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Giovanni Franzoni

DUE CONCORDATI, DUE RICORRENZE, NESSUN FESTEGGIAMENTO

da Liberazione - speciale - domenica 8 febbraio 2009

 

 

Tornando con la memoria agli anni settanta, quando il dissenso cattolico criticava il sistema concordatario e ne auspicava il superamento, si constata con amarezza che, di concordato in concordato, in Italia, la situazione nei rapporti Chiesa-Stato, è andata sempre peggiorando.

Il Concordato del 1929 compie 80 anni e quello del 1984 ne compie 25, ma lo spettacolo che offre oggi l’Italia non consente festeggiamenti e ha del tragicomico. Mentre milioni di persone muoiono nel mondo per fame o per malattie derivanti dalla malnutrizione e dall’inquinamento delle acque, mentre centinaia e migliaia di persone fuggono dalle regioni dove infuria la guerra e la miseria e vengono a rischiare la vita nei nostri mari e a gettare i propri cadaveri sulle nostre spiagge, mentre centinaia di barboni rischiano tutte le notti, sotto i  porti ci delle  stazioni  di  morire  per il freddo, per gli stenti  o  perché  oggetto di brutale divertimento dei nostri ragazzi alla ricerca di ragazzi alla ricerca di emozioni, il governo italiano sotto pressione dei vertici ecclesiastici cattolici e di politici che legano il loro potere alla ostentazione di un cattolicesimo di facciata, gioca una partita ideologica sul corpo di una ragazza che è sottoposta a una vera e propria vessazione, contrariando la volontà della famiglia che chiederebbe di essere accettata come interprete della volontà della figlia, ora mentalmente assente, per sottrarla alla tortura.

Mentre i legislatori disquisiscono sulla alimentazione forzata asserendo che l’alimentazione e l’idratazione col sondino sarebbero del tutto naturali come quella di chi porta il cibo alla bocca con le mani, una persona può restare immobilizzata nel letto, per diciassette anni, e l’unica speranza struggente è che non percepisca la sua impotenza a muoversi e a gridare aiuto perché tutto ciò cessi ed essa possa volare nei cieli o riposare nella madre terra, a seconda delle credenze su ciò che ci attende oltre la soglia del vivere terreno. Mi viene da dubitare che certi nostri teologi non solo ignorino la religiosità di Gandhi – jainista – che avrebbe aspirato all’assottigliamento del karma corporeo per la liberazione dello spirito se non fosse stato preceduto dalla mano di un fanatico che l’ha ucciso con arma da fuoco, ma non abbiamo nemmeno letto San Gregorio di Nissa, né San Tommaso Moro. Comunque di fatto, almeno per ora, dobbiamo attenerci ai Concordati.

Il Concordato del 1929, abbinato indissolubilmente ai Patti Lateranensi (“Simulo stabunt, simul cadent”) era carico di privilegi per la Chiesa cattolica romana e discriminato verso altre Chiese o Religioni, dava uno spazio larghissimo alla Chiesa cattolica, nelle scuole pubbliche, negli ospedali, in tutte le istituzioni ricoverative e nell’esercito e lo affiancava alla formazione dello Stato Città del Vaticano, chiudendo la annosa questione romana.

Mussolini si avvalse della conquistata aureola di “uomo della provvidenza” assegnatagli da Pio XI e con machiavellica abilità – non per nulla aveva avuto la laurea “honoris causa” con una tesi sul Segretario fiorentino – promosse un plebiscito per ottenere il consenso del popolo italiano al regime fascista, che vinse fin troppo ampiamente, proprio con l’appoggio gregario dei cattolici italiani (v. Giorgio Candeloro, Il movimeto cattolico in Italia, Editori Riuniti 1972).

Comunque, dopo aver detto tutto il male possibile del Concordato del ’29, bisogna ammettere che alla Chiesa furono imposti dei limiti. Anzitutto la figura dell’insegnante di religione nella scuola non era “di ruolo”. Il concordato dice solo che lo stesso insegnamento che i parroci potevano prestare (GRATUITAMENTE) nelle scuole elementari poteva essere esteso alle medie e alle superiori. Se gli insegnanti di religione percepivano uno stipendio, e lo percepivano, questo era per provvedimenti legislativi ma non per statuti concordatari. Il concordato del 1984 invece crea la figura del docente di ruolo “ad libitum” dell’ufficio catechistico diocesano che lo nomina o lo dimette. Se l’insegnante di religione non è più di gradimento del vescovo locale, come è successo per molti casi al tempo del referendum sul divorzio, la scuola deve cedere e comunque, non potendolo licenziare, gli deve assegnare compiti amministrativi.

