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Cristiani di Messina

LA BIBBIA SULLE STRADE DELL'UOMO
I migranti e le ingiustizie

Adista 89/2008

 

Documento dei gruppi e delle comunità di cristiani di Messina

L’attuale situazione drammatica ed epocale del movimento dei popoli poveri verso l’Occidente investe immediatamente la nostra terra di Sicilia e, dunque, le nostre comunità. Come cristiani percepiamo questo momento come una sfida da raccogliere, una domanda a cui dare risposta.

Infatti, “è compito dei cristiani annunciare la Parola, per ripetere con Gesù: lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore” (Christifideles laici, 13).

Le Chiese di fronte ai poveri e agli stranieri  non possono restare indifferenti, né possono limitare il loro impegno ad un ruolo di supplenza di quanto dovrebbe essere svolto dalle istituzioni pubbliche. Per le Chiese la motivazione più autorevole per chiedere la tutela dei diritti dei migranti è costituita dalla Parola, quella della Bibbia. Così: “Non sfruttate né opprimete lo straniero, perché voi stessi siete stati stranieri in Egitto” (Esodo, 22, 20).  Così,  l’appello in favore della parità di diritti dello straniero: “Non deviate il corso della giustizia a danno di uno straniero o di un orfano... non dimenticate che anche voi siete stati schiavi in Egitto e il Signore nostro Dio vi ha liberati di là” (Deuteronomio, 24, 17 e ss.). E, ancora, l’invito ad amare lo straniero: “Quando uno straniero si stabilirà nella vostra terra, non opprimetelo; al contrario, trattandolo come se fosse uno dei vostri connazionali, dovete amarlo come voi stessi. Ricordatevi che anche voi siete stati stranieri in Egitto. Io sono il Signore vostro Dio” (Levitico 19, 33).

È Gesù, il Salvatore, che incarna l’uomo che si è accompagnato alla donna straniera come la Samaritana, allo straniero come il centurione, per essere con lui compagno di viaggio, pellegrino, che si prende cura, che prova compassione, si intenerisce e patisce di fronte alla sofferenza; accoglie e guarisce.

Di fronte ad affermazioni come queste, siamo chiamati a riconoscere il nostro peccato. Sebbene, infatti, le norme in favore dello straniero costituiscano una linea non marginale dell’etica biblica, esse hanno avuto scarsa applicazione nella catechesi e nella prassi. Si può, piuttosto, ritenere che la rimozione di questi passi biblici sia una delle ragioni per cui l’Europa che vorrebbe richiamarsi alle radici cristiane sta cedendo ai nazionalismi e alla xenofobia.

Le conseguenze della crisi economica, del modello tanto celebrato di economia globalizzata, fondata e retta da un capitalismo e da un sistema finanziario senza regole, non possono essere scaricate sui poveri e sugli stranieri. Di fronte alla tragica portata del sottosviluppo economico e alle tante responsabilità accumulate dal ricco Occidente, va certamente ripensata la cooperazione ai programmi di sviluppo, troppo spesso orientata agli interessi delle istituzioni statali, internazionali e, finanche, delle organizzazioni non governative. Va avviata una cooperazione che metta al centro le reali esigenze dei popoli e dei poveri della terra, per una più equa distribuzione dei beni della terra e per uno sviluppo eco-sostenibile.

Nella situazione italiana proviamo vergogna e denunciamo la deriva xenofoba e razzista che si avverte non solo nei più recenti indirizzi e provvedimenti legislativi - fra tutti la schedatura dei rom, l’obbligo di denuncia da parte dei medici degli assistiti-non regolarizzati, il reato di favoreggiamento per chi affitti un alloggio ai migranti e le per i bambini stranieri - ma anche nei tanti, troppi segni di un clima di violenza e di disprezzo verso i più deboli e le minoranze culturali e sociali, che produce schiavitù, nazionale e transnazionale, nel lavoro e nell’uso del corpo di migranti, donne e bambini.

Di fronte a tanta disumanità, siamo chiamati ad essere testimoni credibili di un vangelo d’amore e della scelta preferenziale dei poveri. Non c’è Chiesa se non si è dalla parte dei poveri, se non si costruisce con loro, qui ed ora, un Regno d’amore, un mondo altro rispetto a quello fondato sulla forza, la sopraffazione ed il primato del dio-denaro.

Come cristiani della Chiesa di Messina, vogliamo far sentire la nostra fraternità ai poveri di questa città: ai troppi disoccupati, ai precari, a chi rischia di perdere il lavoro e a chi non viene retribuito pur avendolo, a chi da tanti anni è senza casa, ai giovani che rivendicano un lavoro qui per coltivare la speranza di non emigrare.

 

Conclusioni

Alla luce della Parola della Bibbia, le Chiese e i gruppi qui riuniti sottolineano la necessità di adottare le misure che seguono, a favore dei cittadini migranti:

- Riconoscere a tutti, prescindendo dal loro status giuridico, i diritti fondamentali legati alla dignità della persona  (art. 2 della Costituzione), con particolare riguardo al diritto alla salute, alla tutela giuridica, all’istruzione, specialmente dei minorenni;

- Garantire il diritto di asilo (art. 11 della Costituzione) e la condizione di rifugiati a tutti coloro che ne abbiano diritto, fuggendo da zone di guerra, discriminazioni, violazione dei diritti umani;

- Consentire di regolarizzare la posizione relativa al soggiorno e al lavoro dei migranti;

- Provvedere a regolamentare il lavoro stagionale, offrendo garanzie di sicurezza sui luoghi di lavoro, e una giusta retribuzione ai tanti lavoratori migranti oggi tenuti in condizione di irregolarità;

- Riconoscere a tutti coloro che risiedono e lavorano il diritto al ricongiungimento familiare;

- Garantire il diritto all’abitazione per gli immigrati, anche attraverso forme di agevolazione finanziaria, attraverso le cooperative edilizie e gli alloggi sfitti e non abitati;

- Rivedere la politica di cooperazione internazionale dell’Italia, destinando una percentuale almeno dell’1 per cento del Pil a questo capitolo di spesa; favorire, inoltre,  forme di cooperazione decentrata  e progetti di collaborazione tra enti locali e comunità dei Paesi in via di sviluppo. Tutte le forme siano comunque sotto il controllo pubblico nella gestione, nella rendicontazione e nella valutazione degli interventi;

- Incrementare le forme di sostegno economico ai cittadini stranieri impegnati in Italia in attività di studio e di formazione professionale.

- Cancellare dal nostro dizionario la parola clandestino ed invitare il mondo dell’informazione ad utilizzare l’altra di cittadino  migrante;

- Chiudere tutti i centri di permanenza temporanei, che sono veri lager, ed affidare ad organismi di volontariato laici e cristiani spazi di accoglienza vera, ispirati non a criteri di polizia ma di umanità e reciprocità.

Tutti noi credenti siamo chiamati a vigilare sulla sollecita ed efficace adozione di tali misure. Questo documento sarà inoltrato al nostro vescovo, quale pastore della Chiesa di Messina in ascolto delle richieste e degli impegni da noi assunti, e ai responsabili delle Chiese cristiane e delle confessioni religiose. E alle istituzioni locali, regionali, statali, nonché al presidente della Repubblica, quale garante della Costituzione italiana, ispirata ai valori del personalismo, della giustizia sociale e dell’uguaglianza.

Ciascuno di noi, per la propria parte, è chiamato a cooperare perché la Parola si trasformi e si incarni nella storia dell’oggi.

 

Messina, 29 novembre 2009