancora: Filippo Gentiloni, ecc., cit., p. 10.

4 Cfr. l’articolo di Aldo Schiavone, Il Papa che vuole dare un’anima al mercato, in La Repubblica del 8.7.2009, pp. 1 e 30.

5 Lo scritto di Reinhard Marx edito da Paltloch, Monaco di Baviera 2008, è parzialmente riportato e commentato da Alessandra Baldassi, Il messaggio spirituale del vescovo Marx, in Nuova Fase 2009, n. 4-5, pp. 69 e ss.

6 Cfr. da ultimo: Aldo Schiavone, ecc. cit. p. 30.

7 Cfr. Gian Enrico Rusconi, Resistenza e post-fascismo, ed. Il Mulino, Bologna 2008 ed ivi ulteriori riferimenti; vedasi pure da altro profilo: Giancarlo Zizola, Francesco, l’umanità liberata dalla violenza, in Rocca 2009, n. 14 del 15 luglio 2009, pp. 29-36.

8 Cfr. Giuseppe Lazzati, La politica non è evangelizzazione, pubblicato postumo in AA.VV., Chiesa, Cattolicesimo e Laicato, ed. In dialogo, Milano 2004.  9 Cfr. Aldo Schiavone, Op. ult. cit., p. 30.

10 Cfr. Card. Carlo Maria Martini: Dialogo con Eugenio Scalfari, in La Repubblica del 18 giugno 2009. Vedasi pure le considerazioni di Nikolaus Klein, Lettura della Bibbia e riforma della Chiesa. Fonti e cultura di Angelo Giuseppe Roncalli - Giovanni XXIII, riportati in Dialoghi, Massagno (Lugano) 2009, n. 207, pp. 11-14.

11 Cfr. Vito Mancuso, Il cattolico adulto che il Papa non vuole, in La Repubblica del 6 luglio 2009, p. 1 e 24, specialmente p. 24; vedasi pure: Filippo Gentiloni, Parole, in Rocca 2009, n. 14 del 15 luglio 2009, p. 43.

12 L’omelia di Benedetto XVI per la chiusura dell’anno Paolino del 29 giugno 2009 trovasi in L’Osservatore Romano del 30 giugno 2009.

13 Cfr. Card. Renato Martino: intervista rilasciata a Orazio La Rocca, in La Repubblica del 8 luglio 2009, p. 12 e vedasi pure: Nadia Urbinati, I comportamenti dei politici e il giudizio della Chiesa, in La Repubblica del 8 luglio 2009, p. 31.