Altro limite fondamentale era nella politica di cui il regime fascista si assumeva  in esclusiva la conduzione. La Chiesa non poteva aprire bocca sulle scelte legislative del governo, né sulle avventure guerresche dell’Italia. Lo scoutismo cattolico fu sciolto, come associazione con aspetti premilitari di ispirazione anglosassone e soprattutto concorrenziale nei confronti delle organizzazioni della Gioventù del Littorio. L’Azione cattolica ebbe nel suo statuto una precisa formulazione: collaborazione con l’apostolato gerarchico della Chiesa. Nessun obbiettivo sociale o politico.

Dopo la liberazione, la Chiesa cattolica ha mantenuto tutti i privilegi del Concordato ma ha avuto la possibilità, che ha cavalcato potentemente, di costruire con la Democrazia Cristiana una sorta di braccio secolare, rigorosamente controllato dalla gerarchia ecclesiastica. Se si fa eccezione per una pattuglia di cattolici con una presenza influente nel Pci che peraltro non dovevano mai apparire pubblicamente in quanto tali, nessun altro partito aveva nelle sue file una componente cattolica.

Qualche cosa di assai rilevante è apparso con la revisione del Concordato attuata da Bettino Craxi nel 1984. Di per se è scomparsa la formulazione che considerava la religione cattolica come religione dello stato ma aldilà di questa importante affermazione, tutti i privilegi, quello ereditati dal Concordato del ’29 e quelli acquisiti occasionalmente per via legislativa durante il fascismo e durante gli anni dell’onnipotenza democristiana, non solo sono stati confermati ma sono stati concordatizzati, il che comporta un legame indissolubile con i Patti Lateranensi che sono un atto di diritto costituzionale e quindi sottoposto al Parlamento solo per ratifica non per discussione.  

Fra le Intese stipulate con le Chiese protestanti, con i buddisti o con gli islamici e il Concordato stipulato con la Chiesa cattolica non c’è solo una differenza di nome, c’è una differenza di status giuridico. Le Intese non sono legate ad uno Stato sovrano quale è il Vaticano.

Se oggi la situazione appare ulteriormente deteriorata e la laicità dello stato ulteriormente compressa ed umiliata è perché ogni partito aspira ad avere un rapporto di ossequio alle direttive della Conferenza episcopale italiana e quasi tutti gli organi di stampa privilegiano, anche e soprattutto in materia di bioetica, le posizioni ecclesiastiche, mentre se i buddhisti o i protestanti o gli islamici avessero qualche cosa da dire non occuperebbero la prima pagina dei giornali o delle tv ma andrebbero ai margini dell’informazione o nel dibattito culturale.

Molto diversa la situazione in paesi come il Belgio. Quando si è profilata la possibilità di fare una legge sull’eutanasia, i vescovi cattolici e le rappresentanze delle Chiese protestanti hanno fatto e pubblicato un documento in cui osservavano che nella società moderna si notava una tendenza pericolosa a prendere le scorciatoie e a liberarsi delle situazioni ingombranti o ritardanti il cosiddetto progresso. Mettevano quindi in allerta i politici affinché una legge sull’eutanasia non assecondasse questa tendenza.

La legge in Belgio è uscita, senza scandali e scomuniche, e si muove nella direzione di assecondare la libertà di coscienze mature e determinate. Alle Chiese rimane tutto lo spazio per sollecitare l’attenzione a non cadere nella faciloneria, ai medici e alle coscienze personali l’esercizio nobile della libertà e del servizio.

Le statistiche dicono che molti che hanno ottenuto l’autorizzazione ad evitare l’accanimento terapeutico o a praticare l’eutanasia, la hanno poi tenuta sul comodino e non la hanno utilizzata. La coscienza adulta e matura ha spesso vinto la partita sulla paura della morte.

I cattolici italiani sono invece considerati come dei bambini ai quali è necessario dire ogni giorno ed in ogni momento che cosa devono fare, senza promuovere la loro responsabilità personale. Dato e non concesso che con i bambini sia opportuno fare così.

Nella difficoltà ad avere dei cattolici adulti che sappiano tenere in giusto conto le raccomandazioni della Chiesa ma poi interpretarle secondo coscienza non resta altro che fare decreti e leggi impositive e limitative.

Se questa è laicità.